Marrakech, 10 novembre 2025 – Dal 28 novembre al 6 dicembre, Marrakech si prepara a trasformarsi ancora una volta nella capitale mondiale del cinema. Per la ventiduesima edizione, il Festival Internazionale del Film porta in città registi, attori e appassionati da ogni angolo del mondo. In programma ci sono 82 film provenienti da 31 paesi, tra anteprime, omaggi e nuove storie pronte a raccontare il nostro tempo.
Marrakech, un crocevia di storie e culture
La selezione ufficiale punta a mettere in luce la diversità di voci e sguardi. Ci sono otto anteprime mondiali o internazionali e ben quattordici opere prime e seconde in corsa per la Stella d’Oro, il premio più ambito del festival. A guidare la giuria è il regista sudcoreano Bong Joon-ho, già vincitore della Palma d’Oro a Cannes con “Parasite”. “Il cinema resta uno spazio dove le differenze diventano ricchezza”, ha detto.
Tra i titoli più attesi c’è “Behind the Palm Trees” di Meryem Benm’Barek, un thriller psicologico che scava nelle dinamiche di classe e potere legate al passato coloniale, presentato in anteprima mondiale. Dall’Australia arriva “First Light” di James J. Robinson, un dramma morale che segue una suora filippina alle prese con corruzione e crisi di fede.
Politica, memoria e resistenza sul grande schermo
Non mancano film che affrontano temi sociali e politici. “Before the Bright Day” di Shih-Han Tsao racconta le paure di una generazione a Taiwan nel 1996, sotto la minaccia della guerra. In “My Father’s Shadow”, il nigeriano Akinola Davies Jr. segue un padre e i suoi figli durante la crisi elettorale del 1993 in Nigeria. “Laundry” di Zamo Mkhwanazi riporta invece nel Sudafrica dell’apartheid, attraverso gli occhi di un giovane.
Tre film puntano i riflettori su donne che resistono e riscrivono il proprio destino. “Sky Promise” di Erige Sehiri” racconta una storia di solidarietà femminile contro il razzismo in Tunisia; “Broken Voices” di Ondřej Provazník affronta l’abuso di potere; mentre “Aisha Can’t Fly Away” di Morad Mostafa segue una donna sudanese che cerca libertà tra realtà e fantasia al Cairo.
Grandi nomi e anteprime da non perdere
Il festival si apre con “Dead Man’s Wire”, una commedia dark firmata da Gus Van Sant che riflette su media e capitalismo. Tra gli eventi più attesi, la serata di gala dedicata a “Hamnet” di Chloé Zhao, una storia d’amore e tragedia ispirata al figlio di Shakespeare. Attesa anche per “El Sett”, biopic di Marwan Hamed sulla celebre cantante egiziana Oum Kalthoum, con Mona Zaki nel ruolo principale.
La chiusura è affidata a “Palestina 36” di Annemarie Jacir, un melodramma storico su un momento cruciale per il popolo palestinese, con alcuni tra gli attori più noti del mondo arabo. Sullo stesso tema, sarà proiettato anche “Once Upon a Time in Gaza” dei fratelli Nasser, già premiato a Cannes.
Omaggi ai grandi maestri e spazio al cinema arabo
Oltre al concorso, il festival rende omaggio a nomi come Jodie Foster, Guillermo del Toro, la regista algerina Raouya e l’attore egiziano Hussein Fahmi. I loro film saranno proiettati nei cinema principali di Marrakech, dal Palais des Congrès al Cinéma le Colisée e al Musée Yves Saint-Laurent.
Dall’ultima Biennale di Venezia arrivano anche “A Fragile and Wonderful World” di Cyril Aris e “The Voice of Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania, inseriti nella sezione dedicata al cinema arabo contemporaneo.
Marrakech si veste a festa per il cinema
Nei nove giorni di festival, la città si anima con proiezioni, incontri con gli autori e serate di gala. Le strade intorno al Palais des Congrès si riempiono già dal mattino, dicono alcuni esercenti. I biglietti per le anteprime più attese sono andati a ruba in poche ore. Anche quest’anno, Marrakech conferma il suo ruolo di punto d’incontro internazionale per il cinema d’autore.
