Roma, 14 novembre 2025 – Anir Confindustria lancia un appello urgente per rivedere i meccanismi di aggiornamento dei prezzi nei contratti pubblici. L’associazione, che rappresenta le aziende della ristorazione collettiva in Italia, mette in guardia: senza un intervento immediato, il diritto al cibo rischia di saltare a causa dell’aumento dei costi e della mancanza di risorse. Un servizio, quello della ristorazione pubblica, che ogni giorno è un vero e proprio presidio di giustizia sociale per milioni di persone.
Rincari e contratti bloccati: la ristorazione collettiva in difficoltà
Negli ultimi cinque anni, fanno sapere da Anir citando i dati Istat, i prezzi degli alimenti sono schizzati del 25%, quasi otto punti in più rispetto all’inflazione generale. Un segnale chiaro della crisi che sta attraversando la ristorazione collettiva: mense scolastiche, ospedaliere, aziendali e sociali sono sotto pressione, con una domanda sempre più alta e costi che invece non si fermano, mentre i contratti pubblici restano fermi a cifre ormai obsolete.
“I costi salgono, ma i contratti pubblici sono bloccati da anni”, spiega Massimo Piacenti, presidente di Anir Confindustria. “Ogni giorno dobbiamo garantire milioni di pasti a prezzi fermi al passato, mentre il costo degli ingredienti, dell’energia e del lavoro aumenta continuamente”. Piacenti aggiunge che la domanda di pasti pubblici è in crescita: “Per molte famiglie, il pasto delle mense scolastiche o sociali è spesso l’unico equilibrato della giornata. È una vera emergenza sociale, ma il nostro settore la sta affrontando da solo”.
Il cibo pubblico non è solo nutrizione: è un diritto sociale
Per Paolo Valente, direttore generale di Anir, il concetto di “cibo pubblico” va oltre il semplice fornire un pasto. “Offriamo un bene primario con uno scopo sociale, un diritto che riguarda tutti”, spiega Valente. “Non si tratta solo di nutrire, ma anche di educare, includere e rafforzare la coesione sociale”. Da qui l’appello al Governo e al Parlamento: riconoscere questo valore e sostenere le imprese con strumenti adeguati e duraturi.
Secondo Anir, la situazione mette a rischio non solo le aziende, ma l’intero sistema pubblico di ristorazione. “Serve che le istituzioni riconoscano e sostengano il valore sociale del pasto”, insiste Valente. Un grido che arriva proprio mentre la pressione sui servizi pubblici cresce, specie nelle scuole di periferia e negli ospedali delle grandi città, dove la richiesta di pasti sani diventa sempre più urgente.
La proposta chiave: prezzi aggiornati automaticamente anche per la ristorazione
Al centro della richiesta di Anir c’è l’allargamento della revisione automatica dei prezzi nei contratti pubblici di servizi, oggi prevista solo per i lavori pubblici, anche al settore della ristorazione collettiva. Una mossa che, secondo l’associazione, darebbe stabilità alle imprese e garantirebbe la continuità di un servizio essenziale che intreccia economia, salute e diritti.
“La revisione automatica dei prezzi è fondamentale per la sopravvivenza delle nostre aziende”, sottolinea Piacenti. “Senza un aggiornamento strutturale, non potremo più assicurare la qualità e la quantità dei pasti nelle mense pubbliche”. Parole condivise da molti operatori del settore, che nelle ultime settimane hanno segnalato difficoltà sempre maggiori nel reperire materie prime e nel far fronte ai costi energetici.
Un settore sotto stress tra inflazione e crescente bisogno sociale
Il quadro tracciato da Anir Confindustria parla chiaro: ogni giorno in Italia si servono milioni di pasti nelle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali. Per tante famiglie, soprattutto nelle zone più fragili, è spesso l’unico pasto completo. Ma senza interventi rapidi, avvertono dall’associazione, il sistema rischia di collassare.
Intanto le imprese continuano a garantire il servizio, in attesa di segnali dal Governo e dal Parlamento. La richiesta è netta: “Serve una riforma profonda”, conclude Piacenti. Solo così si potrà difendere il diritto al cibo pubblico e mantenere saldo il tessuto sociale del Paese.
