Bari, 6 novembre 2025 – Parte oggi, in sette città italiane, l’iniziativa della Cgil per festeggiare gli 80 anni del patronato e per accendere i riflettori sulle morti e gli infortuni sul lavoro. Bari, Bologna, Catanzaro, Palermo, Perugia, Potenza e Torino: non sono scelte a caso. Qui, secondo gli ultimi dati dell’Inail, il rapporto tra incidenti gravi e lavoratori resta tra i più alti d’Italia. Una scelta che, come ha spiegato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, “vuole mandare un segnale chiaro: non possiamo più accettare che il lavoro metta a rischio la vita”.
Sette città in prima linea contro gli incidenti sul lavoro
Le piazze di Bari, Bologna, Catanzaro, Palermo, Perugia, Potenza e Torino si sono animate fin dal mattino. Volantini, gazebo informativi, presidi davanti alle prefetture. A Torino, davanti a Palazzo Civico, sono spuntati anche striscioni con i nomi delle vittime degli ultimi mesi. “Non è solo una ricorrenza”, ha detto un delegato sindacale a Perugia, “ma un modo per ricordare che dietro ogni numero c’è una persona, una famiglia”.
Secondo i dati più recenti dell’Inail, nei primi nove mesi del 2025 sono stati denunciati oltre 430mila infortuni sul lavoro in Italia, con un aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le morti sul lavoro – termine che i sindacati preferiscono ormai usare al posto di “morti bianche”, perché “non c’è nulla di bianco in una tragedia” – sono state 782. Il peso maggiore si sente soprattutto al Sud e nelle zone industriali del Nord-Ovest.
Un anniversario che si trasforma in denuncia
L’80° anniversario del patronato Cgil arriva in un momento delicato per il mondo del lavoro. “Abbiamo scelto queste città perché qui ogni giorno si vede quanto il sistema sia fragile”, spiega la presidente del patronato Inca Cgil, Michela Spera. A Bari, alle 10:30, davanti alla Camera del Lavoro in via Calace, si sono radunati decine di lavoratori e pensionati. Alcuni indossavano caschi da cantiere o tute da operaio: un gesto simbolico, ma anche un modo per ricordare chi rischia di più.
A Palermo, la manifestazione è stata in piazza Castelnuovo. Tra bandiere rosse e cartelli con slogan come “La sicurezza non è un costo”, hanno preso la parola anche i familiari delle vittime recenti. “Mio fratello aveva 27 anni”, ha raccontato una giovane donna tra le lacrime. “Non si può morire così”.
Le richieste della Cgil: più controlli e formazione
Al centro della mobilitazione c’è la richiesta di più controlli nei luoghi di lavoro e un investimento serio sulla formazione. “Non basta piangere i morti”, ha detto Scacchetti dal palco di Bologna. “Servono ispettori, serve una prevenzione concreta”. Secondo la Cgil, negli ultimi cinque anni gli ispettori del lavoro sono calati del 15%, e le aziende controllate sono meno del 5% del totale.
A Potenza, il segretario regionale della Cgil Basilicata ha ricordato che “in questa regione il tasso di morti sul lavoro è quasi il doppio della media nazionale”. Un dato confermato anche dai rapporti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering.
Un impegno che va avanti
L’iniziativa non si fermerà qui. Nei prossimi mesi sono previsti incontri con le istituzioni locali e campagne di informazione nelle scuole e sui posti di lavoro. “Solo creando una vera cultura della sicurezza possiamo cambiare le cose”, ha ribadito Spera.
A Torino, la giornata si è chiusa con un minuto di silenzio davanti alla Mole Antonelliana. Un gesto semplice, ma carico di significato. Perché – come ha detto un operaio della Fiat Mirafiori – “la sicurezza non è un lusso: è un diritto”.
La Cgil promette che la battaglia continuerà. E nelle sette città simbolo di questa prima tappa – da Bari a Palermo – la speranza è che il prossimo anniversario arrivi con numeri diversi. E con meno tragedie da raccontare.
