Cooperazione radioastronomica: l’Italia e il Sudafrica uniscono le forze per esplorare l’universo

Cooperazione radioastronomica: l'Italia e il Sudafrica uniscono le forze per esplorare l'universo

Cooperazione radioastronomica: l'Italia e il Sudafrica uniscono le forze per esplorare l'universo

Matteo Rigamonti

Novembre 14, 2025

Città del Capo, 14 novembre 2025 – Ieri, durante un incontro all’Università di Città del Capo (Uct), Grazia Umana, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ha presentato le novità sul progetto Ska Observatory (Skao) e ha raccontato l’importanza della collaborazione tra Italia e Sudafrica nella radioastronomia. L’evento, tenutosi nel pomeriggio nell’aula magna, ha richiamato studenti, docenti e rappresentanti istituzionali, creando un’atmosfera di confronto aperto sulle prospettive della ricerca internazionale.

Italia e Sudafrica, un ponte nella radioastronomia

Nel suo intervento, Umana ha spiegato che il progetto Square Kilometer Array (Ska) non è solo una sfida scientifica, ma anche un vero laboratorio di cooperazione internazionale, innovazione e formazione. L’Italia, ha ricordato, è tra i Paesi fondatori dello Skao e si piazza al quarto posto per contributo economico tra le quindici nazioni coinvolte. “La nostra partecipazione – ha detto – rafforza il ruolo dell’Italia nella scienza mondiale e apre nuove strade per giovani ricercatori e ingegneri”.

Il Sudafrica, invece, consolida il suo ruolo di centro scientifico per tutto il continente africano. La scelta di ospitare eventi come questa giornata pubblica e il workshop finale dimostra – secondo Umana – che “la scienza può fare da ponte tra istituzioni e nazioni”, andando oltre i confini tradizionali grazie alla diplomazia scientifica.

Ska Observatory: numeri che parlano

Lo Ska Observatory è uno dei progetti più ambiziosi al mondo nella radioastronomia. L’obiettivo è costruire una rete di radiotelescopi che copra un chilometro quadrato, distribuita tra Sudafrica e Australia. Secondo i dati dell’Inaf, questa infrastruttura permetterà di esplorare l’universo primordiale, studiare come nascono le galassie e capire meglio fenomeni ancora misteriosi, come le onde gravitazionali.

L’Italia partecipa con un contributo economico importante e con il lavoro di decine di ricercatori, tecnici e aziende specializzate. “La collaborazione – ha spiegato Umana – non riguarda solo la costruzione degli strumenti, ma anche la formazione dei giovani scienziati e lo sviluppo di nuove tecnologie”. Un punto sottolineato anche dal rettore dell’Uct, Mamokgethi Phakeng, che ha definito l’iniziativa “un’occasione per rafforzare i legami tra Europa e Africa”.

RadioMap: tre anni di lavoro fianco a fianco

Fino al 14 novembre, sempre all’Università di Città del Capo, si tiene il workshop finale del progetto bilaterale RadioMap (Isarp Italia-Sudafrica). Nato tre anni fa, ha coinvolto molti astrofisici, ingegneri e istituti dei due Paesi. I lavori si sono concentrati su ricerca, sviluppo tecnologico e formazione legata alle infrastrutture radioastronomiche.

Durante il workshop, come riferito dagli organizzatori, verranno presentati i risultati ottenuti e si discuterà del futuro della collaborazione. “Abbiamo messo insieme una rete forte di competenze”, ha raccontato Paolo Molinari, responsabile italiano del progetto. “Ora ci aspettano nuove sfide, dalla gestione dei dati alla formazione dei prossimi ricercatori”.

Diplomazia scientifica e nuovi orizzonti

La collaborazione tra Italia e Sudafrica nel campo della radioastronomia ha anche un peso diplomatico. L’Italia consolida la sua presenza internazionale nella scienza e nella tecnologia, mentre il Sudafrica si conferma un punto di riferimento per la ricerca in Africa. “Questa alleanza – ha sottolineato Umana – dimostra che la scienza può spingere il dialogo e lo sviluppo condiviso”.

Il prossimo passo sarà la pubblicazione dei risultati finali di RadioMap, prevista per l’inizio del 2026. Intanto, le due comunità scientifiche continuano a lavorare insieme, tra laboratori e osservatori sparsi tra Roma, Bologna, Pretoria e il deserto del Karoo. Un percorso che, come hanno ricordato i partecipanti, mette al centro la collaborazione internazionale come chiave per rispondere alle grandi domande sull’universo.