Pechino, 9 novembre 2025 – La Cina ha annunciato oggi la sospensione temporanea del divieto di esportazione verso gli Stati Uniti di tre metalli rari: gallio, antimonio e germanio. Questi materiali sono fondamentali per la produzione globale di semiconduttori. La decisione, resa nota dal Ministero del Commercio cinese in una nota diffusa venerdì mattina, resterà in vigore fino al 27 novembre 2026. Un segnale chiaro, secondo molti osservatori internazionali, di un possibile allentamento delle tensioni tra Pechino e Washington dopo mesi di scontri commerciali e tecnologici.
Sospensione del divieto: un gesto che cambia il clima tra Pechino e Washington
Il divieto, entrato in vigore la scorsa estate, aveva imposto forti restrizioni sulle esportazioni di questi metalli verso gli Stati Uniti. Era stato visto come una risposta diretta alle limitazioni americane sulle tecnologie avanzate destinate alla Cina. Ora, con questa sospensione che durerà almeno un anno, Pechino sembra voler riaprire un canale di dialogo su temi delicati. Nel comunicato ufficiale si legge: “La sospensione resterà valida fino al 27 novembre 2026”, senza però aggiungere dettagli sulle ragioni precise.
Fonti diplomatiche a Pechino riferiscono che la decisione è stata presa nelle ultime settimane in vista di un possibile incontro tra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden, che dovrebbe tenersi durante il prossimo vertice APEC a San Francisco. “È un segnale di distensione, ma anche un messaggio chiaro: la Cina vuole ricordare di essere un protagonista chiave nelle catene di produzione globali”, ha detto un funzionario europeo a conoscenza dei colloqui.
Perché gallio, antimonio e germanio contano così tanto
Questi tre metalli sono essenziali per la realizzazione di componenti elettronici all’avanguardia, fibre ottiche, pannelli solari e apparecchiature militari. Il gallio serve, per esempio, nei chip per le reti 5G e nei LED; il germanio è indispensabile per le lenti a infrarossi e le telecomunicazioni; l’antimonio si usa in leghe particolari e batterie.
La Cina domina il mercato mondiale di questi materiali. Secondo l’US Geological Survey, Pechino controlla più del 60% della produzione di gallio e germanio, e oltre il 70% per l’antimonio. Senza forniture regolari dalla Cina, molte aziende americane rischiano rallentamenti o addirittura blocchi nella produzione, sottolinea un analista sentito da Reuters.
Le reazioni e cosa cambia per il mondo della tecnologia
La notizia è stata accolta con prudenza dalle associazioni industriali statunitensi. “È un passo avanti, ma la situazione rimane fragile”, ha commentato John Neuffer, presidente della Semiconductor Industry Association. Anche il Dipartimento del Commercio americano ha espresso cautela: “Seguiamo la situazione con attenzione e continuiamo a cercare di diversificare le catene di approvvigionamento”.
In Europa, dove la dipendenza dalla Cina è altrettanto alta, la Commissione UE ha ribadito l’urgenza di puntare sull’autonomia industriale. “Questa sospensione è una pausa temporanea, ma non risolve i problemi di fondo”, ha spiegato un portavoce di Bruxelles.
Un passo importante in un momento delicato per i rapporti Cina-USA
La decisione arriva in un momento di forte tensione tra le due superpotenze. Negli ultimi mesi, Washington ha stretto i controlli sull’esportazione di chip avanzati verso la Cina, citando motivi di sicurezza nazionale. Pechino ha risposto con restrizioni sulle materie prime critiche, aumentando i timori di una guerra commerciale.
Nelle ultime settimane, però, ci sono stati segnali di disgelo: incontri tecnici tra le delegazioni e toni più concilianti dai ministri del commercio. “Non è ancora una svolta definitiva – ha ammesso un diplomatico americano a Pechino – ma almeno si è tornati a parlare”.
E adesso? Scenari e incognite per il futuro
La sospensione non significa che il divieto sia stato cancellato per sempre. Il ministero cinese ha chiarito che la misura potrà essere modificata in qualsiasi momento, a seconda di come evolverà la situazione internazionale. Le aziende dovranno comunque ottenere licenze specifiche per esportare, seguendo le regole già in vigore.
In attesa dei prossimi sviluppi diplomatici e delle possibili risposte americane, il settore tecnologico resta in allerta. “La vera sfida è garantire la stabilità delle forniture”, dice un manager di una multinazionale europea. Per ora, almeno fino al 2026, la filiera dei semiconduttori può tirare un sospiro di sollievo. Ma la partita tra Pechino e Washington è tutt’altro che chiusa.
