Il più grande e lontano brillamento di un buco nero mai osservato

Il più grande e lontano brillamento di un buco nero mai osservato

Il più grande e lontano brillamento di un buco nero mai osservato

Matteo Rigamonti

Novembre 8, 2025

Los Angeles, 8 novembre 2025 – È stato registrato il brillamento di un buco nero più potente e lontano mai visto finora. A scoprire questo evento è stato un gruppo di astronomi guidato dal California Institute of Technology. Il fenomeno, risalente a circa 10 miliardi di anni fa, è emerso grazie alle osservazioni della Zwicky Transient Facility (ZTF), un avanzato sistema di telescopi negli Stati Uniti. Secondo lo studio pubblicato su Nature Astronomy, il brillamento è nato nel cuore della galassia J2245+3743, dove un’enorme stella è stata inghiottita da un buco nero supermassiccio.

Il brillamento più luminoso mai visto

Gli esperti spiegano che il brillamento – un’esplosione di energia e materia – ha raggiunto una potenza pari a 10 trilioni di soli. Un numero che da solo racconta l’eccezionalità di questo evento. “Abbiamo visto la luminosità crescere di 40 volte in pochi mesi”, ha raccontato uno dei ricercatori. Al massimo splendore, la luce emessa era 30 volte più intensa di qualsiasi altro brillamento di buco nero finora osservato.

La scoperta è stata possibile grazie alla capacità della ZTF di sorvegliare vaste aree del cielo, scovando cambiamenti improvvisi nella luce delle galassie lontane. Nel caso di J2245+3743, che si trova così distante che la sua luce impiega 10 miliardi di anni per arrivare fino a noi, il fenomeno è stato notato già nel 2018. Da allora, il team ha seguito passo passo l’evoluzione del brillamento, raccogliendo dati preziosi sull’incontro tra la stella e il buco nero.

Una stella “sfortunata” e il rallentamento del tempo

Secondo gli studiosi, la stella inghiottita aveva una massa pari a 30 volte quella del Sole. Avvicinandosi troppo al centro della galassia, è stata travolta dalla gravità estrema del buco nero. Ne è scaturita una violenta emissione di energia, visibile anche a enormi distanze. “Il brillamento sta lentamente svanendo”, spiegano i ricercatori, “segno che il buco nero sta ancora consumando i resti della stella”.

Un aspetto affascinante riguarda il modo in cui il tempo scorre vicino a questi giganti. La gravità dei buchi neri supermassicci è così forte che il tempo rallenta avvicinandosi all’orizzonte degli eventi, la soglia oltre la quale nulla può sfuggire. “In pratica”, dicono gli autori dello studio, “vediamo l’evento svolgersi a un quarto della sua velocità reale”. Questo permette agli scienziati di osservare con più precisione le fasi della distruzione della stella.

Cosa cambia per la ricerca e cosa ci aspetta

La scoperta del brillamento in J2245+3743 apre nuove strade per studiare i buchi neri e capire come influenzano la vita delle galassie. Questi eventi sono rari e difficili da cogliere, soprattutto a distanze così grandi. Ma grazie a strumenti come la ZTF e alla collaborazione tra centri di ricerca in tutto il mondo, gli astronomi stanno iniziando a ricostruire la storia dell’universo con dettagli sempre più precisi.

“Questi fenomeni ci aiutano a capire come i buchi neri crescono e come cambiano ciò che li circonda”, ha spiegato uno degli autori principali dell’articolo su Nature Astronomy. Raccogliere dati su brillamenti così potenti potrebbe anche dare indizi sulla formazione delle prime galassie e sulla distribuzione della materia oscura.

L’universo che ancora ci sfugge

Mentre il brillamento osservato si spegne lentamente – segno che il pasto del buco nero non è finito – la comunità scientifica guarda già avanti. Nei prossimi mesi sono previste nuove osservazioni per scovare altri eventi simili e approfondire la conoscenza dei processi estremi che animano il cosmo più profondo.

Per ora, la scoperta nella galassia J2245+3743 è una tappa fondamentale nella ricerca astrofisica. Un evento avvenuto miliardi di anni fa, a distanze immense, ma che continua a raccontarci molto sulle origini e il destino di stelle e galassie.