Roma, 8 novembre 2025 – La Cgil ha lanciato uno sciopero generale per il 12 dicembre, una mobilitazione decisa contro la legge di bilancio del governo Meloni, definita dal sindacato “una manovra per i ricchi”. L’annuncio è arrivato stamattina da Firenze, durante l’assemblea generale della Cgil, guidata da Fulvio Fammoni, presidente dell’assemblea, con l’intervento del segretario generale Maurizio Landini. La scelta di un venerdì per lo sciopero ha subito acceso il dibattito politico. La premier Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini non hanno perso l’occasione per ironizzare sulla coincidenza con l’inizio del weekend.
Sciopero contro una legge di bilancio “ingiusta”
Al centro della protesta c’è una legge di bilancio che, secondo la Cgil, “premia i ricchi e non i poveri”. A spiegarlo è stato Christian Ferrari della segreteria nazionale: “La crescita è quasi ferma e le disuguaglianze aumentano”. “Gli argomenti per scioperare sono tantissimi”, ha detto Ferrari dal palco. Landini, chiudendo l’assemblea, ha rincarato la dose: “La manovra è ingiusta e va cambiata. Ora l’emergenza è aumentare i salari”.
Il segretario ha ricordato che lavoratori e pensionati hanno versato “25 miliardi di tasse in più negli ultimi tre anni, soldi che non dovevano pagare”. La richiesta della Cgil è netta: risorse in più per rinnovare i contratti pubblici, detassazione per tutti i contratti senza limiti di reddito e la restituzione del fiscal drag.
Sanità, scuola e servizi sociali: investimenti che mancano
Il sindacato punta il dito anche contro i tagli alla sanità pubblica e la scarsità di investimenti nei servizi essenziali. “Ci sono sei milioni di persone che non riescono a curarsi, con liste d’attesa infinite”, ha denunciato Landini. Medici e infermieri lavorano in condizioni sempre più difficili: turni pesanti, personale insufficiente. La Cgil chiede nuove assunzioni e fondi anche per la scuola e i servizi sociali, partendo da una legge sull’autosufficienza.
“Bisogna investire su scuola e istruzione”, ha ribadito Landini, sottolineando che per molte famiglie la situazione è diventata insostenibile. Il sindacato insiste su un’attenzione maggiore ai servizi sociali, visti come fondamentali per ridurre le disuguaglianze.
Pensioni e fisco: serve più giustizia
Sullo stato delle pensioni il giudizio è altrettanto severo. Landini ha ricordato le promesse del centrodestra sulla cancellazione della legge Fornero: “Chi ha vinto le elezioni aveva detto agli italiani che con loro la Fornero sarebbe sparita. Oggi invece siamo qui a chiedere: ridateci la Fornero”. L’Italia resta il Paese con l’età pensionabile più alta d’Europa e le recenti misure di flessibilità sono state cancellate.
Sul fronte fiscale, la Cgil chiede un contributo di solidarietà per l’1% più ricco della popolazione. “Il fisco lo pagano lavoratori e pensionati”, ha spiegato Landini, “mentre le tasse su lavoro e pensioni sono più alte rispetto a quelle su profitti e rendite finanziarie”. Secondo il sindacato, questa misura potrebbe portare 26 miliardi da investire in sanità, scuola e aumenti salariali.
La polemica politica: Meloni e Salvini ironizzano sulla data
La scelta del 12 dicembre, un venerdì, non è passata inosservata a Palazzo Chigi. La premier Giorgia Meloni ha commentato sui social con una faccina perplessa: “Nuovo sciopero generale della Cgil contro il governo annunciato da Landini. In quale giorno della settimana sarà il 12 dicembre?”. Un chiaro riferimento sarcastico al fatto che lo sciopero cade proprio prima del weekend, un tema già usato dalla presidente del Consiglio in passato.
Sulla stessa linea il vicepremier Matteo Salvini, che ha invitato Landini a “rinunciare al weekend lungo” e a spostare lo sciopero in un altro giorno. La polemica politica si intreccia così con le rivendicazioni sindacali, in un clima che si preannuncia teso nelle prossime settimane.
No alla spesa militare: “Serve giustizia sociale, non armi”
Tra i punti più contestati dalla Cgil c’è anche l’aumento della spesa militare. “L’unica spesa pubblica che cresce è quella per le armi”, ha detto Landini. L’Italia ha promesso di portare la spesa per gli armamenti al 5%, pari a 900 miliardi in dieci anni. Una scelta che il segretario definisce “una follia da fermare”. Per lui, sicurezza e pace si costruiscono con la giustizia sociale, non con le armi.
Il 12 dicembre sarà quindi una giornata decisiva per il confronto tra governo e sindacati. Sullo sfondo restano le richieste di lavoratori e pensionati, mentre la politica osserva – tra ironie e tensioni – l’avvicinarsi dello sciopero generale.
