Roma, 15 novembre 2025 – Il debito pubblico italiano cambia ancora volto. Dai dati appena pubblicati dalla Banca d’Italia emerge che a settembre è cresciuta la quota in mano agli investitori stranieri, mentre anche famiglie e imprese italiane hanno aumentato leggermente la loro presenza. Nel frattempo, la quota detenuta dalla stessa Banca d’Italia ha subito un piccolo calo, scendendo al 19,1% dal 19,2% di agosto. Un segnale, anche se minimo, che conferma una tendenza in corso da qualche mese.
Chi detiene il debito pubblico? Le nuove dinamiche
Guardando i numeri, ad agosto – ultimo mese con dati completi – la quota di debito pubblico detenuta da soggetti non residenti è salita al 33,7%, in aumento rispetto al 33,3% di luglio. Parliamo di investitori stranieri, fondi internazionali e istituzioni che continuano a puntare sull’Italia, nonostante le incertezze che pesano sull’economia mondiale.
Nel frattempo, anche la fetta di debito in mano a famiglie e imprese italiane è cresciuta, passando dal 14,3% al 14,4%. Un incremento modesto, ma significativo, che dimostra un rinnovato interesse dei risparmiatori italiani verso i titoli di Stato. “Le famiglie stanno tornando a guardare ai Btp”, ha commentato un analista di Piazza Affari, “spinte anche dalla volatilità dei mercati azionari”.
La Banca d’Italia riduce il suo ruolo
La quota di debito pubblico detenuta dalla Banca d’Italia è invece in calo. A settembre si è fermata al 19,1%, leggermente sotto il 19,2% di agosto. Dietro questo movimento c’è la riduzione degli acquisti di titoli di Stato da parte della banca centrale, in linea con la politica monetaria della Banca Centrale Europea. “Il calo rispecchia la fine dei programmi straordinari avviati durante la pandemia”, ha spiegato una fonte vicina all’Eurotower.
Questo significa che una parte del debito torna a circolare sul mercato privato. E secondo diversi osservatori, il sistema regge bene. “Gli investitori internazionali stanno tornando”, ha detto un gestore di fondi di Londra, “anche se restano cauti, pronti a reagire ai segnali che arrivano dal governo e dai dati economici”.
Cosa cambia per mercato e risparmiatori
L’aumento della quota in mano agli investitori stranieri può essere letto come un voto di fiducia per l’Italia, ma porta con sé un rischio: maggiore esposizione alle oscillazioni dei mercati globali. Se dovessero arrivare tensioni internazionali o nuovi rialzi dei tassi, gli investitori esteri potrebbero reagire subito, facendo salire il costo del debito.
Quanto a famiglie e imprese italiane, la crescita – seppur contenuta – segnala una ricerca di strumenti più sicuri rispetto ad altre opzioni. “I titoli di Stato restano un punto fermo per gli italiani”, ha sottolineato un consulente finanziario incontrato a Roma. “Soprattutto in momenti incerti come questi”.
Un debito pubblico sempre più ‘a più mani’
Dal quadro disegnato dai dati della Banca d’Italia emerge un debito pubblico che si distribuisce sempre di più tra diversi attori. La banca centrale si sta gradualmente defilando dal ruolo di principale acquirente, lasciando spazio a investitori privati e istituzionali, italiani e stranieri. Una transizione delicata, che richiede attenzione e monitoraggio costante.
Secondo i primi commenti degli operatori, la situazione è sotto controllo. Ma il prossimo appuntamento con i dati ufficiali sarà decisivo per capire se questa tendenza continuerà o se ci saranno nuovi cambiamenti nella composizione del debito. Nel frattempo, il Tesoro segue da vicino ogni evoluzione: ogni spostamento nella platea dei detentori può pesare sulle strategie future e sul costo per le casse pubbliche.
In attesa di nuovi dati, resta centrale il tema della sostenibilità del debito e della fiducia degli investitori. Un equilibrio fragile che il governo dovrà gestire con prudenza e trasparenza.
