Taipei, 7 novembre 2025 – Una nuova speranza per chi lotta contro la calvizie potrebbe arrivare dalle cellule adipose intorno ai follicoli piliferi. Lo suggerisce uno studio della National Taiwan University, pubblicato su Cell Metabolism, che ha dimostrato nei topi la possibilità di far ricrescere i peli in appena venti giorni. A guidare la ricerca è il team di Kang-Yu Tai, che ora punta a testare il metodo sull’uomo per capire se funziona anche nelle persone.
La scoperta che cambia le carte in tavola
Tutto è partito da un’osservazione semplice ma spesso ignorata: le lesioni cutanee possono stimolare una crescita anomala dei peli. “Per la maggior parte dei mammiferi, il pelo è la prima difesa del corpo”, spiega Tai. Quando la pelle si ferisce, il corpo capisce che deve ricostruire quella barriera. Negli esseri umani la pelliccia si è quasi persa col tempo, ma secondo gli scienziati la capacità di rigenerarsi è rimasta.
Nel laboratorio di Taipei, i ricercatori hanno rasato i topi e creato piccole ferite sulla pelle. Hanno visto che l’infiammazione attiva i macrofagi, cellule del sistema immunitario, che mandano segnali alle cellule adipose vicine. Queste ultime reagiscono rilasciando acidi grassi, i mattoni dei grassi del corpo.
Acidi grassi: la chiave della ricrescita
Il punto centrale è proprio questo: gli acidi grassi prodotti dalle cellule adipose vengono assorbiti dalle cellule staminali dei follicoli piliferi. Così si riaccendono e comincia una nuova crescita dei peli. “Già dopo venti giorni abbiamo visto risultati chiari”, racconta Tai, “con peli che ricrescevano visibilmente nelle zone trattate”.
Per confermare il ruolo degli acidi grassi, i ricercatori hanno applicato un siero con queste molecole direttamente sulla pelle dei topi. Anche in questo caso, la ricrescita è stata rapida. “Non ci aspettavamo una risposta così forte”, ammette uno degli scienziati.
Ora si guarda all’uomo
Dopo i risultati sui topi, il team di Taipei sta preparando una sperimentazione clinica su volontari umani. L’obiettivo è capire se questo meccanismo può funzionare anche nelle persone con calvizie o capelli diradati. “Siamo prudenti – spiega Tai – perché il corpo umano è diverso e servono prove rigorose”.
La sperimentazione dovrebbe partire nei prossimi mesi, coinvolgendo pochi partecipanti. Si valuteranno sia la sicurezza sia l’efficacia di un trattamento a base di acidi grassi applicati sul cuoio capelluto.
Cosa cambia davvero e cosa resta da capire
Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade per combattere la calvizie, che colpisce milioni di persone nel mondo. Oggi farmaci e trapianti danno risultati spesso incerti. Ma gli stessi ricercatori invitano alla cautela: “I dati nei topi sono promettenti, ma solo i test sull’uomo diranno se funziona davvero”, rimarca Tai.
Finora non sono stati segnalati effetti collaterali gravi nei roditori, ma restano molti dubbi. Quanto dura l’effetto? Si potrà ripetere il trattamento? La comunità scientifica segue con attenzione i prossimi passi. Se confermati anche nell’uomo, questi risultati potrebbero rivoluzionare il modo di affrontare la perdita dei capelli.
Intanto, la ricerca taiwanese riaccende il dibattito sulle potenzialità delle cellule adipose e degli acidi grassi nella rigenerazione dei tessuti. Un campo che fino a pochi anni fa sembrava lontano dalla pratica clinica di tutti i giorni.
