Roma, 7 novembre 2025 – Sono finiti in manette stamattina tre giovani, due diciannovenni e un ventiquattrenne, accusati di omicidio volontario aggravato. L’arresto è stato eseguito dai carabinieri della compagnia di Monterotondo. La vittima è Stefano Luigi Cena, giostraio di 65 anni, aggredito durante la Festa dell’Uva a Capena il 5 ottobre scorso e morto dopo nove giorni di lotta in ospedale. I tre, tutti italiani, lavoravano come collaboratori nella giostra del fratello della vittima. Secondo gli investigatori, tutto è partito da una discussione nel pomeriggio, finita in una rissa che ha coinvolto anche altri giovani e alcuni familiari di Cena.
Aggressione fatale: la ricostruzione degli investigatori
Gli inquirenti hanno ricostruito una lite scoppiata nel pomeriggio tra Stefano Cena e uno dei tre arrestati. Ma la tensione non si è placata. Nel corso della serata, tra le bancarelle e le luci della festa, la situazione è sfuggita di mano. Cena è stato circondato e colpito più volte da un gruppo di giovani, tra cui i tre arrestati. A molti a Capena ha sorpreso il fatto che gli aggressori fossero legati lavorativamente alla famiglia della vittima. “Non ce lo aspettavamo, li vedevamo sempre insieme alla giostra”, ha detto un conoscente.
Dopo i primi colpi, Cena era riuscito a scappare. Ma quando ha visto la moglie coinvolta nella rissa, è tornato indietro per aiutarla. Ed è lì che, secondo i testimoni, è stato aggredito di nuovo, subendo le ferite che lo hanno portato al coma e poi alla morte. Anche il figlio della vittima è rimasto coinvolto nella colluttazione, e solo l’intervento rapido dei carabinieri ha evitato guai peggiori.
Indagini serrate: faida familiare o altro?
Le indagini, coordinate dalla Procura di Tivoli e condotte dai carabinieri di Capena insieme alla sezione operativa di Monterotondo, si sono concentrate fin da subito sulle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona della festa. Sono state raccolte molte testimonianze e analizzati i tabulati telefonici dei sospettati. “Abbiamo ricostruito passo dopo passo cosa è successo quella sera”, ha spiegato una fonte vicina agli investigatori.
Il fatto che i tre arrestati lavorassero per il fratello della vittima ha fatto nascere voci su possibili tensioni interne alla famiglia Cena. Ma gli inquirenti precisano che, al momento, non ci sono prove certe di una faida familiare. “Stiamo ancora seguendo tutte le piste”, ha detto un ufficiale dei carabinieri.
Custodia cautelare e prossimi sviluppi
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere per i tre giovani, eseguita all’alba di oggi. Sono ora detenuti a Rebibbia, a disposizione della magistratura. Gli investigatori non escludono che altre persone possano aver preso parte al pestaggio. “Le indagini continuano per individuare tutti i responsabili”, fanno sapere dal comando provinciale.
A Capena, la notizia degli arresti ha scatenato reazioni diverse. C’è chi chiede giustizia per Stefano Cena – “Era una persona tranquilla, sempre disponibile”, racconta un commerciante del centro – e chi teme che questa vicenda possa lasciare ferite profonde nella comunità. La Festa dell’Uva, evento che ogni anno richiama centinaia di persone nel paese alle porte di Roma, si è trasformata in una tragedia che ha scosso tutta la cittadina.
Capena sotto choc, in attesa di risposte
Mentre i carabinieri lavorano per fare chiarezza su ogni dettaglio, a Capena si respira un’aria di attesa e inquietudine. La morte di Stefano Cena ha lasciato un vuoto difficile da colmare. “Era conosciuto da tutti, sempre presente alle feste”, ricorda una vicina di casa. Le prossime settimane saranno decisive per capire se emergeranno nuovi elementi e se verranno individuati altri responsabili del pestaggio. Nel frattempo, la comunità resta in silenzio, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.
