Scoperta rivoluzionaria: la prima mappa 3D di un esopianeta svelata

Scoperta rivoluzionaria: la prima mappa 3D di un esopianeta svelata

Scoperta rivoluzionaria: la prima mappa 3D di un esopianeta svelata

Matteo Rigamonti

Novembre 12, 2025

Torino, 12 novembre 2025 – Per la prima volta, è stata realizzata una mappa tridimensionale che mostra la struttura dell’atmosfera di un pianeta al di fuori del Sistema Solare. Il protagonista è Wasp-18b, un gigante gassoso a circa 400 anni luce dalla Terra, osservato grazie a una nuova tecnica messa a punto da un team internazionale guidato dalle università americane di Cornell e Arizona State, con il supporto dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Torino. La scoperta, pubblicata su Nature Astronomy, apre una nuova finestra sulla conoscenza degli esopianeti e delle loro atmosfere.

La mappa 3D che svela i segreti di Wasp-18b

Al centro dello studio c’è la cosiddetta “3D eclipse mapping”, una tecnica che si basa sui cambiamenti nella luminosità del pianeta quando viene occultato dalla sua stella. In pratica, i ricercatori hanno potuto “leggere” come si distribuiscono temperature e molecole nell’atmosfera di Wasp-18b, analizzando le variazioni di luce catturate dal telescopio spaziale James Webb (JWST), nato dalla collaborazione tra Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Canadese.

Il risultato? Una zona centrale, sulla faccia del pianeta sempre rivolta verso la stella madre, dove la temperatura sfiora i 2.800 gradi Celsius, abbastanza da far disgregare le molecole di vapore acqueo. Intorno a questa zona rovente si estende un anello più freddo, che arriva fino ai bordi della superficie esposta. “L’eclipse mapping ci dà la possibilità di vedere esopianeti che non potremmo osservare direttamente”, spiega Ryan Challener, primo autore dello studio e ricercatore alla Cornell University. “Le stelle sono troppo luminose, ma con questa tecnica possiamo studiare molti altri pianeti grazie al JWST”.

Wasp-18b, un gigante gassoso fuori dall’ordinario

Wasp-18b non è un pianeta come tanti. Ha una massa circa dieci volte quella di Giove e compie un’orbita intorno alla sua stella in appena 23 ore: un anno lì dura meno di un giorno terrestre. Queste condizioni estreme lo rendono un vero laboratorio naturale per provare nuove tecniche di osservazione. Già nel 2023 lo stesso gruppo aveva realizzato una mappa bidimensionale, ma ora, con la nuova analisi in 3D, si aprono dettagli mai visti prima.

Studiare gli esopianeti in 3D è una svolta davvero entusiasmante”, aggiunge Challener. Megan Weiner Mansfield, dell’Università dell’Arizona, sottolinea come la precisione del JWST abbia permesso di distinguere le diverse fasce termiche e chimiche nell’atmosfera del pianeta.

Il ruolo dell’Italia e cosa ci aspetta

Anche l’Italia ha dato il suo contributo, grazie all’Istituto Nazionale di Astrofisica di Torino. Gli scienziati torinesi hanno aiutato a elaborare i dati raccolti dal telescopio e a sviluppare gli algoritmi che hanno reso possibile la ricostruzione della mappa 3D. “È un passo avanti importante per l’astrofisica – commenta un ricercatore dell’INAF – perché ci aiuta a capire come si distribuiscono calore e molecole in ambienti così estremi”.

Gli autori spiegano che la tecnica del 3D eclipse mapping potrà essere usata su molti altri esopianeti, soprattutto quelli giganti e vicini alle loro stelle. L’obiettivo è arrivare, nei prossimi anni, a una vera e propria “cartografia” delle atmosfere planetarie al di fuori del nostro Sistema Solare.

Un nuovo orizzonte per gli esopianeti

Questa scoperta rappresenta un passo decisivo nella ricerca sugli esopianeti, quei mondi lontani che girano attorno a stelle diverse dal Sole. Fino a poco tempo fa, capire le loro atmosfere era quasi impossibile. Oggi, grazie a strumenti come il James Webb Space Telescope, gli scienziati riescono non solo a individuare gas come acqua o metano, ma anche a capire come si distribuiscono nello spazio e nel tempo.

“Questa tecnica ci porta più vicini a scoprire la varietà dei pianeti nell’universo”, confida uno degli autori italiani. Restano però molte domande aperte: come si formano queste strutture atmosferiche? Quali processi le governano? Solo allora potremo forse capire se tra questi mondi ci sono condizioni adatte alla vita.

Per ora, la mappa 3D di Wasp-18b segna una nuova tappa nell’esplorazione dello spazio. E ci ricorda quanto ancora ci sia da scoprire oltre i confini del nostro sistema solare.