Italia ancora esclusa dalla top ten dei ricercatori più citati

Italia ancora esclusa dalla top ten dei ricercatori più citati

Italia ancora esclusa dalla top ten dei ricercatori più citati

Matteo Rigamonti

Novembre 14, 2025

Milano, 14 novembre 2025 – Sono 104 gli italiani inseriti quest’anno tra i 6.868 ricercatori più citati al mondo, secondo la classifica pubblicata da Clarivate Analytics. Dopo aver raggiunto la top ten mondiale due anni fa, l’Italia scivola all’undicesimo posto: un segnale che conferma la presenza di grandi eccellenze, ma allo stesso tempo fa emergere una lieve flessione rispetto al passato.

Italia fuori dalla top ten, ma con nomi di spicco

La classifica Clarivate, pubblicata ogni novembre e punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale, fotografa i ricercatori più citati nelle pubblicazioni accademiche di tutto il mondo. Quest’anno, come nel 2024, l’Italia resta fuori dalla top ten. Nel 2023 erano 115 gli italiani in classifica, scesi a 106 nel 2024 e oggi a 104. Un calo contenuto, ma che interrompe la crescita degli anni precedenti.

Tra i nomi italiani più noti ci sono l’immunologo Matteo Bassetti dell’Università di Genova, il farmacologo Alberico Catapano e l’epidemiologo Carlo La Vecchia dell’Università di Milano, il direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi, il chimico Liberato Manna dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il fisico Alessandro Melchiorri (Infn e Sapienza) e l’anatomopatologo Giuseppe Viale dell’Università di Milano. Figure che, come sottolinea il rapporto, “restano punti di riferimento nei rispettivi settori”.

Stati Uniti e Cina dominano la scena globale

Nel mondo, la leadership rimane saldamente nelle mani degli Stati Uniti, che quest’anno vedono un leggero aumento dei ricercatori premiati: sono 2.670, un numero in crescita dopo qualche anno di flessione. Dietro agli Usa c’è la Cina, che conquista il 20% dei riconoscimenti totali e piazza l’Accademia Cinese delle Scienze al primo posto tra le istituzioni più rappresentate.

Sul terzo gradino del podio troviamo il Regno Unito, con 570 ricercatori (l’8% del totale), seguito da Germania (363), Australia (312) e Canada (227). Da segnalare anche il ritorno della Svizzera nella top ten e la crescita costante di Hong Kong, che ora rappresenta il 2% del totale globale.

Ricerca sempre più concentrata in pochi Paesi

Il rapporto Clarivate evidenzia un dato chiaro: “i ricercatori più citati di quest’anno lavorano in 60 Paesi e regioni, ma l’86% dei premi è concentrato in soli dieci di essi, e il 75% nei primi cinque”. Questo mostra quanto la ricerca di alto livello sia ancora molto concentrata nei grandi centri mondiali. “Il fenomeno riflette sia la capacità di attrarre investimenti sia la presenza di infrastrutture avanzate nei Paesi di punta”, spiegano gli autori del rapporto.

Per l’Italia, il risultato conferma una presenza solida, ma indica anche l’urgenza di potenziare le politiche di sostegno alla ricerca. “Siamo soddisfatti dei risultati – ha detto un portavoce del Ministero dell’Università e della Ricerca – ma serve continuare a investire per non perdere terreno rispetto ai principali concorrenti internazionali”.

Le reazioni dal mondo accademico italiano

Nelle università italiane, la pubblicazione della classifica ha suscitato reazioni miste. “Essere tra i più citati è un riconoscimento importante – ha spiegato Giuseppe Remuzzi – ma serve uno sforzo comune per valorizzare i giovani ricercatori e assicurare continuità”. Anche Carlo La Vecchia ha sottolineato che “la qualità della ricerca italiana è alta, ma spesso mancano risorse stabili e percorsi chiari per chi si affaccia al mondo accademico”.

In attesa della prossima edizione, il dato resta chiaro: l’Italia mantiene un ruolo importante nella comunità scientifica globale, ma deve fare i conti con una concorrenza sempre più agguerrita e le sfide legate alla mobilità internazionale dei talenti.