Milano, 10 novembre 2025 – Unicredit ha appena presentato un ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che aveva confermato l’applicazione del Golden Power su Banco Bpm. La notizia, anticipata da fonti vicine al dossier, arriva in un momento delicato per il settore bancario italiano. Nel frattempo, la banca guidata da Andrea Orcel evita dichiarazioni ufficiali. L’obiettivo, spiegano le stesse fonti, è “fare chiarezza” su una vicenda che da mesi tiene banco tra Milano e Roma.
Unicredit sfida il Golden Power: cosa c’è in gioco
Al centro della disputa c’è proprio il Golden Power, lo strumento che permette al governo di intervenire su operazioni considerate strategiche per la sicurezza nazionale. Nel caso di specie, il governo Meloni lo ha attivato nella primavera del 2023, dopo che Unicredit ha superato la soglia del 5% nel capitale di Banco Bpm. Una mossa che ha subito fatto scattare interrogativi su una possibile fusione tra le due banche, scenario che ha agitato i mercati e acceso il dibattito politico.
A settembre, il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso di Unicredit contro il decreto governativo, ritenendo legittima l’applicazione del Golden Power. Da allora, la banca ha valutato le opzioni, fino alla decisione – ufficializzata ieri mattina – di rivolgersi al Consiglio di Stato. “Non commentiamo procedimenti in corso”, hanno fatto sapere dall’ufficio stampa di Unicredit. Dal Ministero dell’Economia, nessuna risposta ufficiale.
Perché Unicredit ricorre e cosa cambia
Fonti vicine alla vicenda raccontano che Unicredit punta a chiarire i confini e le regole sull’uso del Golden Power nel mondo bancario. “La legge è nata per proteggere asset strategici come energia e telecomunicazioni”, spiega un legale che segue il caso, “ma negli ultimi anni è stata estesa anche alle banche, con criteri che non sempre sono chiari”. La norma, introdotta nel 2012, è stata via via ampliata fino a includere anche il settore finanziario.
Il problema non riguarda solo Unicredit e Banco Bpm. L’Associazione Bancaria Italiana ha più volte chiesto regole precise e trasparenti per evitare incertezze e frenare fusioni improvvise. “Serve chiarezza su quando e come si può usare il Golden Power”, ha sottolineato Antonio Patuelli, presidente dell’Abi. Lo stesso messaggio arriva dagli analisti: “Il rischio è bloccare operazioni di mercato senza motivazioni solide”, osserva un gestore milanese.
Un ricorso che può cambiare il gioco nel mondo bancario
L’esito del ricorso potrebbe avere ripercussioni importanti non solo per Unicredit, ma per tutto il sistema bancario italiano. In ballo c’è la possibilità di consolidare banche di medie e grandi dimensioni, un tema tornato caldo dopo le recenti operazioni tra Mps e altri gruppi. “Il settore è ancora molto frammentato rispetto all’Europa”, ricorda un report di Mediobanca di ottobre, che sottolinea come fusioni e acquisizioni siano ormai un passaggio obbligato per restare competitivi.
Intanto, il titolo Banco Bpm ha chiuso oggi a 4,12 euro, in leggero rialzo rispetto a ieri. Gli operatori guardano con attenzione al Consiglio di Stato, atteso a pronunciarsi entro fine anno. “Su questa partita c’è molta attenzione”, confida un trader di Piazza Affari poco prima della chiusura dei mercati.
Cosa succede ora: i prossimi passi
Le prime indiscrezioni dicono che il Consiglio di Stato dovrebbe fissare l’udienza nelle prossime settimane. Nel frattempo, Unicredit e Banco Bpm restano in attesa. Nessun commento neppure dalla Presidenza del Consiglio, che coordina le azioni sul Golden Power.
“È una questione che va oltre i singoli protagonisti”, racconta un funzionario del Tesoro incontrato a via XX Settembre. “Serve una norma chiara e stabile per tutti”. Solo allora – forse – si capirà se il ricorso di Unicredit sarà un punto di svolta o resterà un episodio isolato nella lunga partita delle banche italiane.
