Roma, 7 novembre 2025 – Nel 2024 la spesa pubblica per prestazioni di protezione sociale nell’Unione europea ha superato i 4.925 miliardi di euro, secondo le prime stime di Eurostat. Un balzo del 6,9% rispetto all’anno precedente che porta la spesa sociale al 27,3% del Pil dell’Ue, in crescita di 0,6 punti percentuali rispetto al 2023. Dietro questo aumento ci sono pensioni, sanità e sussidi che pesano sempre di più sulle casse pubbliche dei Ventisette.
Italia, crescita lenta ma spesa ancora significativa
Nel dettaglio, l’Italia ha visto salire la spesa sociale dal 27,91% al 28,34% del Pil tra il 2023 e il 2024. L’aumento in termini assoluti è stato del 4,3%, uno dei più bassi in Europa, al pari della Danimarca. Solo Grecia (+3,2%) e Svezia (+3,9%) hanno fatto peggio. “La crescita italiana resta sotto la media europea”, spiega un funzionario del Ministero dell’Economia, “ma il peso sul Pil è comunque rilevante”.
Nord e Sud Europa, due facce della stessa medaglia
Tra i Paesi Ue, la spesa sociale incide di più in Finlandia (32,5%), Francia (31,9%) e Austria (31,8%). Qui la protezione sociale pesa molto sull’economia. Sul lato opposto si trovano Irlanda (12,4%), Malta (13,4%) e Ungheria (16,6%), con una spesa sociale molto più contenuta rispetto al Pil. Una differenza netta che racconta storie diverse di welfare e scelte di bilancio.
Tutti in crescita, ma con ritmi diversi
Nel 2024 nessun Paese Ue ha ridotto la spesa sociale. Gli aumenti più forti sono arrivati da Estonia (+19,5%), Croazia (+17,8%) e Romania (+17,5%). Sono economie in crescita che stanno allineando i loro sistemi sociali alla media europea, ampliando rapidamente le tutele. In Italia e Danimarca, invece, la crescita è stata più contenuta. “Il nostro sistema è già maturo”, commenta un esperto di politiche sociali dell’Università La Sapienza di Roma. “Non ci sono grandi margini per aumenti repentini”.
Pensioni e sanità, le voci che pesano di più
Le pensioni di vecchiaia restano la voce più importante della spesa sociale europea, con 2.044 miliardi di euro, il 41,5% del totale. Subito dopo c’è la sanità, con 1.463 miliardi (29,7%). Le altre categorie — invalidità, famiglia, disoccupazione, alloggio e inclusione sociale — sono molto più distanti. “Le pensioni peseranno sempre di più negli anni a venire”, riconosce un dirigente dell’INPS. “L’invecchiamento della popolazione è una sfida che non possiamo ignorare”.
Tra sostenibilità e pressioni crescenti
L’aumento della spesa sociale in Europa nasce dall’invecchiamento della popolazione, ma anche dalle recenti crisi economiche e sanitarie. In Italia, il dibattito su come mantenere in equilibrio il sistema pensionistico e sanitario è più acceso che mai. “Servono riforme per non compromettere i conti pubblici”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante un’audizione parlamentare. Eppure, come ricordano gli analisti, la spesa sociale italiana rimane tra le più basse in Europa in rapporto al Pil.
Il futuro della spesa sociale è ancora un’incognita
Gli esperti sentiti da alanews.it concordano: la crescita della spesa pubblica per prestazioni sociali non si fermerà a breve. L’invecchiamento della popolazione e la domanda crescente di servizi sanitari continueranno a mettere sotto pressione i bilanci pubblici. Solo col tempo si potrà capire se le strategie attuali riusciranno a garantire la protezione sociale senza mettere a rischio la sostenibilità economica degli Stati membri.
