Proteste in corso a Milano: le Famiglie sospese contro l’acquisto di case sequestrate

Proteste in corso a Milano: le Famiglie sospese contro l'acquisto di case sequestrate

Proteste in corso a Milano: le Famiglie sospese contro l'acquisto di case sequestrate

Matteo Rigamonti

Novembre 9, 2025

Milano, 9 novembre 2025 – Questa mattina, davanti ai cantieri sotto sequestro di Milano sono spuntati manifesti in bianco e nero con una scritta chiara e dura: “Colpevoli di aver comprato casa”. A esporli è stato il comitato delle Famiglie sospese, un gruppo formato da migliaia di acquirenti che da oltre un anno e tre mesi aspettano di poter finalmente entrare nelle case acquistate, bloccate dalle indagini della procura. Sullo sfondo, le sagome di coppie e famiglie, ognuna con una tavoletta in mano, come nelle vecchie foto segnaletiche americane, dove si leggono nome, data d’acquisto e un’accusa simbolica: “aver voluto una casa dove far nascere il futuro”, “vivere vicino ai nipotini”, “acquistare la casa della vita”.

Famiglie in bilico: l’attesa che non ha fine

Il comitato parla di circa 4.500 famiglie coinvolte in questa storia. Alcune hanno già pagato acconti o saldi, altre aspettano risposte da mesi. L’attesa, dicono i portavoce, dura da “oltre 475 giorni”, un tempo che ha gettato molti nell’incertezza più totale. “Siamo stati condannati per aver comprato una casa. La nostra casa”, si legge nel comunicato diffuso dal gruppo. Il riferimento è agli esposti arrivati in procura per centinaia di palazzi costruiti dal 2013 a oggi, tutti finiti sotto la lente degli inquirenti per presunte irregolarità edilizie.

Presidi e proteste davanti ai cantieri

Ieri mattina, a un anno esatto dal sequestro dello Scalo House in via Valtellina, decine di famiglie si sono ritrovate davanti al cantiere per un nuovo presidio. Accanto agli acquirenti del progetto di via Valtellina, c’erano anche rappresentanti di altri complessi bloccati dalle indagini: The Syre, The Nest, il cantiere di via Serlio. “Dietro ogni appartamento ci sono giovani, genitori, figli, nonni, coppie. Non numeri, ma persone”, ha detto una delle portavoce del comitato mentre affiggevano i manifesti alle recinzioni di metallo.

Dietro i numeri, storie di vita

Non sono solo numeri. Ogni appartamento racconta una storia vera. C’è chi ha venduto la vecchia casa per stare più vicino ai figli, chi ha acceso un mutuo contando su una data di consegna che ora sembra lontanissima. “Mio marito ed io abbiamo firmato il compromesso nel marzo 2023”, racconta Paola, 38 anni, insegnante. “Avevamo scelto quella zona per la scuola dei bambini. Ora viviamo in affitto e non sappiamo quando potremo entrare nella nostra casa”. Anna, pensionata, confida: “Volevo stare vicino ai miei nipoti. Ho investito tutti i risparmi di una vita e adesso mi sento sospesa”.

Una legge per sbloccare la situazione

Il comitato chiede una via d’uscita chiara e veloce. “Serve una legge che metta fine a questo limbo”, si legge nella nota diffusa ieri. Secondo le Famiglie sospese, la città non può “lavarsene le mani”. La richiesta è rivolta alle istituzioni, locali e nazionali: “Chi avrebbe dovuto garantirci tutela e sicurezza ci ha lasciati soli, sospesi tra il rischio di perdere tutto e l’impossibilità di costruirci un futuro”.

Le indagini e i tempi incerti

Le indagini della procura di Milano, aperte nel 2023, riguardano presunte irregolarità urbanistiche e amministrative su centinaia di immobili costruiti negli ultimi dodici anni. I sequestri hanno bloccato la consegna degli appartamenti, congelando i rapporti tra acquirenti e costruttori. Fonti giudiziarie parlano di tempi lunghi per una soluzione definitiva. Nel frattempo, le famiglie restano in attesa.

Milano tra crescita e stallo edilizio

La vicenda delle Famiglie sospese si inserisce in un quadro più ampio: la crescita di Milano e le difficoltà nel settore edilizio. Mentre la città continua ad attrarre nuovi abitanti e investimenti, il blocco dei cantieri rischia di frenare tutto il comparto. “Milano non può permettersi di lasciare migliaia di famiglie senza risposte”, ha detto uno degli organizzatori del presidio.

Per ora, tra manifesti e presidi silenziosi, resta la domanda che campeggia sui cartelli: “Colpevoli di aver comprato casa?”. Una domanda che aspetta ancora risposte concrete da istituzioni e giustizia.