Zaluzhny, ex capo ucraino, svela i retroscena del sabotaggio al Nord Stream

Zaluzhny, ex capo ucraino, svela i retroscena del sabotaggio al Nord Stream

Zaluzhny, ex capo ucraino, svela i retroscena del sabotaggio al Nord Stream

Matteo Rigamonti

Novembre 10, 2025

Berlino, 10 novembre 2025 – Gli investigatori tedeschi sono sempre più convinti che il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, avvenuto nel settembre 2022, sia stato organizzato da un gruppo di cittadini ucraini guidati dall’allora comandante in capo delle forze armate di Kiev, Valeriy Zaluzhny. A riportarlo è il Wall Street Journal, che cita fonti tedesche e ricostruisce come polizia e procura federale abbiano messo insieme un “quadro chiaro” sulle responsabilità dietro le esplosioni che hanno colpito le infrastrutture energetiche tra Russia e Germania.

Zaluzhny e la cellula d’élite dietro l’attacco

Dalle indagini emerge che il gruppo responsabile era formato da membri di una unità militare ucraina d’élite, addestrata per operazioni speciali e con competenze tecniche avanzate. Gli investigatori – scrive il Wall Street Journal – credono che l’operazione sia stata condotta “sotto la guida diretta del generale Valeriy Zaluzhny”, figura chiave nella difesa ucraina fino al febbraio 2024. La procura federale tedesca, insieme alla polizia criminale (BKA), ha raccolto prove concrete sui movimenti, le comunicazioni e la logistica del gruppo.

Fonti vicine all’inchiesta spiegano che l’attacco ai Nord Stream 1 e 2 è stato pianificato in ogni dettaglio, con l’obiettivo di colpire un’infrastruttura strategica per l’approvvigionamento energetico europeo. “Abbiamo ricostruito i passaggi fondamentali dell’operazione”, ha detto un investigatore tedesco al quotidiano americano, “e i legami con ambienti militari ucraini sono ormai evidenti”.

Obiettivo: tagliare i fondi a Mosca e colpire Berlino

Secondo gli inquirenti, il movente era chiaro: ridurre le entrate petrolifere della Russia e indebolire i suoi rapporti economici con la Germania. L’attacco ai gasdotti – che portavano gas naturale dalla Russia all’Europa occidentale – ha avuto un impatto immediato sulle forniture, peggiorando la crisi tra Mosca e i paesi europei. Le autorità tedesche sostengono che l’azione era pensata per “minare la capacità della Russia di finanziare la guerra” e per spingere Berlino a staccarsi dal gas russo più in fretta.

L’attentato, avvenuto nelle acque internazionali vicino all’isola danese di Bornholm, aveva fin da subito sollevato dubbi su chi fosse dietro e su come fosse stato organizzato. Nei mesi seguenti, si erano seguite diverse piste – dai servizi segreti russi a gruppi ambientalisti – ma solo ora, a più di tre anni di distanza, arrivano dettagli più precisi sul ruolo ucraino.

Una barca a vela e attrezzature da incursione

Le prime ricostruzioni della polizia tedesca indicano che il commando ha usato una barca a vela noleggiata in Germania, la “Andromeda”, per raggiungere il punto delle esplosioni. Le indagini hanno trovato tracce di esplosivi e residui biologici compatibili con alcuni membri del gruppo. Gli investigatori hanno incrociato dati di navigazione e testimonianze raccolte nei porti del Meclemburgo-Pomerania Anteriore tra il 20 e il 26 settembre 2022.

Un aspetto importante emerso dai rapporti della BKA riguarda la presenza a bordo di attrezzature subacquee professionali, bombole d’ossigeno e dispositivi per detonazioni a distanza. “Non è stata un’azione improvvisata”, ha spiegato un funzionario coinvolto, “ma un’operazione militare studiata alla perfezione”.

Reazioni dal mondo e il silenzio di Kiev

La notizia del coinvolgimento diretto delle forze ucraine ha scatenato reazioni diverse tra i governi europei. Da Kiev, nessun commento ufficiale: il portavoce del ministero della Difesa ha detto soltanto che “l’Ucraina non commenta operazioni non riconosciute”. A Berlino, invece, fonti governative hanno espresso preoccupazione per le conseguenze diplomatiche, sottolineando la necessità di “fare piena luce sulle responsabilità”.

Il Cremlino ha rilanciato le accuse contro Kiev e i servizi occidentali. “Non è una sorpresa”, ha detto il portavoce Dmitry Peskov, “da tempo denunciamo atti di sabotaggio contro le nostre infrastrutture”.

Un caso ancora aperto, in attesa di risposte

Nonostante le nuove prove raccolte dai tedeschi, restano molti punti oscuri sulla catena di comando e su eventuali coperture internazionali. La procura federale non ha ancora formalizzato accuse pubbliche contro singoli o istituzioni ucraine. Tuttavia, la ricostruzione del Wall Street Journal segna un passo avanti nelle indagini su uno degli episodi più gravi per la sicurezza energetica europea negli ultimi anni.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se – e quanto – l’attacco ai Nord Stream sia stato autorizzato ai massimi livelli militari ucraini. Nel frattempo, Berlino aspetta risposte ufficiali da Kiev.