Parisi: l’Europa deve aumentare gli investimenti nella ricerca

Parisi: l'Europa deve aumentare gli investimenti nella ricerca

Parisi: l'Europa deve aumentare gli investimenti nella ricerca

Giada Liguori

Novembre 9, 2025

Bologna, 9 novembre 2025 – L’Europa deve fare molto di più per la ricerca scientifica. Questo il messaggio forte lanciato ieri da Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, durante l’incontro “Ricerca e Europa” a Forlì, dedicato alla memoria del giornalista scientifico Pietro Greco. L’evento, organizzato dall’Associazione Nuova Civiltà delle Macchine insieme a Progetto Ruffilli e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune, ha messo insieme studiosi, amministratori e studenti per ragionare sul futuro della scienza in Europa. Parisi ha messo in chiaro che i piccoli aumenti di fondi in Italia non bastano a cambiare le cose: “Servono politiche nuove, non solo aggiustamenti minimi”, ha detto senza giri di parole.

Europa, la ricerca è una sfida che non possiamo perdere

Parisi ha lanciato un allarme: l’Europa rischia di restare indietro nella corsa mondiale alla ricerca se non mette in campo risorse serie. “Se l’Europa non scommette davvero sulla ricerca, avremo un problema grosso”, ha avvertito il fisico romano davanti a un pubblico attento. Il riferimento è soprattutto alla Cina, che in questi anni ha spinto molto sull’acceleratore, investendo soldi e risorse in scienza e tecnologia. “La Cina sta investendo con costanza e grande interesse nella scienza”, ha spiegato Parisi, sottolineando che il divario potrebbe diventare ancora più grande se l’Unione Europea non cambia passo.

Ma non è solo Pechino a complicare i conti. Anche il ruolo crescente dei privati nei finanziamenti alla ricerca porta nuove sfide. “È fondamentale che ci sia un forte investimento pubblico. La scienza deve rimanere un bene condiviso. I privati, invece, spesso guardano più al profitto e meno alla diffusione della conoscenza”, ha detto Parisi, mettendo l’accento sull’equilibrio necessario tra pubblico e privato.

Politiche europee, il nodo da sciogliere

Nel corso dell’incontro, Parisi ha ricordato una proposta lanciata all’inizio degli anni Novanta da Jacques Delors, allora presidente della Commissione Ue: togliere la ricerca dal calcolo del deficit di bilancio. “Quel suggerimento è stato accantonato, ma secondo me resta valido”, ha confidato il Nobel. Per Parisi, l’Europa dovrebbe spingere i Paesi a investire di più con “politiche economiche che favoriscano la ricerca”, rendendo stabili gli incentivi e liberando gli Stati dai limiti di spesa che spesso bloccano tutto.

Tra gli studenti e i docenti in sala qualcuno annuiva, altri prendevano appunti. È un tema che resta caldo, soprattutto dopo le recenti discussioni sul nuovo Patto di Stabilità europeo.

Italia, basta con i piccoli passi

Sul fronte italiano, Parisi non ha usato mezzi termini: “I piccoli aumenti aiutano solo a tenere il passo con l’inflazione, ma per fare un vero salto ci vorrebbe troppo tempo”. Per lui, serve un cambio netto. “Non si può andare avanti con piccoli ritocchi, bisogna cambiare rotta”, ha ribadito.

Il problema non è solo la mancanza di soldi pubblici. In Italia, ha aggiunto Parisi, mancano anche i fondi di rischio disposti a puntare su progetti innovativi di giovani ricercatori. “Il governo potrebbe usare la Cassa depositi e prestiti per finanziare contratti di questo tipo, con attenzione, ma finora non lo fa”, ha osservato.

Giovani ricercatori in fuga: un talento che se ne va

Un dato che racconta bene la difficoltà dei giovani scienziati italiani arriva dal Consiglio Europeo della Ricerca. “Se guardiamo ai ricercatori per nazionalità, gli italiani sono tra i più premiati”, ha detto Parisi. Ma se si guarda alla classifica per Paesi, l’Italia scende molto in basso. Un segnale chiaro: molti giovani formati nelle università italiane scelgono di andare all’estero, dove trovano condizioni migliori per lavorare e crescere.

Durante l’incontro, diversi hanno sottolineato come questa fuga rischi di indebolire la ricerca italiana. “Non possiamo permetterci di perdere una generazione di ricercatori”, ha commentato un docente dell’Università di Bologna presente in sala.

Il futuro della ricerca si decide oggi

Parisi ha chiuso con un appello: il futuro della ricerca in Europa – e in Italia – dipende da scelte politiche coraggiose. “Serve una visione lunga”, ha detto il Nobel. Solo così si potranno affrontare le sfide globali e dare ai giovani la possibilità di contribuire allo sviluppo scientifico del continente.