Milano, 7 novembre 2025 – L’Europa rischia un declino industriale senza precedenti. È questo l’allarme lanciato ieri dagli industriali di Italia, Francia e Germania al termine del business forum trilaterale svoltosi a Milano. Poco dopo le 17, nella sede di Confindustria in viale dell’Astronomia, i rappresentanti delle tre maggiori economie europee hanno presentato un documento congiunto in cui chiedono a gran voce un cambio di rotta nelle politiche comunitarie. “È ora di ammettere che l’Europa sta rimanendo indietro”, si legge, “e che il rischio di declino e deindustrializzazione non è mai stato così alto”.
Industriali uniti: “Serve agire subito”
Il forum ha visto la partecipazione di Carlo Bonomi per Confindustria, Geoffroy Roux de Bézieux per Medef e Siegfried Russwurm per BDI. I tre presidenti si sono rivolti direttamente alle istituzioni europee con un appello chiaro: “Bisogna fare un passo decisivo adesso”. Hanno sottolineato l’urgenza di intervenire “subito” per evitare che l’Europa perda ancora terreno nella competizione globale. Il documento, frutto di due giorni intensi di confronto tra imprenditori e politici, mette sul piatto una serie di priorità: semplificare le regole, puntare di più sull’innovazione e costruire una politica industriale comune più concreta.
Competitività, il faro delle scelte europee
“La competitività deve guidare ogni politica, ogni regolamento e ogni investimento europeo”, si legge nel testo finale. Parole ribadite in conferenza stampa da Bonomi: “Non possiamo più permetterci ritardi. La concorrenza è agguerrita e l’Europa rischia di perdere terreno non solo rispetto a Stati Uniti e Cina, ma anche nei confronti di economie emergenti”. Roux de Bézieux ha aggiunto: “Le imprese vogliono regole chiare, meno burocrazia e più incentivi all’innovazione”. Russwurm ha invece messo in evidenza come “il costo dell’energia e la frammentazione del mercato interno siano diventati veri e propri ostacoli”.
I numeri che preoccupano
Durante il forum sono stati presentati dati che fanno riflettere. Nel 2024, la produzione industriale europea è calata dello 0,8%, mentre gli investimenti privati in ricerca e sviluppo sono cresciuti meno rispetto alla media mondiale. Un quadro che pesa soprattutto alla luce delle recenti decisioni della Commissione UE su ambiente ed energia, giudicate dagli imprenditori “troppo rigide” rispetto alle reali esigenze delle aziende manifatturiere. “Non stiamo dicendo di fermare la transizione ecologica”, ha precisato Bonomi, “ma serve accompagnarla con strumenti giusti e tempi più concreti”.
Le richieste sul tavolo
Nel documento spiccano alcune richieste ben precise: una semplificazione delle norme, la creazione di un fondo europeo per l’innovazione industriale e una maggiore integrazione dei mercati dell’energia. Gli industriali chiedono anche di rivedere le regole sugli aiuti di Stato, così che i Paesi possano sostenere i settori chiave senza rischiare sanzioni. “Serve una politica industriale europea vera”, ha detto Roux de Bézieux, “capace di sostenere le filiere produttive e attirare investimenti”.
Le istituzioni rispondono, ma l’attesa è alta
La risposta delle istituzioni non si è fatta attendere. In serata, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha fatto sapere, tramite un portavoce, che “le preoccupazioni degli industriali sono al centro dell’attenzione dell’esecutivo UE” e che nei prossimi mesi arriveranno nuove misure per rafforzare la competitività europea. Tuttavia, tra gli imprenditori resta un certo scetticismo. “Abbiamo bisogno di fatti concreti”, ha confidato un dirigente del settore automotive presente all’incontro. “Le parole non bastano più”.
Un bivio per l’industria europea
Il forum trilaterale si è chiuso con un messaggio chiaro: senza un cambio di passo subito, l’industria europea rischia di perdere il ruolo centrale che ha avuto negli ultimi decenni. Ora tutti gli occhi sono puntati su Bruxelles, dove nelle prossime settimane si discuteranno le prime proposte concrete. Nel frattempo, il documento congiunto resta sul tavolo come un promemoria – e un monito – per chi dovrà decidere nei mesi a venire.
