Roma, 7 novembre 2025 – Io, la luna più vulcanica del Sistema solare, sprigiona un calore molto più intenso di quanto si immaginasse. Lo dicono le ultime analisi, grazie a Jiram, uno strumento tutto italiano a bordo della sonda Juno della Nasa. Lo studio, guidato da Federico Tosi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e pubblicato su “Frontiers in Astronomy and Space Sciences”, rivela che l’energia termica emessa dalla superficie di Io potrebbe essere fino a centinaia di volte superiore alle stime fatte finora.
Juno e Jiram: lo sguardo più vicino mai avuto su Io
Tra il 2023 e il 2024, la missione Juno ha compiuto i sorvoli più ravvicinati mai fatti sopra Io, raccogliendo dati nell’infrarosso con lo strumento Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper). Le immagini e le misure raccolte hanno mostrato dettagli mai visti prima: non solo i vulcani attivi, ma anche la struttura delle colate laviche e della crosta superficiale. “Non si tratta di semplici pozze uniformemente calde”, spiega Tosi, che guida il team internazionale dietro la ricerca. “I vulcani di Io hanno laghi di lava con un bordo molto caldo e luminoso e un centro più freddo e solido”.
Un bilancio energetico da riscrivere
La sorpresa più grande riguarda proprio il flusso di calore. Quella crosta centrale, più fredda e apparentemente meno attiva, copre in realtà una vasta area. Questo vuol dire che, sommando anche il calore “nascosto” sotto la crosta, Io emette molto più calore di quanto si pensasse. “Se consideriamo questa parte nascosta, il flusso termico reale è fino a centinaia di volte più alto rispetto ai calcoli precedenti”, aggiunge Tosi. Un dato che, secondo lui, “rivoluziona il bilancio energetico di questo satellite”.
Le sfide per le missioni future
Queste scoperte lanciano una sfida per chi studierà il sistema di Giove nei prossimi anni. Le sonde Juice dell’Esa e Europa Clipper della Nasa, in arrivo a breve, non avranno la stessa risoluzione spaziale raggiunta da Juno su Io. Eppure, tenere sotto controllo la luna resta fondamentale per capire il vulcanismo estremo che la caratterizza. “Questa esperienza servirà per progettare future missioni dedicate proprio a Io”, conclude Tosi. Solo allora si potranno osservare da vicino i fenomeni che alimentano il vulcanismo più intenso del Sistema solare.
Io, un laboratorio naturale unico
Per gli scienziati, Io è un vero e proprio laboratorio naturale per studiare processi geologici estremi. La luna, che orbita a circa 422mila chilometri da Giove, è sottoposta a forze mareali potentissime che scatenano un’attività vulcanica senza paragoni nel nostro sistema. Le eruzioni su Io possono arrivare a centinaia di chilometri d’altezza, e le colate laviche si estendono per decine di chilometri. I dati raccolti da Juno e Jiram mostrano che questi fenomeni sono ancora più potenti e diffusi di quanto si pensasse.
Tecnologia italiana al centro della scena
Lo strumento Jiram, sviluppato con il contributo di industria e ricerca italiane, si conferma uno degli elementi chiave della missione Juno. Capace di rilevare radiazione infrarossa anche in condizioni estreme, Jiram ha permesso di “vedere” attraverso la crosta e misurare la temperatura delle zone vulcaniche con una precisione mai raggiunta prima. Un risultato che mette in luce il ruolo di primo piano dell’Italia nelle grandi missioni spaziali internazionali.
Nuove prospettive per l’esplorazione spaziale
Le scoperte su Io aprono nuovi orizzonti per lo studio del sistema solare esterno. Gli scienziati sono convinti che capire il calore che emette questa luna aiuterà a svelare i meccanismi interni di satelliti ghiacciati e rocciosi, oltre a gettare luce sull’evoluzione dei pianeti giganti e dei loro sistemi. Un passo avanti che, come spesso succede nella ricerca spaziale, porta con sé nuove domande e rilancia la sfida per chi verrà dopo.
