L’Europa verso la tassa sui pacchi extra Ue: l’Italia spinge per il cambiamento

L'Europa verso la tassa sui pacchi extra Ue: l'Italia spinge per il cambiamento

L'Europa verso la tassa sui pacchi extra Ue: l'Italia spinge per il cambiamento

Giada Liguori

Novembre 13, 2025

Roma, 13 novembre 2025 – Domani a Bruxelles, i ministri dell’Economia dei 27 Paesi Ue si incontreranno all’Ecofin per dare il primo via libera politico allo stop alle esenzioni doganali sui piccoli pacchi extra Ue. Una svolta molto attesa, soprattutto dall’Italia. Il ministro Giancarlo Giorgetti guida la battaglia per regole più dure contro il flusso di spedizioni a basso costo provenienti dalle grandi piattaforme di e-commerce cinesi.

L’Italia spinge per chiudere la porta ai pacchi a basso costo

Negli ultimi mesi, il tema delle esenzioni doganali è diventato centrale. L’Italia, con Giorgetti in prima fila, chiede da tempo un intervento europeo per fermare quella che definisce “un’invasione di prodotti a basso costo che non rispettano le regole e mettono in crisi il nostro mercato”. Parole nette, pronunciate dallo stesso ministro questa mattina. Il problema è chiaro: ogni giorno arrivano in Italia migliaia di pacchi del valore inferiore ai 150 euro, spesso senza controlli seri, che mettono in difficoltà le aziende locali.

Si accelera sull’abolizione della franchigia: si punta al 2026

La direttiva Ue prevede l’abolizione della franchigia doganale solo dal 2028. Ma Italia e Francia vogliono anticipare tutto al 2026. Parigi, in particolare, ha già annunciato di voler inserire la misura nella propria legge di bilancio. Se anche l’Unione europea darà il via libera, l’Italia potrebbe così trovare risorse extra per la manovra. Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di una eco-tassa da 2 euro sui pacchi sotto i due chili, una strada per raccogliere fondi senza aumentare i dazi.

La caccia ai soldi per la manovra: tasse e coperture sul tavolo

Trovare risorse per la manovra è una priorità per il governo. Alcune correzioni sono ormai certe e peseranno sui conti pubblici, come quella sui dividendi. Secondo indiscrezioni parlamentari, l’aliquota potrebbe restare invariata solo per le holding che investono almeno un milione di euro. Un’altra ipotesi, sostenuta anche da Forza Italia, riguarda la tassazione sull’oro. Tecnici e parlamentari stanno lavorando su queste opzioni, ma da Palazzo Chigi e dal Tesoro filtra una linea chiara: poche richieste, mirate e con copertura certa.

Tra partiti e nodi ancora aperti sulla manovra

Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega, ha chiarito: “La manovra è quella scritta, non ci saranno grandi cambiamenti. Solo interventi puntuali per i partiti di governo”. Tra i temi caldi ci sono la compensazione dei crediti e la tassazione degli affitti. Si discute se annullare l’aumento dell’aliquota dal 21 al 26% o trovare un compromesso al 23%. La Lega spinge anche per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Fonti vicine a Forza Italia parlano di possibili novità sulla rivalutazione dei beni patrimoniali.

La corsa agli emendamenti e il calendario parlamentare

Venerdì scade il termine per presentare gli emendamenti in commissione Bilancio al Senato. Si prevede una valanga di proposte: il Movimento 5 Stelle ne ha già annunciati oltre mille. Ma la data più importante resta il 18 novembre, quando scadrà il termine per gli emendamenti segnalati dai partiti, circa 400 in tutto. Secondo quanto riferito in commissione, Fratelli d’Italia potrà avanzare 123 proposte, la Lega 57, Forza Italia 39 e il gruppo Civici d’Italia-Udc-Noi Moderati-Maie-Centro popolare 19. Tra le opposizioni: Pd 70 emendamenti, M5s 51, Italia Viva-Il Centro-Renew Europe 19 e Misto 19; Per le Autonomie ne sono previsti 17.

Vertici in vista e trattative serrate

Il confronto tra i partiti non si ferma. È possibile un nuovo vertice tra i leader della maggioranza già la prossima settimana, con la premier Meloni e il ministro Giorgetti. Anche i ministeri sono al lavoro per limare le richieste: fonti parlamentari raccontano che Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha invitato i dicasteri a contenere le proposte.

Mentre si attende il via libera europeo sull’addio alle esenzioni doganali, il governo italiano cerca l’equilibrio tra coperture e richieste politiche. Una partita ancora aperta, che si gioca tra Roma e Bruxelles, tra numeri, scadenze e trattative.