Perugia, 15 novembre 2025 – Un concorso pubblico per un posto da operatore aeroportuale all’Umbria International Airport San Francesco d’Assisi è diventato un caso giudiziario. La Corte d’appello di Perugia ha condannato a sei mesi di carcere il presidente della commissione esaminatrice e altri due commissari. Secondo i giudici, i tre hanno nascosto un conflitto d’interessi: il presidente non avrebbe dichiarato l’incompatibilità con uno dei candidati, suo figlio, che ha poi vinto l’unico posto disponibile. La sentenza, depositata ieri, ribalta l’assoluzione di primo grado del 2023.
Concorso all’aeroporto di Perugia: i fatti
Tutto parte dal 2018. Quell’anno la società che gestisce l’aeroporto di Perugia aveva aperto un bando per assumere a tempo indeterminato un addetto rampa. A partecipare furono una decina di candidati, tra cui il figlio del presidente della commissione d’esame. Un dettaglio che, secondo l’accusa, non è mai stato segnalato nei verbali ufficiali. Nessuna traccia del conflitto di interessi e nessun passo indietro da parte del presidente. Eppure, proprio quel giovane è risultato il vincitore.
La procura sostiene che i tre commissari – tutti pubblici ufficiali – abbiano “falsamente attestato l’assenza di cause di incompatibilità” firmando un verbale che non menzionava il legame di parentela. Per i giudici d’appello, questo è falso ideologico in atto pubblico. Nelle motivazioni si legge che “hanno agito insieme seguendo un disegno criminoso”.
Sentenza d’appello: sei mesi e reazioni
Nel 2023 il tribunale di primo grado aveva assolto i commissari: “Il fatto non sussiste”. La decisione aveva lasciato intendere che non c’erano reati. Ma la procura non si è arresa e ha chiesto un nuovo giudizio. Ieri mattina, poco dopo le 11, la Corte d’appello ha emesso la condanna: sei mesi di reclusione per tutti e tre, pena sospesa. Un cambio netto rispetto al passato.
I legali dei condannati hanno subito annunciato ricorso in Cassazione. All’uscita dall’aula hanno detto: “Siamo sorpresi e contrari a questa sentenza che ribalta completamente il giudizio di primo grado. Confidiamo che in Cassazione venga riconosciuta la correttezza dei nostri assistiti”.
Le ragioni della Corte d’appello
Per i giudici di secondo grado, non dichiarare il conflitto d’interessi è una violazione grave delle regole dei concorsi pubblici. “La trasparenza e l’imparzialità sono essenziali”, si legge nelle motivazioni. La commissione avrebbe dovuto segnalare il problema e prendere le misure necessarie per garantire una selezione regolare. Invece, tutto è stato nascosto.
Fonti vicine alla procura riferiscono che il caso ha creato non poco imbarazzo anche all’interno dell’amministrazione aeroportuale. “Non era mai successo prima”, racconta un funzionario che preferisce restare anonimo. “Ha spinto a rivedere le procedure interne”.
Cosa succede adesso?
Ora la parola passa alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio. I tempi saranno lunghi: tra il deposito del ricorso e l’udienza potrebbero passare mesi. Nel frattempo, il vincitore – il figlio del presidente – resta formalmente in servizio, ma la sua posizione potrebbe essere rivista dall’ente.
Secondo alcuni esperti di diritto amministrativo sentiti da alanews.it, la sentenza d’appello potrebbe aprire la strada a nuovi ricorsi da parte degli esclusi. L’avvocato Marco Bianchi spiega: “Se si conferma l’irregolarità della procedura, potrebbe essere necessaria una nuova selezione”.
Un caso che riporta in primo piano il tema della trasparenza nei concorsi pubblici e la responsabilità dei commissari. In attesa della Cassazione, resta il fatto: un concorso per un solo posto ha messo in discussione l’intero sistema delle selezioni nella pubblica amministrazione locale.
