Rinnovo Ccnl lavanderie industriali: inizia la trattativa decisiva

Rinnovo Ccnl lavanderie industriali: inizia la trattativa decisiva

Rinnovo Ccnl lavanderie industriali: inizia la trattativa decisiva

Matteo Rigamonti

Novembre 13, 2025

Roma, 13 novembre 2025 – Si è aperto questa mattina a Roma il tavolo di confronto tra Assosistema Confindustria e le organizzazioni sindacali per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro delle lavanderie industriali, delle centrali di sterilizzazione e dei servizi medici affini, valido per il triennio 2026–2028. Un appuntamento che coinvolge circa 30.000 lavoratori in tutta Italia e che arriva in una fase segnata da forti tensioni economiche e normative, con il settore ancora alle prese con le ripercussioni delle crisi degli ultimi anni.

Un comparto chiave tra sanità e industria

Il rinnovo riguarda una filiera che muove un fatturato complessivo di circa 1,9 miliardi di euro. Le lavanderie industriali e le centrali di sterilizzazione sono un passaggio fondamentale per la sanità pubblica e privata, ma anche per l’hotellerie e i servizi industriali. Ogni giorno garantiscono la continuità dei servizi e il rispetto di standard di sicurezza imprescindibili, soprattutto negli ospedali. “L’avvio di questa trattativa – ha spiegato Matteo Nevi, direttore generale di Assosistema Confindustria – si inserisce in un momento difficile, segnato da problemi che vanno ben oltre la volontà e la forza d’azione delle imprese”.

Le richieste dei sindacati e le difficoltà del settore

Sul tavolo, i sindacati hanno avanzato richieste precise: un aumento di 225 euro sul trattamento economico complessivo, maggiori contributi ai fondi di assistenza sanitaria e previdenza, oltre a più giornate di permesso retribuito. Le imprese, però, mettono in guardia: queste richieste peserebbero troppo sui bilanci. “Stiamo parlando di dumping contrattuale, delle rigidità introdotte dal nuovo Codice degli Appalti, del mancato aggiornamento dei corrispettivi nei contratti pubblici e del costo dell’energia, che in Italia rimane tra i più alti d’Europa”, ha spiegato Nevi.

Il settore si trova a operare in un mercato molto competitivo, regolato perlopiù da gare pubbliche con prezzi fissi e non aggiornabili. Più dell’80% degli appalti pubblici del comparto – secondo Assosistema – è stato già assegnato senza clausole che permettano di rivedere i prezzi. “Questo vuol dire che ogni aumento del costo del lavoro ricadrà tutto sulle imprese, senza margini di recupero”, ha aggiunto Nevi. Una situazione che, secondo lui, richiede “responsabilità da parte di tutti, compresi le centrali di committenza e il legislatore”.

Verso un contratto più snello e flessibile

A chiudere i lavori della prima giornata è stato Adriano Rubbi, capo delegazione di Assosistema Confindustria. Rubbi ha invitato i sindacati a un confronto “realistico e costruttivo”, chiedendo “un atto di responsabilità verso la situazione delle nostre imprese”. Per lui, il settore ha bisogno di “un contratto più agile, capace di rispondere ai cambiamenti della filiera; più flessibile nella gestione del personale, che faciliti l’ingresso dei nuovi assunti e permetta di recuperare produttività”.

Rubbi ha poi osservato come si aspettasse che anche i sindacati mettessero al centro “non solo il tema degli aumenti salariali, ma anche quello della crescita della produttività e della competitività”. La vera sfida, secondo lui, è “trovare un equilibrio tra crescita e sostenibilità economica, per mantenere il contratto un punto di riferimento stabile e valido per tutta la filiera”.

Equilibrio tra competitività e tutela dei lavoratori

Assosistema Confindustria ribadisce la necessità di un rinnovo “sostenibile, moderno e inclusivo”, che sappia bilanciare competitività, qualità del servizio e tutela dei lavoratori. “Il nostro obiettivo – ha concluso Nevi – è difendere un contratto che resti il punto di riferimento del settore, evitando che l’aumento del costo del lavoro spinga verso contratti alternativi o modelli organizzativi fuori controllo”.

Il confronto continuerà nelle prossime settimane. Sullo sfondo resta chiaro che solo un’intesa condivisa potrà garantire stabilità a un settore considerato strategico non solo per la sanità, ma per tutto il sistema dei servizi in Italia.