Padova, 10 novembre 2025 – Valentina Boscaro, 34 anni, condannata a 17 anni di carcere per aver ucciso il compagno Mattia Caruso nella notte tra il 25 e il 26 settembre 2022 a Vigonza, ha letto una lunga lettera davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Venezia lo scorso 30 ottobre. Un gesto che arriva nel mezzo del processo d’Appello bis, in cui la sua difesa ha chiesto di considerare il contesto in cui è avvenuta la tragedia. “Ho sbagliato, avevo paura per la mia incolumità”, ha scritto Boscaro, chiedendo ai giudici di tenere conto delle violenze subite.
La lettera in aula: il racconto di una notte drammatica
Quel 30 ottobre, poco dopo le 10, davanti ai giudici, Valentina Boscaro ha ripercorso i momenti che hanno portato all’omicidio. “Sono qui con la consapevolezza che dovrò continuare a pagare per un gesto tragico e irreparabile che ho compiuto senza volerlo”, ha detto con voce ferma ma segnata dalla sofferenza. Ha spiegato di non aver mai voluto uccidere Mattia Caruso, ma di aver agito spinta dalla paura. “Ero in macchina con Mattia, che guidava a tutta velocità. Ho avuto paura per la mia vita”, ha aggiunto.
Dai fatti ricostruiti, quella notte i due erano in auto, quando una discussione è degenerata. Boscaro avrebbe tirato fuori un coltello e colpito Caruso al petto. Il giovane è morto poco dopo, nonostante l’arrivo dei soccorsi in via Colombo, a Vigonza.
Le violenze subite e il pentimento di Boscaro
Nella lettera, la donna ha ricordato i tanti momenti di tensione vissuti durante la loro relazione. “In quell’auto mi sono tornate alla mente tutte le volte in cui ho subito insulti, minacce, violenze fisiche, verbali e psicologiche. Tutte da parte di chi, quella notte, ho ferito in modo irreparabile”, ha detto davanti ai giudici. La difesa ha voluto mettere in evidenza questo passaggio anche in aula: “Non voleva finire così, non avrebbe mai dovuto arrivare a tanto”.
Il pentimento è chiaro nelle ultime righe della lettera. “Ho sbagliato e me ne pento profondamente. Ho tolto la vita a un giovane, ho distrutto le vite della sua famiglia, della mia e di mia figlia”, ha scritto. Poi un appello ai giudici: “Vi chiedo di non dimenticare il contesto in cui è successo tutto. Ho perso la testa, ma in quel momento il ricordo delle violenze subite ha preso il sopravvento”.
La sentenza d’Appello e le reazioni dopo la decisione
La Corte d’Assise d’Appello di Venezia, guidata dal giudice Giovanni Rossi, ha riconosciuto a Valentina Boscaro l’attenuante della provocazione. Questo ha portato a ridurre la pena da 20 a 17 anni. Gli avvocati difensori, presenti in aula insieme ai familiari di entrambe le parti, hanno spiegato che questa decisione riconosce la difficoltà del quadro in cui è avvenuto il delitto.
All’uscita dal tribunale, i legali di Boscaro hanno detto: “La nostra assistita ha sempre collaborato con gli inquirenti e non ha mai negato le sue responsabilità. Chiediamo solo che si valuti la complessità della situazione”. Nessun commento invece dalla famiglia Caruso, che ha lasciato l’aula in silenzio.
Un caso che continua a dividere l’opinione pubblica
Il caso Boscaro-Caruso tiene ancora banco a Padova e non solo. Tra i bar di Vigonza e le strade del centro, si alternano sentimenti contrastanti. C’è chi ricorda Mattia come “un ragazzo solare” e chi invece sottolinea le difficoltà vissute da Boscaro negli ultimi anni. “Non è semplice giudicare – confida una vicina di casa – ma quello che è successo ha segnato tutti”.
La sentenza definitiva è attesa nei prossimi mesi. Intanto, Valentina Boscaro resta in carcere a Venezia, dove sta scontando la pena. La sua lettera, ora agli atti, resta una testimonianza diretta di una vicenda segnata da dolore, paura e scelte che non hanno ritorno.
