Giovane assassino di Paderno abbandona il ricorso: una tragedia senza fine

Giovane assassino di Paderno abbandona il ricorso: una tragedia senza fine

Giovane assassino di Paderno abbandona il ricorso: una tragedia senza fine

Matteo Rigamonti

Novembre 7, 2025

Milano, 7 novembre 2025 – Riccardo Chiarioni, oggi quasi ventenne, ha deciso di rinunciare al ricorso in appello e accettare la condanna a 20 anni di carcere inflitta dal Tribunale per i minorenni di Milano. La notizia, diffusa ieri mattina dai suoi avvocati, chiude uno dei casi di cronaca nera che più ha scosso l’opinione pubblica negli ultimi tempi: il triplice omicidio avvenuto nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2024 a Paderno Dugnano, alle porte di Milano. All’epoca dei fatti, Chiarioni, appena diciassettenne, uccise con 108 coltellate il padre, la madre e il fratello minore di 12 anni.

Addio all’appello: una scelta definitiva

La rinuncia al ricorso è stata formalizzata solo pochi giorni fa, dopo mesi di riflessione. Chiarioni, che si trova detenuto nell’Istituto penale minorile di Firenze, ha scelto di non andare avanti con un nuovo processo. Secondo fonti vicine alla difesa, la decisione sarebbe anche legata al desiderio di “evitare ulteriori sofferenze ai familiari superstiti e chiudere una pagina dolorosa”. Il giovane ha comunicato la sua scelta ai giudici tramite i legali, poco dopo aver sostenuto, a giugno, l’esame di maturità dentro l’istituto.

La sentenza di primo grado, emessa il 27 giugno scorso, aveva già stabilito la pena più alta prevista per un minorenne giudicato con rito abbreviato in caso di omicidio multiplo. La corte non aveva accolto la richiesta della difesa di considerare la perizia psichiatrica, che aveva riconosciuto un vizio parziale di mente. “Non ci sono elementi per credere che il ragazzo non fosse capace di intendere e volere”, aveva spiegato la giudice nelle motivazioni.

Un piano freddo e calcolato

Nelle oltre cinquanta pagine della sentenza, la giudice aveva dipinto Chiarioni come un “manipolatore”, capace di organizzare tutto nei minimi dettagli. Secondo gli investigatori, il ragazzo aveva preparato una vera e propria trappola per i genitori. Li ha colpiti nella sua cameretta, non nella camera matrimoniale, dopo aver già aggredito il fratellino. Un piano studiato con “scaltrezza”, si legge nel dispositivo, e portato a termine con “modalità cruente”.

Le indagini hanno rivelato che Chiarioni ha infierito con oltre cento coltellate sui corpi delle vittime. Il padre è stato colpito anche alle spalle, dopo che il giovane aveva dato l’impressione di voler smettere. “Ha agito con lucidità e determinazione”, scrive la giudice, sottolineando pure il tentativo di depistare le indagini nelle ore successive.

Una comunità sotto shock

Il triplice omicidio ha lasciato sgomenta la comunità di Paderno Dugnano. La villetta di via Roma è diventata in poche ore il centro dell’attenzione dei media. I vicini hanno raccontato agli investigatori di una famiglia apparentemente normale, senza segnali evidenti di litigi o tensioni. “Non ce lo saremmo mai immaginati”, ha detto una vicina, ancora scossa giorni dopo l’arresto.

Gli inquirenti hanno lavorato a lungo per ricostruire la dinamica e capire il movente. Stando alle prime ricostruzioni, Chiarioni avrebbe agito in preda a una crisi personale profonda, anche se senza segnali chiari prima della tragedia. La perizia psichiatrica ha riconosciuto un vizio parziale di mente, ma la corte ha ritenuto prevalente la capacità del ragazzo di intendere e volere.

Tra libri e isolamento: la vita in carcere

Da quasi un anno e mezzo, Chiarioni è all’Istituto penale minorile di Firenze. Qui ha portato avanti gli studi e ha sostenuto l’esame di maturità lo scorso giugno. Gli operatori lo descrivono come un ragazzo chiuso, poco propenso a socializzare con gli altri detenuti. “Si è concentrato soprattutto sui libri”, racconta uno degli educatori.

Con la rinuncia all’appello, la condanna diventa definitiva. Chiarioni dovrà scontare gli anni restanti di pena secondo le regole previste per i minorenni. Il caso resta tra i più dibattuti degli ultimi anni nel milanese, sia per la gravità dei fatti sia per le tante domande ancora aperte sulle cause che hanno portato a una tragedia così drammatica.