Tokyo, 7 novembre 2025 – La carenza di semiconduttori continua a mettere in difficoltà Honda. Oggi la casa giapponese, seconda solo a Toyota, ha rivisto al ribasso le stime su utile netto e fatturato per l’anno fiscale in corso. L’utile netto previsto è ora di 300 miliardi di yen, circa 1,69 miliardi di euro, contro i 420 miliardi stimati in precedenza. Un calo netto, pari al 64,1% rispetto alle previsioni iniziali, secondo i dati diffusi questa mattina a Tokyo.
Honda taglia profitti e fatturato: un duro colpo
Non è solo l’utile netto a scendere. Anche l’utile operativo è stato ridimensionato, passando da 700 a 550 miliardi di yen. Il fatturato previsto per l’esercizio che si chiuderà a marzo 2026 si attesta a 20.700 miliardi di yen, leggermente sotto ai 21.100 miliardi annunciati qualche mese fa. Il motivo è chiaro, come ha spiegato un portavoce: “La situazione resta difficile, soprattutto per la mancanza di componenti elettronici e l’incertezza sul fronte internazionale”.
I risultati del primo semestre fiscale, chiuso a settembre, confermano questo trend negativo. L’utile netto è calato del 37%, attestandosi a 312 miliardi di yen. Ancora più pesante il crollo dell’utile operativo, che perde il 41%. Il fatturato semestrale segna un -1,5%. Le vendite globali di auto si fermano a 1,68 milioni di unità, con un calo del 5,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Semiconduttori e tensioni commerciali: cosa pesa davvero
Dietro a questi numeri ci sono soprattutto due fattori: la persistente carenza di semiconduttori e le tensioni tra Stati Uniti e Giappone. Ad aprile, l’amministrazione Trump aveva alzato le tariffe sulle auto giapponesi dal 2,5% al 27,5%. Solo a settembre, dopo lunghe trattative, la tariffa è stata ridotta al 15%. Ma, come sottolineano fonti vicine a Honda, “l’impatto sui margini è stato immediato e si sente ancora”.
A complicare le cose è arrivata anche la crisi politica nei Paesi Bassi. Il governo olandese ha bloccato le esportazioni di chip prodotti da Nexperia, fabbrica cinese. Una decisione che ha avuto effetti diretti sullo stabilimento Honda di Celaya, in Messico, dove si producono circa 200mila veicoli all’anno. Da settembre la produzione ha subito rallentamenti, con ritardi che si sono fatti sentire anche negli impianti negli Stati Uniti e in Canada.
Vendite in calo in Asia, Honda abbassa gli obiettivi
In questo quadro, Honda ha rivisto anche le previsioni sulle vendite globali. La nuova stima è di 3,34 milioni di unità, contro i 3,62 milioni previsti in primavera e ben lontana dai 3,72 milioni dell’ultimo esercizio. Il motivo principale? La domanda debole in Asia, soprattutto in Cina e nel Sud-Est asiatico. “La concorrenza locale è sempre più forte – ha ammesso un dirigente – e il rallentamento economico sta erodendo le quote di mercato”.
Le prime analisi interne indicano che la situazione potrebbe restare difficile nei prossimi mesi. I fornitori cinesi di semiconduttori restano sotto la lente delle autorità europee e americane. Nel frattempo, la domanda globale non dà segnali chiari di ripresa.
Settore auto giapponese in bilico: la prudenza è d’obbligo
Il caso Honda non è isolato. Anche altri colossi giapponesi stanno pagando il prezzo della scarsità di componenti e delle tensioni geopolitiche. Gli esperti prevedono che la pressione sui margini resterà alta almeno fino alla fine dell’anno fiscale. “La ripresa dipenderà dalla normalizzazione delle forniture e dalla stabilità dei mercati internazionali”, ha detto un analista a Tokyo.
Per ora, la parola d’ordine è prudenza. Nei corridoi della sede centrale Honda, a Minato-ku, si respira un clima di attesa. “Siamo pronti a cambiare rotta – ha spiegato un manager – ma ci servono segnali chiari dal mercato e dalle istituzioni”.
