Bangkok, 10 novembre 2025 – La Thailandia ha deciso di bloccare subito l’accordo di pace con la Cambogia, firmato solo una settimana fa sotto l’occhio attento del presidente americano Donald Trump. La mossa arriva dopo che due soldati thailandesi sono rimasti feriti ieri mattina per l’esplosione di una mina al confine est. A confermarlo è stato il portavoce del governo di Bangkok, Siripong Angkasakulkiat, che ha spiegato come la dichiarazione congiunta sia “fermata, almeno per ora”.
Confine in subbuglio dopo l’esplosione
L’incidente è successo poco dopo le 7.30 vicino al villaggio di Ban Nong Chan, nella provincia di Sa Kaeo, a pochi chilometri dalla linea di confine con la Cambogia. Secondo l’esercito thailandese, i due soldati stavano facendo una normale pattuglia quando sono stati colpiti dall’esplosione di una mina antiuomo. Sono stati portati all’ospedale di Aranyaprathet, dove le loro condizioni sono stabili ma restano sotto controllo. “Non possiamo accettare gesti che mettono in pericolo i nostri uomini”, ha detto il generale Chaiwat Kittipong, comandante della regione.
Accordo congelato, niente rilascio dei prigionieri
Con la sospensione dell’accordo di pace viene bloccato anche il rilascio di 18 soldati cambogiani detenuti in Thailandia dopo gli scontri recenti. “Tutte le misure previste dal documento vengono messe in pausa”, ha chiarito il portavoce Angkasakulkiat durante una conferenza stampa al Government House di Bangkok. Il patto, seguito da vicino dagli Stati Uniti, prevedeva vari passi per calmare la situazione, tra cui lo scambio di prigionieri e maggiori controlli congiunti lungo il confine.
Trump e la diplomazia in bilico
Il presidente americano Donald Trump aveva seguito da vicino i negoziati tra i due Paesi, vedendoli come un test importante per la sua politica in Asia sudorientale. Ora la sospensione dell’accordo è un duro colpo per la sua diplomazia nella regione. “Siamo molto preoccupati per quanto accaduto e invitiamo entrambe le parti alla calma”, ha detto il Dipartimento di Stato in una nota diffusa nella notte. Da Washington, fonti vicine alla Casa Bianca raccontano che Trump ha già contattato i leader thailandese e cambogiano per cercare di ricucire.
Un confine sempre sotto pressione
La zona di confine tra Thailandia e Cambogia è da sempre un terreno caldo, con dispute territoriali e residuati bellici degli anni Ottanta e Novanta. Solo nell’ultimo anno, secondo l’International Campaign to Ban Landmines, si sono registrati almeno 12 incidenti simili. “La situazione è ancora molto fragile”, ha ammesso un funzionario Onu a Phnom Penh, “basta un passo falso per vanificare mesi di lavoro diplomatico”.
Silenzio a Phnom Penh, ma cresce la tensione
Dal governo cambogiano nessun commento ufficiale per ora. Ma fonti diplomatiche locali raccontano che il premier Hun Sen ha convocato d’urgenza il consiglio dei ministri per discutere la situazione. Nei villaggi lungo il confine la paura cresce. Molti abitanti temono nuove restrizioni e un ritorno delle pattuglie armate. “Abbiamo paura che si torni indietro”, ha detto un residente di O’Smach, a pochi chilometri dal luogo dell’esplosione.
Un futuro incerto
Non è chiaro quando e se i negoziati potranno riprendere. La priorità, dicono fonti thailandesi, è garantire la sicurezza di militari e civili nelle zone di confine. “Serve tempo per ricostruire la fiducia”, ha ammesso un alto funzionario del ministero degli Esteri di Bangkok. Tutti gli occhi restano puntati sulla regione: questo episodio rischia di riaccendere vecchie tensioni proprio quando sembrava possibile una tregua.
