Il sorprendente cervello delle meduse: memoria e curiosità svelate

Il sorprendente cervello delle meduse: memoria e curiosità svelate

Il sorprendente cervello delle meduse: memoria e curiosità svelate

Matteo Rigamonti

Novembre 8, 2025

Padova, 8 novembre 2025 – La memoria e la curiosità non sono prerogative esclusivamente degli animali con un cervello centralizzato: a dimostrarlo è uno studio firmato dai ricercatori delle Università di Padova e Trieste, che hanno registrato comportamenti inaspettati nelle meduse Aurelia, conosciute anche come meduse quadrifoglio. La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Behavioral and Brain Sciences, mette in discussione le idee tradizionali sulla cognizione animale e apre nuovi orizzonti sull’evoluzione dei sistemi nervosi.

Meduse senza cervello ma con tracce di memoria

Come spiegano Cinzia Chiandetti, docente all’Università di Trieste e coordinatrice dello studio, insieme a Christian Agrillo dell’Università di Padova, le meduse Aurelia sono un caso davvero particolare: “Questi animali sono considerati ‘senza cervello’ – spiega Chiandetti –. Il loro sistema nervoso è distribuito in modo radiale, senza un vero centro di controllo, e hanno solo organi sensoriali molto semplici. Eppure, abbiamo trovato segnali chiari di memoria e una spiccata attrazione verso la novità”.

Nel laboratorio di Padova, il team ha osservato un gruppo di giovani meduse in vasca. Prima è stato messo un oggetto mai visto prima: le meduse si sono subito avvicinate, mostrando interesse. Dopo un minuto, hanno introdotto un secondo oggetto. A quel punto, gli animali hanno preferito il nuovo elemento, come se ricordassero il primo e volessero esplorare qualcosa di diverso.

Un sistema nervoso distribuito che stupisce

La scoperta ha sorpreso anche gli stessi ricercatori. “Siamo abituati a pensare che la cognizione richieda strutture nervose complesse e centralizzate – commenta Agrillo –. Invece, le meduse dimostrano che anche un sistema nervoso diffuso può generare comportamenti sofisticati”. Lo studio fa pensare che la capacità di ricordare e reagire a stimoli nuovi sia più diffusa nel mondo animale di quanto si pensasse finora.

Il sistema nervoso delle meduse, senza un vero cervello, è formato da una rete di cellule nervose sparse lungo tutto il corpo. Questa organizzazione, secondo Chiandetti, “ci aiuta a capire come siano nate le prime forme di cognizione nella storia evolutiva degli animali”.

La curiosità delle meduse sotto una luce diversa

Le conseguenze di questo studio vanno oltre la semplice biologia delle meduse. “Di solito pensiamo alle meduse come esseri passivi, trasportati dalle correnti marine – racconta Agrillo –. Il nostro lavoro mostra che, in certi casi, possono avvicinarsi agli esseri umani o ad altri oggetti spinti da una vera attrazione per la novità. Si potrebbe quasi dire che sono curiose di conoscerci”.

Il comportamento osservato nelle meduse Aurelia ricorda quello già noto in animali più evoluti, come pesci o mammiferi. Ma il fatto che queste capacità emergano in creature senza un cervello centrale spinge a rivedere le nostre idee su intelligenza e memoria nel regno animale.

Nuovi interrogativi sull’evoluzione della cognizione

Lo studio delle università venete e friulane invita a rivedere il legame tra struttura nervosa e comportamento. “Trovare tracce di memoria in animali così semplici – sottolinea Chiandetti – ci spinge a ripensare l’evoluzione dei sistemi nervosi. Forse la cognizione non è nata solo con l’arrivo dei cervelli centralizzati”.

I risultati, pubblicati su Behavioral and Brain Sciences, hanno suscitato interesse nella comunità scientifica internazionale. Restano però molte domande: quanto possono spingersi le capacità cognitive delle meduse? E quali altri animali “senza cervello” potrebbero riservare sorprese simili?

Per ora, le meduse Aurelia continuano a muoversi nelle vasche dei laboratori italiani, sotto lo sguardo vigile dei ricercatori. E chissà se, nel frattempo, hanno già imparato a riconoscere chi le osserva ogni giorno.