Petrolio in rialzo: il Wti supera i 59 dollari al barile

Petrolio in rialzo: il Wti supera i 59 dollari al barile

Petrolio in rialzo: il Wti supera i 59 dollari al barile

Giada Liguori

Novembre 14, 2025

Milano, 14 novembre 2025 – Il prezzo del petrolio torna a correre sui mercati internazionali questa mattina. Il WTI (West Texas Intermediate) con consegna a dicembre si attesta a 59,54 dollari al barile, in rialzo dell’1,45% rispetto alla chiusura di ieri. Il Brent, punto di riferimento europeo per la consegna di gennaio, sale invece a 63,84 dollari al barile, guadagnando l’1,32%. Un movimento che riaccende l’attenzione di operatori e analisti, in un clima segnato da tensioni geopolitiche e dati economici altalenanti.

Prezzi in rialzo, cosa c’è dietro?

Gli esperti di Piazza Affari spiegano che la spinta al rialzo del petrolio nasce da più fattori. Da una parte, le tensioni in Medio Oriente – soprattutto tra Israele e Libano – tengono alta la preoccupazione per possibili interruzioni delle forniture. Dall’altra, le ultime stime dell’OPEC, uscite ieri pomeriggio, hanno tagliato le previsioni di produzione per il prossimo trimestre. “Il mercato si prepara a una minore quantità di greggio nei mesi a venire”, racconta un trader della City di Londra contattato poco dopo le 9.30.

A sostenere i prezzi anche i dati sulle scorte americane diffusi dall’EIA (Energy Information Administration). Nella settimana chiusa il 10 novembre, le riserve sono calate di 2,1 milioni di barili, più di quanto previsto. Per gli analisti di Goldman Sachs, “questo conferma una domanda ancora robusta da parte delle raffinerie Usa”.

Effetti sui mercati e sulle tasche degli italiani

Il rialzo del petrolio si riflette subito sui mercati finanziari. A Milano, il settore energia apre in positivo: Eni segna un +0,8% alle 10.15, Saipem avanza intorno all’1%. Movimenti simili si vedono anche a Parigi e Francoforte. Gli investitori osservano con attenzione le mosse delle banche centrali: un petrolio più caro potrebbe spingere l’inflazione proprio mentre la BCE valuta una pausa nei rialzi dei tassi.

Per gli italiani, però, arriva un campanello d’allarme dalla Federazione Autotrasportatori Italiani (FAI). Il presidente Paolo Uggè avverte: “Se questa tendenza continua, nelle prossime settimane vedremo aumenti al distributore”. Secondo i dati più recenti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il prezzo medio della benzina self è salito a 1,89 euro al litro, il gasolio si ferma a 1,81 euro.

Cosa dicono gli esperti e cosa aspettarsi

Gli analisti restano cauti sul futuro prossimo. “Il mercato è molto sensibile a ogni sviluppo geopolitico”, spiega Carlo Alberto De Casa, chief analyst di ActivTrades. “Basta una parola sbagliata o una nuova escalation per far oscillare i prezzi in modo deciso”. Al tempo stesso, alcuni osservatori notano come la domanda globale resti solida, spinta dalla ripresa industriale in Cina e dall’arrivo dell’inverno.

Non mancano però le voci di prudenza. Nel report pubblicato stamattina da JP Morgan si sottolinea che “il rischio di una correzione è alto, soprattutto se dovessero arrivare segnali di rallentamento in Usa o Europa”. Intanto, l’OPEC+ tiene d’occhio la situazione: entro fine mese potrebbe arrivare una riunione straordinaria per valutare cambi nelle quote di produzione.

L’Italia e l’Europa guardano avanti

Il governo italiano segue da vicino l’andamento dei prezzi del petrolio. Fonti del Ministero dell’Economia assicurano che “per ora non sono previsti interventi immediati”, ma non escludono misure se il rialzo dovesse durare oltre dicembre. A livello europeo, la Commissione UE ribadisce l’urgenza di spingere sulla transizione verso le energie rinnovabili per ridurre la dipendenza dal petrolio.

Nel frattempo, nelle stazioni di servizio di Milano e Roma – come raccontano diversi gestori – si nota già un aumento dei clienti nelle ore mattutine. “Molti fanno il pieno per paura che i prezzi salgano ancora nei prossimi giorni”, confida Marco, gestore di una pompa in zona Porta Romana.

In attesa di nuove evoluzioni sui mercati globali, gli occhi restano puntati sul greggio e sulle possibili conseguenze per famiglie e imprese. Un equilibrio delicato, che potrebbe pesare ancora sulle economie europee nelle prossime settimane.