La fuga di Elia Del Grande: segreti, amori e un errore del passato

La fuga di Elia Del Grande: segreti, amori e un errore del passato

La fuga di Elia Del Grande: segreti, amori e un errore del passato

Matteo Rigamonti

Novembre 15, 2025

Milano, 15 novembre 2025 – Rossella Piras, compagna storica di Elia Del Grande, è finita sotto inchiesta con l’accusa di aver favorito la fuga del 49enne dalla casa-lavoro di Castelfranco Emilia, nel Modenese. La donna, 59 anni, secondo la procura di Varese, avrebbe dato una mano a livello logistico nei dodici giorni in cui Del Grande – noto per la “strage dei fornai” del 1998 nel Varesotto – è rimasto irreperibile. L’uomo è stato arrestato il 12 novembre scorso a Cadrezzate, proprio nella casa dove, ventisei anni fa, uccise i genitori e il fratello maggiore.

Fuga e complicità: il ruolo di Rossella Piras sotto la lente

Gli investigatori modenesi si sono messi in moto subito dopo la sparizione di Del Grande, avvenuta il 30 ottobre. Per giorni, nessuna traccia concreta. Solo voci, ipotesi, qualche segnalazione vaga. Poi, la svolta: la procura di Varese ha aperto un fascicolo parallelo a quello emiliano, puntando a scoprire chi potesse aver aiutato il fuggitivo. Il nome di Rossella Piras spunta da un decreto di perquisizione eseguito dai carabinieri tra Cadrezzate e Monate venerdì scorso. L’obiettivo era trovare prove del suo coinvolgimento, non solo rintracciare Del Grande.

Le prime ricostruzioni indicano che Piras avrebbe garantito un appoggio concreto durante la latitanza del compagno. Gli inquirenti sospettano che Del Grande abbia passato le notti su un pedalò nel lago di Monate, per evitare i controlli sulle strade. Un dettaglio curioso: nascondersi sull’acqua, lontano dagli sguardi e dalle pattuglie. Ma l’errore fatale è arrivato dopo dodici giorni, quando Del Grande è tornato nella casa di famiglia a Cadrezzate.

L’arresto nella casa della strage

Il 12 novembre, tutto si è svolto proprio nell’abitazione teatro della strage del 1998. Secondo gli investigatori, Rossella Piras sarebbe entrata lì per riempire una borsa. Poi sarebbe partita verso l’aeroporto, tornando a Olbia, dove vive da tempo. Quello stesso giorno, i carabinieri hanno individuato e fermato Del Grande. Un tempismo che ha subito insospettito gli inquirenti: la presenza della donna in quella casa poche ore prima dell’arresto non sembra affatto casuale.

Durante la fuga, Del Grande aveva telefonato al programma “Le Iene”, smentendo il coinvolgimento della compagna: “Piuttosto mi ha aiutato un tassista”, aveva detto. Ma la procura di Varese non ha creduto a questa versione. Dietro la sparizione, secondo gli investigatori, c’è stata una rete di aiuti, con Piras in prima linea.

Il precedente tentativo di evasione del 2015

Non è la prima volta che il nome di Rossella Piras emerge in un’indagine sulla fuga di Del Grande. Nel 2015, i due avevano tentato insieme di evadere dal carcere di Pavia. Il piano era studiato nei dettagli: seghetti nascosti per aprire un varco di trenta centimetri nella cella, lenzuola annodate per superare il muro di cinta, una sim portata di nascosto in carcere dalla donna.

La fuga prevedeva anche un’auto a noleggio con autista (480 euro il costo), con istruzioni precise per raggiungere Livorno e poi salire su un camion fino a Olbia, nascosto nel rimorchio e traghettato verso la Sardegna. Un piano da film – ma fallito. Nel marzo 2018, entrambi furono condannati.

Un amore nato dietro le sbarre

La storia tra Del Grande e Piras nasce tra lettere e visite in carcere, anni fa. Un rapporto che è cresciuto con il tempo, nonostante condanne e difficoltà. “Ci siamo innamorati scrivendoci”, avrebbe detto lei agli amici più stretti. Un sentimento che ha resistito alle distanze e alle mura di prigione.

Oggi però la situazione di Rossella si fa più complicata. È accusata di “procurata inosservanza di misure di sicurezza detentive”. Le indagini vanno avanti: gli inquirenti cercano prove concrete del suo aiuto durante la fuga. Nel frattempo, Del Grande resta in custodia, mentre la procura prova a ricostruire ogni passo della sua breve latitanza tra i boschi e i laghi della Lombardia settentrionale.

Fuga e sicurezza: un allarme sulle case-lavoro

Questo caso riaccende il dibattito sulla sicurezza nelle case-lavoro e sui controlli riservati a detenuti con precedenti pesanti. La fuga di Del Grande, durata quasi due settimane, solleva dubbi sulle modalità di sorveglianza e sull’efficacia dei sistemi attuali. Fonti investigative parlano chiaro: “Servono strumenti più efficaci per evitare che episodi del genere si ripetano”. Un tema ancora aperto, mentre il fascicolo su Rossella Piras si arricchisce di nuovi elementi.