Scoperte sorprendenti: il rapporto sul turismo enogastronomico 2025 rivela cosa cercano gli stranieri in Italia

Scoperte sorprendenti: il rapporto sul turismo enogastronomico 2025 rivela cosa cercano gli stranieri in Italia

Scoperte sorprendenti: il rapporto sul turismo enogastronomico 2025 rivela cosa cercano gli stranieri in Italia

Matteo Rigamonti

Novembre 14, 2025

Firenze, 14 novembre 2025 – L’Italia continua a essere una delle mete più amate per il turismo enogastronomico internazionale. A dirlo è il nuovo rapporto di Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico (Aite) e docente all’Università di Bergamo, presentato oggi a Firenze durante il Bto-Be Travel Onlife. L’indagine, che ha preso in esame i sei mercati esteri più importanti – Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Austria, Svizzera e Francia – conferma che il “fattore gusto” è la ragione principale che spinge la maggior parte dei turisti a scegliere il nostro paese.

Cibo e vino: il vero biglietto da visita dell’Italia

Il dato che colpisce subito è come l’Italia sia sinonimo di cibo per i visitatori. Il 55% di tedeschi, svizzeri e austriaci, insieme al 54% degli americani, indicano proprio cibo e vino come motivo principale del viaggio. I francesi, invece, si distinguono: per loro la priorità sono i monumenti storici (50%). “Capire come ci vedono è fondamentale per poterci muovere nel modo giusto”, spiega Garibaldi, sottolineando come il settore sia in crescita costante.

Negli ultimi tre anni, i turisti che viaggiano per motivi enogastronomici sono aumentati parecchio: dal 60% nel Regno Unito fino al 74% in Francia, con salti tra i 15 e i 28 punti percentuali rispetto al 2016. A fare la differenza sono anche la bellezza delle campagne italiane – oltre l’80% in tutti i mercati, con un picco dell’88% in Francia – e la presenza di ristoranti tipici (81% in Francia, 79% negli Usa). Questi elementi contano molto nella scelta della destinazione.

Cosa cercano i turisti: esperienze e motivazioni

I viaggiatori si spingono verso l’enogastronomia italiana soprattutto per scoprire qualcosa di nuovo: il 52% di inglesi e americani lo dice chiaramente. Per i francesi, invece, c’è anche un interesse culturale (34%). Gli americani cercano pure un po’ di svago (36%), mentre i francesi vedono il cibo come una forma di lusso (36%). Tedeschi, svizzeri e austriaci sono più attratti dai paesaggi rurali.

Tra le regioni più gettonate ci sono la Toscana (69% tra statunitensi e francesi), la Sicilia (66% francesi, 62% Usa), la Sardegna (63% francesi) e la Puglia (63% francesi). Sul fronte dell’enoturismo, spiccano il Chianti (41% Usa), l’Etna (40% Francia), Montepulciano (42% Austria e Svizzera), Montalcino (27% Usa) e Bolgheri (25% Austria e Svizzera). Non mancano i classici come le Cinque Terre e la Food Valley dell’Emilia-Romagna.

Come si informano e prenotano: il digitale avanza

Il rapporto sottolinea quanto siano importanti i consigli di amici e parenti: per il 60% dei turisti tedeschi, britannici e americani, sono la prima fonte di ispirazione. Ma cresce l’uso dei canali digitali, specialmente tra francesi e americani. Tedeschi e britannici, invece, preferiscono decidere direttamente sul posto. L’intelligenza artificiale entra già nella pianificazione: il 21% degli americani e il 18% dei francesi si affidano a piattaforme che la usano.

Per quanto riguarda le esperienze, vincono i ristoranti locali (68% francesi, 71% Austria e Svizzera), seguiti da ristoranti etnici, visite in cantina (fino al 36% Austria e Svizzera), caseifici (34% Francia) e birrifici (25% Francia, 26% Usa). La spesa media per un pasto tipico va dai 21 ai 60 euro; per i tour in cantina con degustazione si spende di solito tra 21 e 40 euro.

Un turismo che cambia: tra autenticità, comunità e sostenibilità

Il turismo enogastronomico in Italia sta evolvendo. I turisti non cercano più solo il “piatto famoso”, ma vogliono entrare in contatto con i territori, le persone, le storie. C’è una riscoperta di ciò che è semplice e autentico: esperienze legate al paesaggio, con un’ospitalità vera che diventa protagonista. Cresce l’interesse per forme più intime di degustazione – tavoli riservati, incontri con chef e produttori, piccoli gruppi.

Nascono anche vere e proprie comunità del gusto, dai wine club agli orti condivisi. Il benessere e la longevità entrano a far parte dell’esperienza: le “Blue Zones” italiane attirano chi cerca qualità della vita oltre a quella del cibo.

Le sfide da affrontare: digitalizzazione, competenze e comunicazione

Il rapporto mette in luce quattro punti fondamentali da rafforzare: cura del territorio, valutazione degli impatti sociali e ambientali, digitalizzazione – con attenzione all’intelligenza artificiale – e formazione professionale. “L’intelligenza artificiale non è solo un aiuto, è la nuova base del turismo”, avverte Garibaldi. Chi resta indietro rischia di sparire dalle mappe digitali.

Un altro tema caldo riguarda le competenze: tanti produttori agricoli sono bravi nel loro lavoro, ma non hanno le conoscenze digitali o turistiche che servono oggi. Il futuro passa da una rete di supporto sul territorio – consulenti messi a disposizione da dmo, consorzi e associazioni – che aiutino le piccole imprese a entrare nel mondo digitale.

Dal territorio: storie dall’Emilia-Romagna e dalla Valdichiana Senese

Simone Fornasari, presidente di Visit Emilia, ha ricordato come “l’intera Emilia dovrebbe essere patrimonio dell’umanità”. Dal parmigiano reggiano al prosciutto di Parma fino all’aceto balsamico, ogni prodotto racconta secoli di tradizione. Un percorso ciclabile di 360 chilometri attraversa la food valley tra Piacenza, Reggio Emilia e Parma: “Pedalare qui significa immergersi in un mondo unico fatto di sapori, borghi medievali e paesaggi che hanno conquistato il mondo”.

Michele Angiolini, sindaco di Montepulciano, conferma: “Il turismo enogastronomico è una chiave strategica per lo sviluppo sostenibile di territori come il nostro”. I visitatori internazionali cercano esperienze autentiche legate al gusto, ma anche al racconto dei luoghi.

Un futuro da scrivere

Le tendenze tracciano un quadro chiaro: il turismo enogastronomico si sta trasformando e diventa un motore per uno sviluppo più umano e responsabile. La vera sfida è mettere insieme intelligenza naturale, sociale e artificiale in un modello che rigenera, dove dati, natura e comunità dialogano. “Abbiamo tutti gli ingredienti per farcela”, chiude Garibaldi.