Sindacati in rivolta contro il governo: l’Ex Ilva a rischio chiusura

Sindacati in rivolta contro il governo: l'Ex Ilva a rischio chiusura

Sindacati in rivolta contro il governo: l'Ex Ilva a rischio chiusura

Matteo Rigamonti

Novembre 13, 2025

Roma, 13 novembre 2025 – Si è chiusa senza un’intesa la lunga riunione sull’ex Ilva tra governo e sindacati, andata in scena ieri a Palazzo Chigi e durata più di tre ore e mezza. I rappresentanti dei lavoratori – Fim, Fiom e Uilm – hanno lasciato il tavolo, denunciando l’assenza di un vero piano industriale e accusando l’esecutivo di voler portare alla chiusura lo storico stabilimento siderurgico di Taranto. Palazzo Chigi, in una nota diffusa in serata, ha espresso “rammarico” per la rottura del confronto, confermando però la disponibilità a continuare il dialogo anche sulle questioni più difficili.

Sindacati: “Solo cassa integrazione, nessun rilancio vero”

La frattura, dicono i sindacati, nasce dalla mancanza di una strategia chiara per il futuro dell’ex Ilva. “Il governo ha di fatto presentato un piano di chiusura”, ha detto Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil, appena uscito da Palazzo Chigi poco dopo le 19. “Migliaia di lavoratori finiranno in cassa integrazione, senza alcun sostegno concreto per il rilancio e la decarbonizzazione. Abbiamo deciso tutti insieme di tornare dai lavoratori per spiegare che combatteremo questa scelta con tutti i mezzi possibili”.

Durante l’incontro sono emerse le stime su quanti finiranno in cassa integrazione: da 4.550 si arriverà a circa 5.700 già entro fine dicembre, per poi toccare quota 6.000 a gennaio. Un numero che pesa come un macigno sul clima all’interno dello stabilimento di Taranto, dove la tensione è alta da settimane. “Non c’è nulla da discutere – ha commentato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm – Hanno parlato di piano ‘corto’ perché il tempo che resta prima della chiusura è pochissimo. Questo piano non si può cambiare o migliorare”.

Palazzo Chigi: “Pronti a parlare, ma serve responsabilità”

Dal governo, invece, la linea ufficiale resta quella della disponibilità al confronto. “Il governo esprime rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il dialogo sull’ex Ilva non sia stata accolta dalle organizzazioni sindacali”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi alle 20.30. L’esecutivo assicura di voler approfondire tutti i punti sollevati dai sindacati, anche quelli più delicati legati alla gestione dell’azienda in questa fase di transizione.

Fonti vicine al dossier spiegano che il governo sta lavorando a una soluzione che prevede l’ingresso di un nuovo acquirente – il cui nome resta riservato – ma i tempi sono ancora incerti. Nel frattempo, però, la rimodulazione della produzione impone una riduzione significativa delle ore lavorate e l’estensione della cassa integrazione a un numero sempre maggiore di dipendenti.

Decarbonizzazione e futuro: il nodo irrisolto

Al centro del confronto resta anche la questione della decarbonizzazione: una trasformazione necessaria per adeguare la produzione dell’acciaio agli standard europei, ma che richiede investimenti pesanti e tempi lunghi. “Non c’è alcun sostegno economico per il rilancio”, ha ribadito De Palma davanti ai giornalisti a Palazzo Chigi. “La decarbonizzazione non può essere solo una parola vuota: servono soldi veri e un piano industriale credibile”.

I sindacati temono che dietro le promesse sul futuro dell’impianto si nasconda in realtà un progetto per accompagnare piano piano la chiusura. “Fino ad ora li abbiamo seguiti – ha detto Palombella – ma adesso condannano i lavoratori a una chiusura senza via d’uscita”. Un clima di sfiducia che rischia di esplodere nelle prossime settimane: già oggi sono in programma assemblee nei reparti e presidi davanti ai cancelli.

Migliaia di famiglie in bilico a Taranto

A Taranto, intanto, cresce l’ansia tra gli oltre 8.200 lavoratori diretti dell’ex Ilva e le migliaia dell’indotto. Nei bar del quartiere Tamburi, ieri sera, si commentava con amarezza la notizia della rottura del tavolo: “Qui si vive solo di fabbrica”, ha raccontato un operaio con vent’anni di servizio alle spalle. “Se chiude l’Ilva, chiudiamo tutti”.

Non c’è ancora una data per il prossimo incontro tra governo e sindacati. Nel frattempo, la vertenza ex Ilva resta uno dei nodi più spinosi per l’esecutivo: una questione che intreccia lavoro, ambiente e futuro industriale del Paese. E che, per ora, sembra lontana da una soluzione condivisa.