Washington, 10 novembre 2025 – Nella serata di ieri, il procuratore per la grazia del Dipartimento di Giustizia, Ed Martin, ha annunciato con un post su X (ex Twitter) che Donald Trump ha concesso la grazia presidenziale a una lunga lista di suoi alleati politici. Il provvedimento riguarda figure coinvolte o accusate di aver sostenuto i presunti piani per ribaltare le elezioni presidenziali del 2020. La notizia arriva mentre negli Stati Uniti il dibattito sulla legittimità di quelle elezioni continua a infiammarsi.
I nomi più importanti nella lista dei graziati
Secondo quanto riportato dalla CNN e confermato dal documento diffuso da Martin, tra i beneficiari della grazia ci sono personaggi noti come Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e avvocato personale di Trump, Sidney Powell, l’avvocata che ha guidato molte cause legali dopo il voto, e Mark Meadows, ex capo dello staff della Casa Bianca. Con loro, decine di altri collaboratori e funzionari, alcuni ancora sotto indagine o in attesa di processo.
Nel testo della proclamazione, pubblicato integralmente sui social, si parla di un “perdono totale, completo e incondizionato”. Una formula che, secondo diversi esperti legali, chiude ogni strada a possibili azioni penali federali contro gli interessati. “Questa proclamazione pone fine a una grave ingiustizia nazionale”, si legge nel documento firmato da Trump e rilanciato dal procuratore Martin.
Reazioni a Washington: tra applausi e critiche
La notizia della grazia ha subito scatenato reazioni contrastanti. Da un lato, i sostenitori dell’ex presidente l’hanno accolta come un atto dovuto. “Era ora di mettere fine a una persecuzione politica senza precedenti”, ha detto Steve Bannon, storico consigliere di Trump, ai microfoni di Fox News. Dall’altro lato, esponenti democratici e una parte dell’opinione pubblica hanno parlato di “abuso dello strumento della grazia” e di un “messaggio pericoloso per lo Stato di diritto”.
Chuck Schumer, leader della minoranza democratica al Senato, ha commentato così: “Con questa decisione si manda il segnale che chi è vicino al potere può sfuggire alle conseguenze”. Anche il Dipartimento di Giustizia, con una nota ufficiale diffusa intorno alle 22 locali, ha espresso “preoccupazione per l’impatto che atti del genere possono avere sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.
Indagini e processi: cosa cambia davvero
Molti di coloro che hanno ricevuto la grazia erano coinvolti in procedimenti federali legati agli eventi dopo le elezioni del novembre 2020. Le accuse andavano dalla cospirazione per frode elettorale all’ostruzione delle attività ufficiali del Congresso. Alcuni, come Giuliani e Powell, erano già stati incriminati da procure statali e federali.
Fonti giudiziarie citate dalla CNN spiegano che la grazia presidenziale non copre eventuali reati contestati a livello statale. “Le indagini in corso in Georgia e New York andranno avanti come previsto”, ha detto un portavoce dell’ufficio del procuratore di Manhattan. Resta quindi possibile che alcuni degli alleati di Trump debbano ancora affrontare processi nelle sedi locali.
Perché la Casa Bianca ha deciso così
Nel comunicato diffuso da Ed Martin si sottolinea che la decisione è stata presa “per ristabilire giustizia verso cittadini leali che hanno agito nell’interesse della verità”. Trump ha ribadito questo concetto in un breve video pubblicato nella notte: “Non potevo permettere che uomini e donne innocenti pagassero per aver difeso la democrazia”, ha detto l’ex presidente.
Fonti vicine alla Casa Bianca raccontano di una riunione durata più di tre ore nel pomeriggio di ieri, durante la quale sono stati esaminati i singoli casi. Solo alla fine di quell’incontro è arrivata la firma definitiva sul documento.
Le conseguenze politiche: un clima già rovente
La mossa di Trump arriva in un momento delicato per la politica americana. A meno di un anno dalle prossime presidenziali, questo gesto rischia di dividere ancora di più l’opinione pubblica. Secondo alcuni esperti, la scelta potrebbe rafforzare la base repubblicana, ma allontanare una parte dell’elettorato moderato.
Nel frattempo, nelle strade di Washington, piccoli gruppi di manifestanti si sono radunati davanti alla Casa Bianca fin dalle prime ore del mattino. Sui cartelli si leggono slogan come “No one is above the law” (“Nessuno è al di sopra della legge”) e “Justice for all”.
Ora resta da vedere quale sarà l’effetto concreto della grazia sulle indagini ancora aperte e sul futuro politico di Trump. Per molti, la partita è tutt’altro che chiusa.
