Roma, 7 novembre 2025 – Robert De Niro è tornato oggi a Roma, portando con sé ricordi e pensieri sul presente. L’occasione era l’inaugurazione del primo Hotel Nobu italiano, in via Veneto, e la consegna della prestigiosa Lupa Capitolina da parte del sindaco Roberto Gualtieri. L’attore newyorkese, icona del cinema mondiale, ha scelto il palco del cinema Fiamma per parlare non solo di cinema, ma anche di politica americana. “La gente ha iniziato a capire, io continuavo a dire speriamo, speriamo, speriamo. Speriamo che alla fine lo fermino, ma lui – Trump – è sempre riuscito a scappare dalle condanne. Ora, con l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York, è arrivato il momento di riprenderci questo nostro Paese”.
De Niro: dalla politica americana nuove speranze
Nel pomeriggio romano, sotto i riflettori e tra i flash dei fotografi, De Niro non ha usato mezzi termini parlando della situazione negli Stati Uniti. “Mamdani è giovane e spero riesca a realizzare quello che vuole, ha tutta l’energia”, ha detto riferendosi al nuovo sindaco di New York. “Ha sfidato in qualche modo anche il presidente in persona, dicendo: ‘Ok, vieni, siamo pronti, vieni a prenderci’. Dobbiamo liberarci di questo presidente orribile e mostruoso. Da americano mi vergogno di essere rappresentato da una persona così”.
Le sue parole hanno riempito la sala poco dopo la cerimonia in Campidoglio. L’atmosfera era quella delle grandi occasioni: applausi, qualche risata nervosa, un mix di mondanità e impegno civile. De Niro, da sempre critico verso Donald Trump, non ha nascosto la speranza di un cambio di rotta per gli Stati Uniti.
La Lupa Capitolina e il legame con Roma
La mattinata si è aperta con la consegna della Lupa Capitolina a De Niro da parte del sindaco Gualtieri, in una cerimonia a porte chiuse nella sala più antica del Campidoglio. “Molti film americani sono stati girati qui da grandi registi”, ha ricordato l’attore. “Roma era un po’ la Hollywood sul Tevere e meritava davvero questo titolo”. Poi ha aggiunto un ricordo personale: “Non dimenticherò mai il tempo passato in questa città e in tante altre parti d’Italia, come Venezia”.
Nel pomeriggio, De Niro ha partecipato alla tradizionale cerimonia del sakè all’Hotel Nobu, una struttura elegante e minimalista, con dettagli che richiamano la cultura giapponese e l’atmosfera cosmopolita di via Veneto. Al suo fianco, i soci Chef Nobu Matsuhisa e Meir Teper. “Roma è un’opera d’arte vivente. Ogni strada, ogni pietra, ogni pasto racconta una storia”, ha detto ricevendo l’onorificenza. “La mia famiglia ha radici in Italia, quindi questo premio ha per me un valore speciale”.
De Niro torna al cinema e omaggia Sergio Leone
Venerdì sera, De Niro sarà protagonista al Cinema Moderno con la proiezione di “C’era una volta in America”, introdotta insieme a Walter Veltroni nel ciclo Fuori Sala di Alice nella città. Un evento molto atteso dai cinefili romani. “Sono stato ossessionato dall’idea di partecipare a questo progetto”, ha raccontato l’attore sul film cult di Sergio Leone. “Avevo incontrato Leone anni prima e lui aveva questa idea in testa da tempo. Alla fine ho detto sì: voglio leggere il libro da cui è tratta la storia”.
Un dettaglio curioso: “Ho scoperto che quel libro l’avevo già letto da ragazzo e mi aveva colpito molto”, ha spiegato De Niro. “Perché è stato scritto da qualcuno che conosceva bene la comunità ebraica e i suoi gangster. Certo, Sergio Leone l’ha trasformata a modo suo”.
Roma, casa e set senza tempo
“Amo tantissimo Roma e soprattutto la sua gente”, ha confidato De Niro ai giornalisti prima di lasciare il Campidoglio. “Qui sono stati girati tanti film, è un po’ come Hollywood, ma Roma resta Roma”. Un legame che si rinnova ogni volta che torna nella capitale, tra incontri ufficiali e passeggiate tranquille nei vicoli del centro.
La giornata di De Niro si è chiusa con brindisi e strette di mano all’Hotel Nobu. Un ritorno che sa di riconciliazione con le proprie radici e uno sguardo al futuro, tra cinema, memoria e una politica che chiede cambiamenti.
