Roma, 10 novembre 2025 – La manovra fiscale 2026 torna sotto i riflettori dopo le parole di Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, che questa mattina ha commentato le novità sull’Irpef. “Non si tratta di privilegi, ma di ristabilire un principio di equità”, ha detto Cuzzilla, parlando a margine della presentazione dei dati realizzati da Cida insieme a Itinerari Previdenziali. Di nuovo, il nodo è la distribuzione del carico fiscale in Italia e le scelte del governo per il prossimo anno.
Irpef: pochi pagano quasi tutto
I dati diffusi da Cida e Itinerari Previdenziali sono chiari: il 27% dei contribuenti copre quasi l’80% dell’Irpef, mentre il 43% della popolazione non versa alcuna imposta diretta. Numeri che, solo poche settimane fa, avevano acceso il dibattito sulla pressione fiscale e sulla tenuta del sistema. “Qualche settimana fa i dati sull’Irpef che abbiamo presentato hanno fatto rumore”, ricorda Cuzzilla. “Oggi la novità è una manovra che sembra andare proprio a favore di chi l’Irpef la paga”.
Il riferimento è al leggero alleggerimento dell’Irpef previsto dalla manovra 2026 per chi già sostiene la maggior parte del gettito. Un segnale che, secondo Cuzzilla, è “un primo riconoscimento a chi contribuisce di più e non deve essere penalizzato”. Il presidente di Cida ha sottolineato come la polemica sul fatto che il taglio favorisca chi già paga sia “una critica che si commenta da sola”.
Equità fiscale sotto la lente
Per spiegare la sproporzione, Cuzzilla porta un esempio concreto: “Un dirigente con 105 mila euro di reddito paga in Irpef e addizionali 13,5 volte più di un lavoratore che guadagna 30 mila euro, pur avendo un reddito solo 3,5 volte più alto”. Un dato che, secondo lui, mostra chi sostiene davvero il sistema. La questione dell’equità fiscale resta centrale, soprattutto mentre il governo cerca di bilanciare crescita e sostenibilità dei conti pubblici.
Cuzzilla ribadisce che non si tratta di “privilegi”, ma della necessità di “ristabilire un principio di equità”. Nonostante questo, il tema continua a dividere opinione pubblica e politica. L’Istat, nelle ultime audizioni parlamentari, ha avvertito che la misura rischia di allargare le differenze tra le varie fasce della popolazione.
Rottamazioni e sanatorie: i dubbi restano
Sul fronte delle nuove ipotesi di rottamazione e delle possibili sanatorie fiscali permangono forti perplessità. Cuzzilla ricorda la posizione di Cida: “Siamo contrari alle rottamazioni”. Anche la Corte dei Conti, durante le audizioni in Parlamento, ha sollevato dubbi precisi: cancellare sanzioni e allungare i tempi di pagamento significa far perdere allo Stato entrate certe e premiare chi non ha rispettato le regole.
“È un premio a chi ha evaso”, aggiunge Cuzzilla, “un peso in più per chi ha sempre pagato”. Il rischio, secondo lui, è minare la fiducia nel sistema fiscale e indebolire il patto tra cittadini e Stato. Un tema che torna puntuale nel dibattito italiano, soprattutto quando si parla di misure straordinarie per recuperare entrate.
Il patto fiscale e la sfida della responsabilità
“La manovra dà un primo segnale di giustizia per il ceto medio e i contribuenti onesti”, conclude Cuzzilla. Ma se si continua con le rottamazioni, “rischiamo di svuotare quel patto fiscale che dovrebbe unire e responsabilizzare”. Per il presidente di Cida, la vera equità si costruisce “premiando chi fa la sua parte”, non aprendo scappatoie a chi si sottrae.
Il dibattito resta aperto. Nei prossimi giorni sono attese nuove reazioni da associazioni di categoria e partiti politici. Nel frattempo, la discussione sulla manovra 2026 va avanti, tra numeri, principi e scelte che riguardano milioni di contribuenti italiani.
