Urso tradisce i sindacati: Meloni deve riaprire il tavolo sull’ex Ilva

Urso tradisce i sindacati: Meloni deve riaprire il tavolo sull'ex Ilva

Urso tradisce i sindacati: Meloni deve riaprire il tavolo sull'ex Ilva

Matteo Rigamonti

Novembre 12, 2025

Roma, 12 novembre 2025 – I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm lanciano un’accusa pesante: un “vero e proprio tradimento” da parte del ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Tutto nasce dalla rottura del tavolo di confronto sull’ex Ilva, avvenuta ieri a Palazzo Chigi. Ora i sindacati chiedono un intervento diretto della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per sbloccare la situazione e fermare la possibile chiusura dello stabilimento siderurgico di Taranto, che metterebbe a rischio il lavoro di oltre 6.000 operai.

Sindacati: “Il governo ci ha tradito, serve la premier”

“Non siamo stati noi a lasciare il tavolo sull’Ilva. È stato Urso a tradirci”, hanno detto in una nota congiunta Roberto Uliano (Fim), Francesca Palombella (Fiom) e Rocco De Palma (Uilm), il giorno dopo l’incontro a Palazzo Chigi. Secondo i sindacati, l’invito del governo era per discutere il piano di riconversione industriale annunciato ad agosto. Ma invece si sono trovati davanti a un’idea di “chiusura dell’Ilva. Un piano di morte”, hanno ribadito, sottolineando che questo porterebbe alla cassa integrazione per 6.000 lavoratori.

La trattativa si è interrotta bruscamente ieri sera. “Ieri sera si è rotto il tavolo di trattativa sull’Ilva”, hanno raccontato i rappresentanti dei metalmeccanici. “Con quello che è stato detto, il rischio chiusura è concreto. Parliamo di migliaia di posti di lavoro”.

Landini: “Nella manovra zero investimenti, il rischio chiusura è reale”

Sulla questione è intervenuto anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ieri ha incontrato i parlamentari dell’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) in Senato per parlare della manovra economica. Landini ha criticato duramente la mancanza di fondi: “Il governo, nella legge di bilancio, ha messo zero negli investimenti”, ha spiegato ai giornalisti a Palazzo Madama.

Per lui, la situazione dell’ex Ilva è diventata “emblematica”. “Non si possono dare colpe a terzi, sono tre anni che questo governo è in carica”, ha aggiunto, riferendosi all’esecutivo di Meloni. Per salvare lo stabilimento, secondo Landini, serve una società ad hoc con un ruolo forte dello Stato. “Altrimenti stiamo solo accompagnando una chiusura che non accetteremo”, ha avvertito.

Il nodo della presenza pubblica e il futuro degli operai

I sindacati chiedono con forza uno scatto dello Stato nella gestione dell’ex Ilva. Serve una nuova società pubblica che possa mettere soldi sul tavolo e garantire un futuro ai lavoratori. “Se vogliamo salvare l’Ilva e darle un futuro, bisogna creare una società ad hoc con la presenza dello Stato”, ha ribadito Landini.

Al momento, però, le prime bozze della manovra non prevedono nuovi fondi per rilanciare l’impianto. Una scelta che, per i rappresentanti degli operai, potrebbe segnare il destino dello stabilimento e di tutto l’indotto di Taranto.

Governo e sindacati ai ferri corti, attesa per le prossime mosse

Ieri è stata un’altra giornata di tensione tra governo e sindacati sul destino dell’ex Ilva. I lavoratori sono usciti da Palazzo Chigi visibilmente delusi. Al momento, dal governo non arrivano dichiarazioni ufficiali sull’esito del confronto.

Nei prossimi giorni sono attese nuove iniziative da parte dei sindacati e forse una convocazione della presidenza del Consiglio. Intanto, a Taranto cresce la preoccupazione tra gli operai e le loro famiglie. Molti si sono radunati davanti ai cancelli dello stabilimento fin dalle prime ore del mattino, chiedendo risposte chiare sul loro futuro.

La vertenza resta aperta. E la soluzione, per ora, sembra ancora lontana.