Rivoluzione verde: il nuovo metodo ecologico per riciclare il Teflon

Rivoluzione verde: il nuovo metodo ecologico per riciclare il Teflon

Rivoluzione verde: il nuovo metodo ecologico per riciclare il Teflon

Matteo Rigamonti

Novembre 6, 2025

Londra, 6 novembre 2025 – Un team di ricercatori delle università di Newcastle e Birmingham ha annunciato ieri una svolta nel riciclo del Teflon, quel materiale noto per la sua incredibile resistenza, ma anche per la difficoltà a smaltirlo. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, apre una strada nuova e più verde per trattare uno dei polimeri più diffusi e complicati da gestire.

Teflon, un problema di smaltimento che dura da anni

Il politetrafluoroetilene, o Teflon come lo conosciamo, è ovunque: nelle padelle antiaderenti, nei componenti elettronici, negli strumenti scientifici. Resiste al calore e agli agenti chimici, il che è un vantaggio nell’uso quotidiano, ma un vero problema quando arriva il momento di buttarlo. Bruciarlo o incenerirlo significa liberare nell’ambiente gli inquinanti persistenti chiamati Pfas, sostanze tossiche che rimangono nel terreno e nelle acque per decenni. “I metodi tradizionali per smaltirlo sono un serio rischio per l’ambiente e la salute”, ha spiegato il professor Michael North, che guida il progetto a Newcastle.

La meccanochimica: rompere il Teflon senza calore

La novità arriva dalla cosiddetta meccanochimica, una tecnica che usa l’energia meccanica al posto del calore per far partire le reazioni chimiche. In laboratorio, i ricercatori hanno messo gli scarti di Teflon in un contenitore d’acciaio chiuso, aggiungendo sodio metallico. Poi hanno agitato il tutto con forza. “Niente solventi tossici, niente alte temperature”, ha spiegato la dottoressa Rachel O’Reilly dell’Università di Birmingham. Il risultato? Si rompono i legami tra carbonio e fluoro, trasformando il Teflon in carbonio e fluoruro di sodio.

Da rifiuto a risorsa: il fluoruro di sodio che vale oro

Il fluoruro di sodio che si ottiene è un sale stabile, già usato nei dentifrici al fluoro. Ma i ricercatori hanno fatto un passo in più: “Abbiamo dimostrato che questo materiale può essere usato direttamente per creare altre molecole contenenti fluoro”, ha detto North. Questi composti sono molto preziosi in campo farmaceutico, diagnostico e nella chimica di precisione. Insomma, un rifiuto difficile diventa una risorsa per diversi settori industriali.

Un taglio netto agli inquinanti, con vantaggi concreti

I dati del team britannico mostrano che questo metodo riduce di molto la produzione di inquinanti persistenti rispetto ai sistemi tradizionali. Tutto avviene a temperatura ambiente, senza emissioni nocive o residui tossici. “È un grande passo verso un’economia circolare anche per materiali complicati come questo”, ha commentato O’Reilly. Il lavoro, però, è ancora in fase sperimentale: serviranno test su scala industriale per capire costi e sicurezza.

Un primo passo verso un futuro più sostenibile

L’innovazione di Newcastle e Birmingham è uno dei primi tentativi concreti per riciclare il Teflon in modo davvero sostenibile. “Solo quando sarà possibile farlo su larga scala potremo parlare di una vera soluzione”, ha ammesso North, riconoscendo che la strada è ancora lunga. Ma la direzione è chiara: trasformare i materiali più resistenti in nuove opportunità, senza pesare sull’ambiente.

La comunità scientifica guarda con interesse ai risultati pubblicati sul Journal of the American Chemical Society. Il prossimo passo sarà coinvolgere industrie e istituzioni per portare il metodo fuori dai laboratori. Intanto, questa scoperta offre un barlume di speranza nella lotta contro l’inquinamento da polimeri fluorurati, una sfida che riguarda tutti, dalle cucine di casa ai grandi impianti chimici.