Santiago del Cile, 15 novembre 2025 – Finalmente sono state scoperte le aree del cervello che si accendono quando guardiamo la nostra squadra del cuore giocare. A firmare questa scoperta è un gruppo di ricercatori dell’Università di San Sebastián di Santiago, in Cile. Lo studio, pubblicato sulla rivista Radiology, fa luce sui meccanismi cerebrali che guidano le emozioni e i comportamenti – sia quelli belli che quelli più cupi – legati al tifo calcistico. Secondo gli autori, questo potrebbe aprire la strada a nuovi modi per capire il fanatismo, non solo nello sport, ma anche in ambiti come la religione e la politica.
Dentro la testa dei tifosi: come nasce il fanatismo
Per arrivare a queste scoperte, il biologo Francisco Zamorano e il suo team hanno coinvolto 60 tifosi di calcio, tutti uomini tra i 20 e i 45 anni, sostenitori di due storiche squadre rivali cilene. I partecipanti sono stati scelti in base alla loro passione per il calcio, valutata con una scala che misura il fanatismo, la propensione alla violenza e il senso di appartenenza al gruppo. Durante l’esperimento, i volontari hanno guardato – dentro una risonanza magnetica funzionale – 63 clip di gol: alcuni segnati contro la squadra avversaria, altri contro squadre neutrali.
Zamorano spiega che “la rivalità cambia subito l’equilibrio tra valutazione e controllo nel cervello. Bastano pochi secondi per attivare circuiti diversi, a seconda di cosa succede in campo”. Quando la squadra rivale subisce un gol, si accende forte il circuito della ricompensa. Ma se la propria squadra perde, si spegne invece l’attività di controllo nella corteccia cingolata anteriore dorsale. “È come se cercare di trattenere una reazione negativa facesse proprio l’effetto contrario”, aggiunge il ricercatore.
Dalla passione allo scontro: le radici del fanatismo
Lo studio cileno non si ferma al calcio. “Studiare il fanatismo è fondamentale”, dice Zamorano, “perché ci aiuta a capire meccanismi cerebrali più generali. Questi processi possono andare dalla semplice passione sportiva fino alla polarizzazione sociale, alla violenza e ai problemi per la salute pubblica”. Un punto importante riguarda l’origine precoce di questi circuiti: “Si formano già nella prima infanzia”, spiega ancora Zamorano. “La qualità delle cure, lo stress e ciò che si impara dalla società influiscono sull’equilibrio tra valutazione e controllo, che poi rende alcune persone più vulnerabili al richiamo del fanatismo”.
Per il biologo cileno, la prevenzione parte proprio da qui. “Proteggere lo sviluppo nei primi anni di vita è la strategia più efficace. Le società che trascurano questa fase non evitano il fanatismo, ma ne pagano le conseguenze”, confida Zamorano.
Identità e appartenenza: cosa succede quando arriva un gol
I dati raccolti con la risonanza magnetica mostrano che il sistema di ricompensa si accende di più durante un gol contro la squadra rivale, soprattutto nei tifosi più fanatici. Questo indica un rafforzamento del legame di gruppo e dell’identità sociale. “Il cervello sembra premiare non solo la vittoria, ma anche il sentirsi parte di una comunità”, spiega uno degli autori.
Ma non è tutto: la riduzione dell’attività di controllo dopo una sconfitta può spiegare perché a volte i tifosi reagiscono con comportamenti aggressivi o antisociali. “Quando il controllo mentale si abbassa, anche solo per poco, prevale l’impulso emotivo”, commenta Zamorano.
Oltre lo stadio: cosa ci insegna questo studio
Gli autori sottolineano che questi risultati possono aiutare a mettere a punto nuovi modi per prevenire e intervenire contro le forme più estreme di fanatismo. Dal calcio alla politica, fino alla religione, capire i meccanismi cerebrali alla base può farci leggere meglio la polarizzazione sociale.
“Non si tratta solo di sport”, conclude Zamorano. “Capire come funziona il cervello dei tifosi ci dà una chiave per interpretare fenomeni più ampi che toccano tutta la società”.
