Firenze, 10 novembre 2025 – Un tuffo nella Firenze notturna degli anni Ottanta, fatta di locali pieni, band che iniziavano a farsi strada e un’ondata di creatività che sembrava non fermarsi mai. Questo è il cuore di “Uscivamo molto la notte“, il documentario di Stefano Pistolini e Bruno Casini che domani sera, alle 21, debutta al Festival dei Popoli al cinema La Compagnia. Un racconto corale costruito sulle voci di chi quegli anni li ha vissuti davvero, tra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta.
Firenze di notte: tra musica e voglia di cambiare
In quegli anni, Firenze si libera dell’immagine di città elegante e tranquilla. Diventa un laboratorio di nuove culture giovanili. Le sue notti – raccontano i protagonisti – erano un mix di musica, arte e sperimentazioni. I nomi di allora fanno ancora venire i brividi: Litfiba, Diaframma, Neon, Cafè Caracas. E i locali? Veri punti di ritrovo per idee e incontri: dal Banana Moon al Plegine, dalla Rokkoteca Brighton di Settignano al Manila di Campi Bisenzio.
“Era una carica di energia, ogni sera succedeva qualcosa di nuovo”, ricorda Bruno Casini, che domani sarà in sala con il regista Pistolini e altri protagonisti di quegli anni. Il documentario mescola immagini d’archivio, testimonianze dirette e spezzoni sonori, con l’obiettivo – dicono gli autori – di far rivivere “l’atmosfera intensa e fugace” di quel periodo.
Il Rinascimento rock e la Fauna d’arte fiorentina
Gli anni tra il 1979 e il 1983 sono spesso chiamati il “Rinascimento rock” di Firenze, o la stagione della “Fauna d’arte”. Per Piero Pelù, frontman dei Litfiba, quel fenomeno si chiude proprio nei primi anni Ottanta. Casini invece sposta la fine un po’ più in là, fino alla fine del decennio. “C’era una voglia di sperimentare che coinvolgeva tutti – spiega Casini –. Non solo la musica, ma anche la moda, la grafica, il modo di stare insieme”.
Il film scorre come un fiume in piena: immagini sgranate di concerti improvvisati, racconti di chi c’era, foto in bianco e nero che raccontano la forza di quelle notti fiorentine. “Non era solo musica – confida uno degli intervistati –. Era una città che stava cambiando pelle”.
Quel che resta oggi: spazi che mancano
Ma oggi, cosa è rimasto di quella stagione? Il documentario si apre con una scena che parla da sola: gli Spleen, giovane band fiorentina, suonano in una cantina. Un’immagine che lascia intravedere una continuità, anche se le cose sono molto diverse. “Oggi mancano i posti dove suonare”, ammette Casini dopo la presentazione. Il Viper Theater è andato distrutto da un incendio, la Flog non ha più riaperto dopo la pandemia. “C’è il Glue”, dice Casini con un sorriso amaro, “ma apre solo una volta a settimana…”.
La nostalgia si mescola con la consapevolezza che qualcosa si è perso per strada. Eppure, tra i giovani di oggi, la voglia di fare musica e di ritrovarsi non è sparita. “Non è facile come allora”, dice uno dei ragazzi intervistati nel film, “ma ci proviamo lo stesso”.
Un’eredità che resiste
Domani sera, dopo la proiezione, registi e protagonisti incontreranno il pubblico per un confronto diretto. Un momento per riflettere su quanto quella stagione abbia segnato la città, dentro e fuori. “Firenze non è più quella degli anni Ottanta”, osserva Pistolini, “ma lo spirito di ricerca e apertura resta un punto di riferimento”.
“Uscivamo molto la notte” non è solo un omaggio a un passato condiviso. È un invito a riscoprire la forza delle comunità creative e a pensare a come ritrovare spazi di incontro e confronto. Perché, come suggerisce il film, ogni generazione ha bisogno delle sue notti insonni per costruire il futuro.
