Sanchez: il mio impegno per la legislatura e la ricandidatura nel ’27

Sanchez: il mio impegno per la legislatura e la ricandidatura nel '27

Sanchez: il mio impegno per la legislatura e la ricandidatura nel '27

Matteo Rigamonti

Novembre 9, 2025

Madrid, 9 novembre 2025 – Il presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, ha escluso categoricamente l’ipotesi di elezioni anticipate e ha confermato la volontà di arrivare fino in fondo a questa legislatura, nonostante la recente rottura con il partito indipendentista catalano Junts per Catalunya. In un’intervista rilasciata oggi a El País, Sánchez è stato chiaro: “Nel 2027 mi ricandiderò”, segnalando che la crisi parlamentare non cambierà la direzione del governo.

Sánchez chiude la porta alle urne: “Andiamo avanti fino al 2027”

La crisi è scoppiata dopo che Junts per Catalunya ha deciso di togliere il sostegno al governo di minoranza formato da PSOE e Sumar. Ma Sánchez non vuole sentir parlare di voto anticipato: “Non siamo in quella situazione”, ha detto, riferendosi proprio all’eventualità di tornare alle urne. Ha ricordato come “abbiamo rispettato il nostro accordo di investitura”, sottolineando il voto di fiducia ottenuto nel novembre 2023 anche grazie ai voti degli indipendentisti.

Il presidente ha ammesso la “complessità parlamentare” di questa legislatura, ma ha aggiunto che si può governare bene anche in queste condizioni. “I risultati economici e sociali degli ultimi sette anni parlano chiaro”, ha detto, convinto che la Spagna può proseguire su questa strada senza una maggioranza solida.

Il nodo catalano e i negoziati aperti

La rottura con Junts, guidato da Carles Puigdemont, ha riacceso i dubbi sulla stabilità del governo. Ma Sánchez resta ottimista: “C’è un dialogo aperto e una chiara volontà di normalizzare la situazione politica in Catalogna”, ha assicurato. Ha confermato che sono in corso trattative con Berlino e che il governo è impegnato a rispettare gli accordi presi a Bruxelles con il partito indipendentista.

Uno dei temi caldi riguarda il riconoscimento del catalano e delle altre lingue co-ufficiali spagnole come lingue ufficiali del Parlamento Europeo. “Stiamo lavorando per trasformare in realtà quegli accordi che non dipendono direttamente dal governo”, ha spiegato Sánchez, riferendosi al nodo linguistico che da mesi tiene banco tra Madrid e le forze autonomiste.

Un governo fragile, ma deciso a resistere

La legislatura partita nel novembre 2023 si è subito fatta notare per una maggioranza fragile e la necessità di continue mediazioni con partiti regionali e indipendentisti. La rottura con Junts segna un momento complicato, ma Sánchez vuole tenere la barra dritta fino alla fine del mandato. “Nel 2027 mi ricandiderò”, ha ribadito, lasciando intendere che non ci saranno sorprese nei prossimi mesi.

Sul fronte economico, il premier ha rivendicato i risultati raggiunti. Secondo i dati del Ministero dell’Economia, nel 2024 la Spagna ha avuto una crescita del PIL superiore alla media europea e la disoccupazione è scesa ai livelli più bassi dal 2008. “I numeri parlano da soli”, ha detto una fonte vicina a Moncloa, “e sono la migliore risposta alle critiche dell’opposizione”.

Le reazioni di opposizioni e alleati

Le dichiarazioni di Sánchez hanno diviso le forze politiche. Dal Partito Popolare, la segretaria generale Cuca Gamarra ha accusato il governo di “tirare a campare” senza una vera maggioranza. Sumar, invece, partner di governo, ha mostrato sostegno al premier, pur chiedendo più attenzione alle questioni sociali.

In Catalogna, Junts mantiene una posizione critica. Fonti vicine a Puigdemont hanno detto che “la fiducia è venuta meno” e che il partito continuerà a cercare una soluzione politica che riconosca le particolarità catalane. ERC – Esquerra Republicana de Catalunya – invece resta più aperta al dialogo, ma chiede passi concreti sulle autonomie.

Il futuro della legislatura

A Madrid, l’atmosfera è tesa ma non ci sono segnali di una crisi di governo imminente. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se Sánchez riuscirà a mantenere gli equilibri in Parlamento e a far passare le riforme più importanti. Solo allora si potrà vedere se la promessa di arrivare al 2027 sarà rispettata o se nuovi problemi costringeranno il governo a cambiare strategia.

Per ora, però, il presidente spagnolo sembra deciso: niente elezioni anticipate, l’obiettivo è finire la legislatura e tornare a chiedere fiducia agli spagnoli tra due anni.