Columbus (Ohio), 7 novembre 2025 – Un team di ricercatori dell’Ohio State University ha messo a punto la prima memoria vivente per computer usando il micelio dei funghi shiitake. La scoperta, pubblicata su Plos One, potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per i dispositivi elettronici più ecologici. L’esperimento, guidato dallo psichiatra John LaRocco nei laboratori dell’ateneo, si è svolto nelle ultime settimane e punta a offrire un’alternativa più economica e meno dannosa per l’ambiente rispetto ai chip tradizionali in silicio.
Il micelio degli shiitake: il segreto della memoria vivente
Al centro dello studio c’è il micelio, quella fitta rete di filamenti che sta sotto terra e fa da vero motore ai funghi. Gli shiitake (Lentinula edodes), molto diffusi in Asia orientale, sono stati scelti per la loro robustezza e capacità di resistere agli stress ambientali. “Abbiamo coltivato i funghi in nove contenitori”, racconta LaRocco, “e quando il micelio ha coperto tutta la superficie lo abbiamo disidratato per farlo durare nel tempo”. Solo allora, i ricercatori hanno collegato fili elettrici e sonde in punti diversi, sfruttando le diverse proprietà elettriche del micelio.
Memristori viventi: come funzionano davvero
Il risultato? Memristori funzionanti, cioè dispositivi in grado di ricordare gli stati elettrici passati, un po’ come fa il cervello con le informazioni. “Nel micelio passano segnali elettrici e chimici”, spiega LaRocco, “e questo ci ha permesso di riprodurre l’attività neurale”. In pratica, questo memristore a base di funghi può funzionare come una sorta di RAM biologica, capace di memorizzare dati e cambiare stato fino a 5.850 volte al secondo, con una precisione intorno al 90%. Un traguardo che, per gli autori, rappresenta un passo concreto verso un’informatica ispirata alla natura.
Sostenibilità e risparmio: il vero vantaggio
Il punto forte di questa tecnologia è la sostenibilità. I memristori tradizionali e i semiconduttori richiedono materiali rari e consumano molta energia. Al contrario, quelli fatti con il micelio potrebbero tagliare di molto i costi e l’impatto ambientale. “Creare microchip che imitano il cervello significa consumare pochissimo in standby o quando la macchina è ferma”, dice LaRocco. Un aspetto che potrebbe pesare molto in un settore sempre più attento ai consumi.
Dove si va da qui: limiti e possibilità
Per ora, la tecnologia è ancora in fase di prova. I test sono stati fatti in laboratorio, su piccola scala, e ci vorranno altri esperimenti prima di pensare a un’applicazione pratica. Ma il potenziale è chiaro: “Questi dispositivi potrebbero essere la base per sistemi informatici più sostenibili e meno costosi”, confida LaRocco. Il cammino verso computer “vivi”, capaci di imparare e adattarsi, è ancora lungo, ma il primo passo è stato fatto.
Un futuro “vivo” per l’elettronica
La notizia ha già attirato l’attenzione anche in Europa. Fonti accademiche italiane vedono nel lavoro americano la conferma di una tendenza crescente: cercare materiali alternativi al silicio per soluzioni più efficienti e meno impattanti. Non è escluso che presto nascano progetti simili anche qui, magari usando funghi locali o altre forme di biomassa.
Per ora, il micelio degli shiitake resta protagonista nei laboratori dell’Ohio. Ma l’idea che la memoria dei computer possa crescere – letteralmente – dalla terra apre scenari nuovi e affascinanti per l’elettronica del domani.
