Roma, 8 novembre 2025 – Ieri sera, al MedFilm Festival, è stato assegnato il Premio Koinè della trentunesima edizione ad Aya Ashour, Fatena Mohanna e Alhassan Selmi, tre palestinesi che, con strumenti diversi, raccontano la realtà di Gaza. La cerimonia si è svolta al Cinema Savoy di Roma, davanti a un pubblico attento. Solo Ashour ha potuto ritirare il premio di persona: è in Italia dal 27 giugno e oggi lavora come ricercatrice all’Università per Stranieri di Siena. Mohanna e Selmi invece sono rimasti nella Striscia, dove continuano a documentare la vita sotto assedio.
Gaza sotto i riflettori: la parola di chi non se ne va
Aya Ashour, visibilmente commossa, ha parlato subito dopo aver ricevuto il premio da Riccardo Iacona, giornalista e conduttore di “Presadiretta”. “Quando ho iniziato a scrivere per il Fatto Quotidiano non avrei mai immaginato di ricevere un premio”, ha raccontato Ashour, ricordando l’inizio della sua collaborazione nell’ottobre 2023. Ha dedicato il riconoscimento a un’amica e a tutti i giornalisti uccisi a Gaza “per aver scelto di non nascondere la verità al mondo”.
Nel suo discorso ha denunciato la difficile situazione umanitaria nella Striscia: “Israele dice che arrivano aiuti, ma qui c’è solo cibo spazzatura, cibo in scatola. Frutta, verdura fresca, carne non si trova. È un altro modo per uccidere i palestinesi, ma facendo vedere al mondo che noi ingrassiamo”. Ha citato le circa 200 vittime palestinesi durante il cessate il fuoco, secondo i dati delle organizzazioni umanitarie. Ashour, che in passato ha lavorato con Save the Children e Médecins du Monde – Svizzera, ha espresso il desiderio di tornare nella sua città natale, ma con un’amara incertezza: “Non so se sarà possibile, perché Israele punta a far sparire i palestinesi da quelle terre”.
Fatena Mohanna: la fotografia come resistenza
Dalla Striscia, Fatena Mohanna ha risposto alle domande di ANSAmed. Fotografa, racconta la vita tra le macerie con uno sguardo che va oltre le immagini di guerra. “La fotografia per me è diventata un modo di resistere, non in senso politico, ma umano”, ha spiegato. Vuole mostrare che “dietro ai titoli dei giornali, Gaza è fatta di volti, risate, forza e sogni che meritano di essere visti”.
Mohanna ha dedicato il Premio Koinè alla sua città e alla memoria del padre: “Il suo amore e la sua forza sono la spinta dietro ogni mio scatto”. Il suo augurio è che il lavoro suo e degli altri premiati “continui a far emergere la nostra umanità e a far capire chi siamo, qui nel Mediterraneo e oltre”.
Alhassan Selmi: il reportage che sfida l’assedio
Alhassan Selmi è un volto noto in Italia per i suoi servizi su “Presadiretta”. Da Gaza, dove vive e lavora, ha raccontato le difficoltà di fare il giornalista sotto assedio: “Abbiamo continuato a documentare anche senza attrezzature adeguate”, ha detto ad ANSAmed. Ha rivolto un appello alla comunità internazionale e ai media: “Bisogna fare pressione su Israele per far entrare i giornalisti stranieri nella Striscia. La loro presenza ci protegge, perché sono tutelati dai loro Paesi e dal diritto internazionale, cosa che per noi giornalisti palestinesi non vale”.
Secondo le organizzazioni di categoria, più di 250 giornalisti sono stati uccisi a Gaza in meno di due anni. Selmi ha dedicato il premio ai colleghi caduti e all’artista italiana Marcella Brancaforte: “Non ha mai smesso di disegnare per chiedere la fine di questa guerra ingiusta. Con l’arte, è stata la voce di chi non ne aveva una”.
La forza della testimonianza diretta
Nel suo intervento finale, Riccardo Iacona ha sottolineato quanto sia importante ascoltare chi vive il conflitto sulla propria pelle. “L’idea di ‘Presadiretta’ – ha spiegato – è stata proprio quella di dare voce a questi ragazzi, che ci hanno raccontato quello che succedeva, facendoci sentire la loro storia ad altezza d’uomo. Questo ha fatto la differenza”.
Il Premio Koinè del MedFilm Festival si conferma così come uno spazio prezioso per storie che spesso restano nascoste. Racconti di resistenza quotidiana, immagini rubate tra le macerie e parole che cercano di farsi ascoltare oltre i confini della Striscia.
