Varsavia, 13 novembre 2025 – Scienziati da tutto il mondo si sono ritrovati oggi a Varsavia per la conferenza Google Research@Poland, l’unico evento scientifico europeo organizzato quest’anno dal colosso di Mountain View. Nel cuore della capitale polacca, dentro l’antica fabbrica Norblin – un tempo regno di argento e ottone, oggi spazio riqualificato e simbolo di archeologia industriale – si è parlato di intelligenza artificiale e delle sue nuove frontiere nella ricerca, dalla neuroscienza alla diagnostica medica.
Intelligenza artificiale e cervello umano: una sfida da vincere
“È il momento di investire nella ricerca per dare una spinta nuova alla crescita”, ha detto Magda Kotlarczyk, country manager di Google Polonia, aprendo i lavori. L’atmosfera, fatta di tavoli di lavoro e schermi interattivi, era quella di chi sente di essere all’inizio di un cambiamento importante. L’obiettivo è chiaro: creare modelli di IA capaci di unire diversi strumenti e affrontare esperimenti sempre più complessi. Un esempio concreto? La ricerca sul cervello umano, che – come ha ricordato Lizzie Dorfman, Group Product Manager di Google Research – “ospita un numero di cellule venti volte superiore agli abitanti della Terra”. Una sfida che fino a poco tempo fa sembrava impossibile da affrontare.
AI co-scientist: la ricerca entra in una nuova era
Tra le novità più interessanti c’è il sistema AI co-scientist, pensato per affiancare i ricercatori in laboratorio. Annalisa Pawlosky, ricercatrice di Google, lo ha descritto come “un modello che accelera il ritmo della scoperta”, sottolineando la differenza con i classici sistemi automatizzati: “Qui l’IA lavora davvero insieme agli scienziati, propone ipotesi, suggerisce soluzioni e aiuta a superare gli ostacoli”. Ma non è tutto: il sistema tiene conto anche degli aspetti cognitivi del lavoro scientifico, una caratteristica che, secondo gli sviluppatori, potrebbe rivoluzionare il modo di fare ricerca.
Il nodo dei dati negativi: un limite da superare
Non mancano però i problemi. Pawlosky ha ammesso che “il sistema si basa sulla letteratura scientifica pubblicata”, ma resta aperto il problema dei risultati negativi, spesso poco documentati. Su questo punto è intervenuto anche Tiago Dias da Costa dell’Imperial College London: “Se avessimo strumenti come questi, saremmo più spinti a pubblicare anche i fallimenti”, ha spiegato. Per Dias da Costa, “con le giuste ipotesi, un ricercatore potrebbe risparmiare fino al 90% del tempo”, liberando così risorse preziose per nuove prove. Un cambio di passo che, almeno nelle intenzioni, potrebbe accelerare l’intero ciclo della ricerca.
Diagnostica medica: arriva MedGemma
Sul fronte medico, la conferenza ha visto il debutto di MedGemma, un nuovo modello di IA pensato per leggere immagini diagnostiche – dalle radiografie alle mammografie – con precisione sempre maggiore. Secondo i tecnici di Google, il sistema aiuterà i medici nell’interpretare i dati visivi, riducendo gli errori e i tempi d’attesa. Un passo avanti che potrebbe avere effetti concreti nella pratica clinica di tutti i giorni.
Una nuova stagione per la scienza europea
La scelta di Varsavia come unica sede europea della conferenza Google del 2025 non è un caso. “Servono talenti e serve una visione d’insieme”, ha ribadito Kotlarczyk davanti a una platea fatta di giovani ricercatori e professionisti esperti. Il messaggio che arriva dalla Polonia è chiaro: la collaborazione tra intelligenza artificiale e scienza non è più un’idea lontana, ma una realtà che sta crescendo rapidamente. Eppure, tra entusiasmo e prudenza, resta la consapevolezza che la tecnologia da sola non basta. Solo quando dati, persone e strumenti riusciranno a dialogare davvero, potremo parlare di una nuova era per la ricerca europea.
