L’UE e l’adozione dell’IA: strategie per non restare indietro

L'UE e l'adozione dell'IA: strategie per non restare indietro

L'UE e l'adozione dell'IA: strategie per non restare indietro

Matteo Rigamonti

Novembre 14, 2025

Bruxelles, 14 novembre 2025 – Un miliardo di euro per spingere l’intelligenza artificiale nei settori chiave dell’economia europea. È questa la cifra al centro della strategia “Apply AI” lanciata dalla Commissione europea lo scorso ottobre e al centro del dibattito ieri all’evento “AI4Growth” alla sede dell’Istituto per la competitività (I-Com) a Bruxelles. L’obiettivo è chiaro: rafforzare la competitività e la sovranità tecnologica dell’Unione Europea, dando una mano soprattutto alle piccole e medie imprese, ancora poco coinvolte nella rivoluzione digitale.

L’Europa resta indietro sull’IA

Gli ultimi dati della Commissione parlano chiaro: solo il 13,5% delle imprese europee usa l’intelligenza artificiale, e tra le PMI la percentuale scende ancora, al 12,6%. Numeri che Małgorzata Nikowska, responsabile innovazione e coordinamento IA alla DG Connect, non ha esitato a definire “preoccupanti”. “Il dato è basso, in certi settori e Paesi è anche peggio. E sì, l’Italia non sta andando bene”, ha ammesso Nikowska all’apertura del forum. Il rischio è reale: “L’Europa non può permettersi di restare a guardare mentre si decide il futuro dell’economia mondiale”.

Il piano Apply AI per una sovranità tecnologica concreta

La strategia vuole far crescere soluzioni “made in Europe”, senza però chiudersi in un’autarchia. “Una sovranità totale oggi non è possibile”, ha detto Nikowska, “ma più prodotti sviluppiamo qui, più diventiamo resilienti”. C’è poi un terzo punto importante: l’IA deve portare vantaggi anche alla società, non solo alle imprese, migliorando produttività ma anche qualità della vita.

La Commissione ha individuato dieci settori chiave: dalla manifattura alla sanità, dalla difesa alla cultura, passando per telecomunicazioni e settore pubblico. “Sono ambiti dove l’Europa ha una tradizione forte e dove l’IA può fare davvero la differenza”, ha spiegato Nikowska. Fondamentale il contributo del professor Mario Draghi nel definire queste priorità, anche se la strategia rimane aperta a nuovi settori.

Hub digitali e formazione: i primi passi

Il sostegno alle aziende passa dagli European Digital Hub, già attivi in tutti i Paesi membri. Questi centri offrono aiuti su misura e guidano verso strumenti come le sandbox per l’IA, la piattaforma AI on Demand e l’AI Skills Academy. “Le imprese non devono imparare tutte le differenze tra questi strumenti: basta rivolgersi all’hub e avranno tutto l’aiuto necessario”, ha chiarito Nikowska.

Altro punto chiave è la formazione: serve una forza lavoro pronta all’IA in ogni settore. Non solo esperti, ma anche medici, insegnanti, giornalisti e dipendenti pubblici devono capire come funziona l’intelligenza artificiale. “Tutti devono sapere dove e come usare l’IA, senza dimenticare i rischi”, ha aggiunto la funzionaria.

“AI first”, ma con buon senso

“Il nostro approccio è ‘AI first’, non significa però IA a tutti i costi e ovunque”, ha precisato Nikowska. L’intelligenza artificiale va adottata quando serve davvero, valutando pro e contro. La Commissione punta a spingere tecnologie europee, mettendo a disposizione piattaforme come AI on Demand, dove le aziende possono trovare soluzioni già pronte.

Competere nel mondo: la sfida è globale

La sovranità tecnologica è legata a doppio filo alla competitività. Diego Solier, europarlamentare spagnolo dell’Ecr, ha avvertito: “Se non guidiamo noi l’IA, saranno altri a scrivere le regole”. Investire in IA significa anche puntare su reti digitali e infrastrutture energetiche per ospitare i data center europei.

Dal mondo delle imprese arriva la richiesta di più concretezza. Amal Taleb di SAP ha sottolineato che “la generazione di immagini è simpatica ma poco utile: serve IA per il business vero”. Due i nodi da sciogliere: il ritardo nel cloud e la necessità di semplificare l’IA per le PMI.

Tra regole e innovazione: un equilibrio delicato

Il confronto con i big tech internazionali è aperto. Karen Massin di Google parla di “urgenza e scala” per sfruttare l’IA al meglio. Tomas Jakimavicius di Microsoft mette in guardia sul rischio che la ricerca della sovranità rallenti l’accesso ai modelli migliori sul mercato. Marco Pancini di Meta sottolinea che “la regolamentazione da sola non basta, serve una visione a lungo termine e supporto concreto all’innovazione”.

Sanità e farmaceutica: potenzialità e ostacoli

Il settore sanitario è un esempio chiaro delle difficoltà. Aneta Tyszkiewicz di Efpia spiega: “L’IA ha grandi potenzialità, ma siamo ancora nella fase esplorativa. Servono regole chiare e accesso a dati di qualità”. Vlad Olteanu di EuropaBio ricorda che in Cina e Stati Uniti è più facile testare sistemi su dati reali, mentre Melanie Wahl di MedTech Europe segnala i costi alti per certificare dispositivi IA.

In sintesi, l’Europa ha davanti una sfida decisiva: investire nell’intelligenza artificiale per non perdere terreno rispetto a Stati Uniti e Cina, senza però mettere a rischio sicurezza, trasparenza e inclusione. Il piano Apply AI è un primo passo concreto, ma ora la vera sfida è farlo funzionare nei diversi settori e Paesi.