Roma, 7 novembre 2025 – Questa mattina, Giuliano Amato, professore emerito all’Università di Roma La Sapienza e all’Istituto Universitario Europeo, ha dato il via all’Anno Accademico 2025/2026 dell’Universitas Mercatorum con una riflessione intensa sul ruolo della formazione nella costruzione della classe dirigente. L’aula magna dell’ateneo, nel cuore di Roma, si è riempita poco dopo le 10: studenti, docenti e rappresentanti delle camere di commercio hanno seguito con attenzione la sua lectio magistralis. Il tema, “L’educazione come fondamento della democrazia”, ha offerto lo spunto per un’analisi che ha intrecciato competenze tecniche e senso di responsabilità sociale.
Classe dirigente: non basta il sapere, serve una missione
“La formazione della classe dirigente è un cammino difficile: le competenze sono indispensabili, ma non bastano”, ha detto Amato con la calma che lo contraddistingue. Per lui, l’università deve trasmettere competenze, certo, ma chi guida deve avere anche “il senso di una missione che va oltre la tecnica”. Non basta il sapere. Ci vuole “la capacità di convincere gli altri a seguirla e il coraggio di andare controcorrente quando la strada è sbagliata”. Una frase che ha raccolto qualche cenno d’assenso, soprattutto tra i docenti più giovani.
Amato ha poi fatto notare come oggi molti giovani, pur acquisendo grandi competenze, “non sentono più la responsabilità verso la comunità e preferiscono dedicarsi ad altro, dalla finanza alle imprese”. Un fenomeno che, secondo lui, rischia di indebolire la democrazia. “La società – ha aggiunto – ha bisogno di persone capaci di mettere il proprio sapere al servizio del bene comune”.
Quando competenze e senso civico cambiano la storia
Durante l’intervento, durato meno di un’ora, Amato ha ripercorso momenti storici in cui la fusione tra competenze e senso civico ha fatto la differenza. “I grandi cambiamenti nascono quando si uniscono il saper fare e il fine di migliorare la vita di tutti”, ha ricordato. Solo così, ha detto, la società può davvero andare avanti. Ma con un velo di rammarico ha aggiunto: “Ci sono stati tempi in cui i grandi leader riuscivano a trasmettere il senso di una missione agli altri. Oggi, chi lo fa più?”.
Il richiamo non è solo al passato lontano. Amato ha preso spunto da esempi concreti della storia italiana del Novecento, parlando di figure capaci di incarnare una visione condivisa. “Non basta essere bravi tecnici o manager – ha spiegato – serve anche la voglia di guidare un progetto collettivo”.
Università e futuro: la sfida di motivare davvero
L’apertura dell’Anno Accademico all’Universitas Mercatorum, l’ateneo telematico delle camere di commercio italiane del Gruppo Multiversity, si è svolta in un clima carico di aspettative sulle sfide che attendono il mondo universitario. Il rettore Giovanni Cannata, nel suo breve saluto, ha messo in luce l’importanza di “formare non solo professionisti competenti, ma cittadini consapevoli”. Un obiettivo che Amato ha definito impegnativo: “La motivazione personale deve andare di pari passo con la responsabilità verso gli altri”.
Secondo i dati del Ministero dell’Università e della Ricerca, negli ultimi cinque anni sono aumentati i laureati che lavorano in settori privati ad alta redditività, mentre cala l’interesse per le carriere pubbliche o ruoli con un impatto sociale. Un trend che preoccupa molti rettori e che Amato ha voluto sottolineare: “Se manca il senso della missione collettiva, anche le migliori competenze rischiano di restare inutilizzate”.
Una lezione per studenti e istituzioni
Alla fine della lectio magistralis, alcuni studenti hanno chiesto ad Amato come si possa oggi recuperare quel senso di appartenenza e responsabilità. Il professore ha risposto senza fronzoli: “Non esistono ricette semplici. Serve l’esempio quotidiano di chi crede davvero nel valore della comunità”. Poi ha fatto una pausa, lasciando spazio alla riflessione. In sala, qualcuno ha preso appunti; altri si sono scambiati sguardi silenziosi.
Così si è chiusa l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2025/2026 all’Universitas Mercatorum: con un invito a non separare mai la formazione tecnica dalla spinta etica. Un messaggio che, almeno oggi, ha trovato orecchie attente tra le mura dell’ateneo romano.
