Armi da 5 miliardi per Kiev a rischio: lo shutdown blocca il supporto Usa

Armi da 5 miliardi per Kiev a rischio: lo shutdown blocca il supporto Usa

Armi da 5 miliardi per Kiev a rischio: lo shutdown blocca il supporto Usa

Matteo Rigamonti

Novembre 9, 2025

Washington, 9 novembre 2025 – Più di 5 miliardi di dollari in armi americane destinate ai Paesi della Nato per sostenere l’Ucraina sono rimasti bloccati negli Stati Uniti a causa dello shutdown governativo. Per quaranta giorni, molte agenzie federali sono rimaste ferme, paralizzando così anche le forniture militari. La stima, resa nota dal Dipartimento di Stato e riportata dal sito Axios, mette in luce quanto la crisi politica interna americana possa avere ripercussioni dirette sulla sicurezza in Europa.

Forniture militari ferme e ritardi pesanti

I documenti mostrano che lo stop ha colpito soprattutto l’ufficio del Dipartimento di Stato che si occupa dei contratti per l’esportazione militare. Di fatto, le pratiche per consegnare sistemi come i missili Himars, le batterie Aegis e i missili aria-aria Amraam sono rimaste ferme o hanno subito ritardi importanti. Le consegne bloccate riguardano principalmente Danimarca, Croazia e Polonia, Paesi che nelle ultime settimane hanno giocato un ruolo chiave nel trasferimento di armi verso Kiev.

Un effetto domino sulla guerra in Ucraina

Molte delle armi bloccate, spiegano fonti diplomatiche a Washington, sono destinate poi a finire in Ucraina. Il sistema ormai è rodato: gli Stati Uniti consegnano sistemi avanzati agli alleati europei, che poi trasferiscono parte delle loro scorte alle forze ucraine. “Il blocco ha rallentato tutta la catena di approvvigionamento proprio mentre la pressione sul fronte orientale resta alta”, ha detto un funzionario Nato a Bruxelles, che ha chiesto l’anonimato. Solo dopo la fine dello shutdown, a fine ottobre, le procedure sono riprese, ma l’arretrato rischia di pesare nelle prossime settimane.

La preoccupazione degli alleati europei

A Varsavia, il ministro della Difesa polacco Władysław Kosiniak-Kamysz ha espresso chiaramente la sua “preoccupazione” per i ritardi. “La nostra sicurezza dipende anche dalla rapidità con cui questi sistemi arrivano”, ha detto ieri mattina durante una conferenza stampa al quartier generale militare. Anche dalla Danimarca sono arrivate richieste di spiegazioni: il ministro degli Esteri Lars Løkke Rasmussen ha chiesto agli Stati Uniti “garanzie sul rispetto degli impegni presi”. In Croazia, invece, il governo ha scelto di non commentare pubblicamente, ma fonti diplomatiche confermano che la questione è stata affrontata in una riunione riservata del Consiglio nazionale di sicurezza.

Nato, un campanello d’allarme per le strategie

Il blocco delle forniture americane potrebbe pesare anche sulle strategie della Nato in Europa orientale. Gli esperti del think tank Atlantic Council ricordano quanto gli alleati europei siano ancora molto legati alle forniture statunitensi. “Ogni interruzione, anche breve, può creare vuoti difficili da colmare sul campo”, spiega l’esperto di sicurezza John Herbst. Il tema è stato affrontato anche nell’ultima riunione del Comitato militare Nato a Bruxelles, dove diversi rappresentanti hanno chiesto di puntare a una maggiore autonomia industriale europea.

Perché è successo lo shutdown e cosa aspettarsi

Lo shutdown che ha bloccato Washington tra settembre e ottobre è nato dal mancato accordo tra Congresso e Casa Bianca sul bilancio federale. Una situazione che si è risolta solo dopo settimane di trattative serrate e che, secondo molti, potrebbe ripetersi se non si troverà una soluzione stabile ai contrasti politici interni. Intanto, il Dipartimento di Stato ha assicurato che “tutte le pratiche arretrate saranno evase al più presto”, ma senza indicare tempi precisi per tornare alla normalità.

La sicurezza europea sotto pressione

In attesa che le forniture riprendano a pieno ritmo, i governi europei si interrogano sulla tenuta della catena logistica e sulla necessità di diversificare le fonti. “Non possiamo permetterci altri stop”, ha confidato un alto funzionario della Difesa danese. Solo allora, forse, la crisi dello shutdown americano sarà archiviata come un campanello d’allarme – e non come l’inizio di una nuova fase di incertezza per la sicurezza del continente.