Tel Aviv, 7 novembre 2025 – Israele ha chiuso questa mattina i valichi di frontiera di Kerem Shalom e Al-Awja, bloccando di fatto l’ingresso degli aiuti umanitari diretti alla Striscia di Gaza. La notizia, diffusa dalla Mezzaluna Rossa egiziana, arriva proprio in una giornata festiva sia per Israele che per l’Egitto. Una scelta che, secondo fonti locali, ha lasciato centinaia di camion carichi di beni di prima necessità fermi a pochi chilometri dal confine.
Valichi chiusi, aiuti bloccati: cosa succede al confine
La chiusura dei due valichi principali – Kerem Shalom e Al-Awja – è stata comunicata nelle prime ore del mattino. La Mezzaluna Rossa egiziana ha ricevuto l’avviso poco dopo le 8.30. “Ci hanno detto che oggi nessun convoglio umanitario potrà passare”, ha spiegato un funzionario dell’organizzazione, contattato a Rafah. La motivazione ufficiale? Una festività nazionale che coinvolge entrambi i Paesi. Ma la tensione resta alta: “Le necessità nella Striscia sono urgenti, ogni giorno di ritardo pesa sulle condizioni della gente”, ha aggiunto la stessa fonte.
Camion bloccati a Rafah, convogli fermi
Ieri, secondo le autorità egiziane, 320 camion sono riusciti ad entrare nella Striscia di Gaza. Un numero che però non basta a coprire il fabbisogno quotidiano di oltre due milioni di persone. Altri mezzi – almeno 200 secondo le stime iniziali – sono rimasti ammassati nel grande parcheggio fuori dal valico di Rafah. Si tratta di veicoli carichi di alimenti, medicine, acqua potabile e carburante. Dovevano attraversare i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja entro la settimana, ma la chiusura improvvisa ha fermato tutto.
Un autista egiziano, Ahmed, racconta: “Siamo qui da due giorni, dormiamo nei camion. Non sappiamo quando potremo passare”. Intorno alle 11, alcuni volontari della Mezzaluna Rossa distribuivano bottiglie d’acqua agli autisti in attesa. Il caldo si fa sentire, nonostante sia novembre.
Festività o altro? Le reazioni sul campo
La giustificazione ufficiale – la festività – non convince tutti. Alcuni operatori umanitari parlano di “decisione improvvisa”, altri ricordano come queste chiusure capitino spesso nei momenti di tensione. “Ogni blocco rallenta la distribuzione degli aiuti e mette a rischio le persone più vulnerabili”, ha detto un portavoce dell’ONU a Gerusalemme.
Le organizzazioni internazionali sul posto segnalano una situazione critica: “Le scorte nei magazzini stanno finendo”, ha spiegato un responsabile della Croce Rossa Internazionale. “Se i valichi rimangono chiusi anche domani, dovremo rivedere i piani per la distribuzione.”
Una popolazione in difficoltà
Nelle ultime settimane, gli aiuti umanitari verso Gaza avevano iniziato a riprendere dopo mesi di blocchi intermittenti. Ma questa chiusura rischia di peggiorare una situazione già fragile. Fonti sanitarie locali riferiscono che gli ospedali lavorano con riserve minime di carburante per i generatori elettrici. Le code per il pane si allungano ogni mattina davanti ai pochi forni ancora aperti.
Un residente di Khan Yunis, raggiunto al telefono, racconta: “Ogni volta che si parla di valichi chiusi, ci prepariamo al peggio. I bambini hanno bisogno di latte e medicine”. Cresce anche la preoccupazione tra le ONG internazionali: “Chiediamo che i valichi vengano riaperti il prima possibile”, ha ribadito Save the Children in una nota diffusa nel pomeriggio.
Cosa succederà ora?
Non è ancora chiaro quando i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja riapriranno. Le autorità egiziane dicono che sono in corso contatti diplomatici per far ripartire il flusso degli aiuti nelle prossime ore. Intanto, centinaia di camion restano fermi sotto il sole del Sinai.
La popolazione della Striscia guarda con ansia a quello che accadrà nelle prossime ore. Tutti sperano che la diplomazia riesca a sbloccare la situazione, che ancora una volta mette a dura prova la resistenza dei civili.
