Milano, 7 novembre 2025 – La Procura di Milano ha chiesto alla Corte costituzionale di intervenire per sbloccare le indagini sugli appalti della Fondazione Milano-Cortina, l’organizzazione dietro le Olimpiadi invernali 2026. La svolta è arrivata ieri, quando la giudice per le indagini preliminari, Patrizia Nobile, ha sollevato dubbi sulla legittimità del decreto del governo Meloni che, nel 2024, ha definito la Fondazione come ente di diritto privato. Una scelta che, per i magistrati, ha di fatto bloccato l’inchiesta su presunte gare truccate e affidamenti su misura.
Fondazione Milano-Cortina: il nodo sulla sua natura giuridica
Al centro della questione c’è il decreto firmato dal governo Meloni nella primavera del 2024. Con quel provvedimento, Palazzo Chigi ha confermato che la Fondazione Milano-Cortina doveva essere considerata un soggetto di diritto privato. Non si tratta solo di una formalità. Secondo la Procura, questa decisione ha bloccato le indagini su presunti illeciti negli appalti per i servizi digitali tra il 2020 e il 2021. L’ipotesi è che alcuni affidamenti siano stati dati senza gara, pilotati, con possibili tangenti di mezzo. I pm, però, sostengono che la Fondazione sia un ente pubblico e chiedono che il decreto venga annullato per poter tornare a indagare.
Indagini ferme, attesa lunga per la Corte
La giudice Nobile ha messo in pausa il processo contro i sette indagati, aspettando che la Consulta si pronunci sul decreto. Una decisione che potrebbe richiedere mesi. Fonti giudiziarie prevedono che la sentenza della Corte arriverà probabilmente dopo le Olimpiadi invernali, in programma dal 6 al 22 febbraio 2026. Nel frattempo, tutto resta congelato. “Solo dopo la sentenza – spiegano ambienti vicini all’inchiesta – si potrà capire se l’indagine ripartirà o resterà bloccata”.
Fontana contro la Procura: “Così si mette a rischio l’evento”
Non si è fatta attendere la risposta politica. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha attaccato duramente la scelta della Procura. Intervistato da 7 Gold, Fontana ha ricordato che “all’inizio, il governo aveva stabilito che la Fondazione fosse di diritto privato”. Per il governatore, cambiare ora le regole potrebbe mettere in crisi l’organizzazione delle Olimpiadi: “Per un evento così grande serve flessibilità, che il pubblico non garantisce”. Fontana ha anche accusato i magistrati di “mettere bastoni tra le ruote a un’organizzazione che sta funzionando e dando ottimi risultati”. E ha aggiunto: “Aspettiamo la decisione della Corte, ma tutto quello che è stato fatto finora secondo la legge esclude qualsiasi reato”.
Appalti e trasparenza: il nodo dei grandi eventi
La vicenda riaccende il dibattito sulla gestione degli appalti pubblici nei grandi eventi sportivi. Negli ultimi anni, affidare a enti privati l’organizzazione di manifestazioni come le Olimpiadi è stato giustificato con la necessità di muoversi più in fretta e con più agilità. Ma, avvertono fonti giudiziarie, questo sistema può ridurre i controlli e aumentare il rischio di irregolarità. Nel caso di Milano-Cortina, l’inchiesta riguarda appalti per servizi digitali tra il 2020 e il 2021 che, secondo i pm, sarebbero stati assegnati su misura in cambio di tangenti. Al momento, non sono emersi dettagli su cifre o nomi coinvolti.
La palla passa alla Consulta: attesa e incertezza
Ora la parola spetta alla Corte costituzionale. Solo la sua sentenza potrà stabilire se la Fondazione Milano-Cortina sia un ente pubblico o privato, con effetti diretti sulla possibilità di andare avanti con le indagini sugli appalti. Nel frattempo, i sette indagati restano in un limbo. Dietro questa vicenda, però, si intravede una domanda più ampia: come assicurare trasparenza e legalità nella gestione dei soldi pubblici destinati ai grandi eventi? Una domanda che, almeno per ora, resta senza risposta.
