Hamas annuncia: il corpo di Hadar Goldin sarà restituito alle 14

Hamas annuncia: il corpo di Hadar Goldin sarà restituito alle 14

Hamas annuncia: il corpo di Hadar Goldin sarà restituito alle 14

Matteo Rigamonti

Novembre 9, 2025

Tel Aviv, 9 novembre 2025 – L’ala militare di Hamas ha annunciato che oggi sarà restituito a Israele il corpo del tenente Hadar Goldin, ucciso durante la guerra a Gaza nel 2014. Il corpo arriverà alle 14 ora locale, le 13 in Italia. La notizia, rilanciata dai principali media israeliani nelle prime ore del mattino, arriva dopo oltre undici anni di attesa e lunghe trattative. Goldin, allora ventitreenne e ufficiale della brigata Givati, era caduto in combattimento il primo agosto 2014 a Rafah, durante l’operazione Margine Protettivo. Il suo corpo era stato portato via da miliziani palestinesi in un tunnel sotterraneo.

Restituzione della salma: la trattativa in corso

Fonti vicine al dossier raccontano che la restituzione del corpo di Goldin è legata a una trattativa tra Hamas e Israele. In pratica, la consegna della salma sarebbe il prezzo per permettere a circa 150 miliziani di Hamas, ancora intrappolati nei tunnel di Rafah – zona sotto controllo dell’esercito israeliano – di spostarsi in un’area della Striscia di Gaza dove le forze israeliane non sono presenti. Al momento, nessuna conferma ufficiale è arrivata né dal governo israeliano né da portavoce di Hamas, almeno fino alle 11 ora italiana. Ma fonti militari a Tel Aviv fanno sapere che “i negoziati sono delicati e ancora in corso”.

Hadar Goldin: una ferita che non si è mai chiusa

La storia di Hadar Goldin ha segnato profondamente l’opinione pubblica israeliana. Il giovane ufficiale era stato dichiarato disperso dopo uno scontro a fuoco nelle prime ore del primo agosto 2014. Solo più tardi le autorità militari avevano confermato la sua morte. La famiglia Goldin, che vive a Kfar Saba, ha chiesto più volte il ritorno della salma, rivolgendosi sia ai governi di Netanyahu che agli organismi internazionali. “Non abbiamo mai smesso di sperare”, aveva detto la madre, Leah Goldin, in una recente intervista al quotidiano Haaretz. Se la consegna del corpo sarà confermata, sarà la fine di una delle pagine più dolorose di quella guerra.

Rafah e i tunnel: il nodo cruciale

La zona di Rafah, all’estremità sud della Striscia di Gaza, resta uno dei punti più delicati, sia sul piano militare che umanitario. I tunnel sotterranei, usati da Hamas per contrabbando e azioni militari, sono stati il bersaglio di molte operazioni dell’esercito israeliano negli ultimi anni. Secondo fonti dell’IDF, almeno 150 miliziani sono ancora bloccati nei cunicoli sotto Rafah, senza rifornimenti e in condizioni difficili. La possibilità di farli spostare in aree meno controllate è un elemento centrale nei negoziati.

Reazioni a Tel Aviv: attesa e tensione

A Tel Aviv la notizia della possibile restituzione del corpo di Goldin ha subito acceso le emozioni. Davanti al Ministero della Difesa, alcuni parenti di soldati caduti si sono radunati fin dalle 9 del mattino. “È un passo che aspettavamo da anni”, ha detto David Cohen, portavoce dell’associazione delle famiglie dei dispersi. Il premier Yair Lapid, pur senza commentare direttamente, ha ribadito che “ogni soldato israeliano merita di tornare a casa”. Intanto, i media locali seguono con attenzione la situazione: le telecamere sono già puntate sulla base militare dove dovrebbe avvenire la consegna.

Un equilibrio fragile tra guerra e diplomazia

La vicenda si inserisce in un clima di tensione sempre più alta tra Israele e Hamas. Negli ultimi mesi le operazioni militari a Rafah sono aumentate e il rischio di nuove escalation è concreto. Per molti analisti, la restituzione del corpo di Goldin potrebbe essere un segnale di distensione, almeno sul piano umanitario, ma non cambia l’equilibrio sul campo. “È un gesto simbolico”, spiega Amos Harel, editorialista di Haaretz, “ma non cambia la sostanza dello scontro”.

Aspettando la conferma ufficiale e la consegna prevista per il pomeriggio, l’attenzione resta alta sia a Tel Aviv sia nella Striscia di Gaza. Solo allora si capirà se questa mossa potrà aprire nuovi spazi per il dialogo o rimarrà un episodio isolato in un conflitto che dura da troppo tempo.