Mosca, 14 novembre 2025 – La Russia ha depositato una propria bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla crisi di Gaza, opponendosi con decisione al testo promosso dagli Stati Uniti. Il documento, visionato nelle ultime ore da Reuters e Channel 12, è stato presentato ieri sera al Palazzo di Vetro, in un clima sempre più teso tra le grandi potenze. Dal testo emerge chiaramente che Mosca punta a una linea diversa da quella di Washington, soprattutto su alcuni punti cruciali legati al futuro dell’enclave palestinese.
La bozza russa: niente smilitarizzazione di Gaza
Nel dettaglio, la bozza russa non fa alcun cenno alla smilitarizzazione della Striscia di Gaza, un tema invece centrale nella proposta americana. Il documento di Mosca chiede un cessate il fuoco immediato e l’avvio di un processo politico, senza però imporre condizioni alle forze armate presenti sul territorio. Da fonti diplomatiche a New York arriva la conferma: il Cremlino non vuole escludere a priori la presenza dei gruppi armati palestinesi, almeno nella prima fase della transizione.
Un altro nodo riguarda la presenza israeliana oltre la cosiddetta Linea Gialla, il confine di fatto che separa Israele da Gaza. La bozza russa si schiera contro il mantenimento delle truppe israeliane oltre quel confine, chiedendo il ritiro completo e immediato. “La sicurezza deve essere affidata a una forza internazionale sotto mandato ONU”, si legge in uno dei passaggi più significativi del testo.
No al Board of Peace, Mosca boccia il piano Trump
Diversamente dagli Stati Uniti, la risoluzione russa non cita il Board of Peace, l’organismo previsto dal “piano Trump” per gestire la fase transitoria a Gaza e appoggiato da Washington. Mosca affida invece al Segretario generale delle Nazioni Unite il compito di valutare “le opzioni per il dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione”, lasciando aperto il dibattito su chi e come dovrà intervenire sul terreno.
Un diplomatico europeo presente alle consultazioni ha spiegato che “la Russia vuole mantenere un ruolo chiaro e centrale dell’ONU nella gestione della crisi, evitando soluzioni imposte dall’alto o decise da singoli Stati”. Questa posizione trova consenso tra alcuni membri non permanenti del Consiglio, ma si scontra con il muro del veto americano.
La reazione Usa: “Gravi conseguenze per i palestinesi”
La risposta degli Stati Uniti non si è fatta attendere. In una nota diffusa nella notte, la missione americana all’ONU ha avvertito che “tentativi di dividere la comunità internazionale avranno gravi conseguenze per i palestinesi”. Un messaggio diretto a Mosca, accusata – senza nominarla – di voler sfruttare la crisi per aumentare la propria influenza in Medio Oriente.
Fonti vicine alla delegazione Usa hanno sottolineato che “qualsiasi soluzione che non preveda la smilitarizzazione e una transizione sotto controllo rischia di prolungare l’instabilità”. Nei corridoi del Palazzo di Vetro l’atmosfera resta tesa: le consultazioni andranno avanti nelle prossime ore, ma per ora non si vedono vie d’uscita facili.
Una crisi diplomatica senza precedenti
La bozza russa arriva in un momento delicatissimo per la diplomazia internazionale. Dopo settimane di scontri a Gaza e centinaia di vittime civili – dicono i dati aggiornati dell’OMS – la comunità internazionale appare spaccata sulle soluzioni. Gli Stati Uniti spingono per un disarmo delle fazioni palestinesi e una gestione affidata a un organismo internazionale; la Russia insiste invece su un processo politico inclusivo e sul rispetto della sovranità palestinese.
Nelle prossime ore sono previste nuove riunioni a porte chiuse tra i membri del Consiglio. Secondo fonti informate, Francia e Cina avrebbero espresso dubbi su entrambe le bozze, chiedendo più garanzie per la popolazione civile e un ruolo più attivo delle agenzie umanitarie. Il Segretario generale Antonio Guterres, parlando con i giornalisti all’uscita dal suo ufficio alle 18:30 locali, ha ribadito che “la priorità resta la protezione dei civili e l’accesso agli aiuti”.
Il futuro resta incerto
Resta da vedere se nei prossimi giorni si riuscirà a trovare un compromesso o se si andrà verso un nuovo stallo diplomatico. Intanto, sul terreno la situazione è sempre grave: fonti mediche locali riferiscono che nella notte sono continuati i bombardamenti nelle zone di Khan Yunis e Rafah. La popolazione civile aspetta segnali concreti dalla comunità internazionale, mentre al Palazzo di Vetro si gioca una partita che potrebbe cambiare gli equilibri in Medio Oriente.
