Bologna, 15 novembre 2025 – Nel cuore dell’Emilia-Romagna, una delle regioni tradizionalmente più floride d’Italia, la povertà avanza silenziosa, toccando sempre più persone. A raccontare questa realtà spesso nascosta è il docufilm “I nuovi poveri”, firmato dal giornalista Stefano Ferrari, presentato ieri sera sotto i portici di via Rizzoli, a due passi da Piazza Maggiore. Un viaggio tra le vie e i quartieri di Bologna, dove l’emergenza sociale si traduce in numeri precisi: quasi un milione di persone in difficoltà in regione, mentre in tutta Italia il 9,8% della popolazione vive in povertà assoluta. In parole povere, un minore su sette è coinvolto.
Povertà in aumento tra portici e mense
Ferrari, conosciuto per le sue inchieste sulle fragilità sociali, ha scelto di raccontare la povertà bolognese partendo dai luoghi chiave: mense, centri d’ascolto, case popolari. “Ho incontrato famiglie che fino a pochi anni fa avevano una vita normale”, ha detto il giornalista durante la presentazione. “Ora si ritrovano a chiedere aiuto per pagare l’affitto o per mettere insieme un pasto caldo”. Il docufilm segue da vicino il lavoro quotidiano delle Acli di Bologna, impegnate a sostenere chi si trova in difficoltà. “Il nostro welfare locale è sotto pressione”, ammette Simone Zucca, direttore dell’associazione. “Il 17% di chi assistiamo ha un reddito annuo sotto i 6mila euro. Un terzo delle famiglie è composta da una sola persona”.
Giovani in fuga, nuove fragilità che preoccupano
Non sono soltanto gli anziani o le famiglie numerose a soffrire. A Bologna, città universitaria per eccellenza, cresce il numero di giovani laureati costretti a lasciare la città. “Non ce la fanno con gli affitti e le spese quotidiane”, racconta Zucca. Una tendenza che preoccupa anche l’amministrazione comunale: perdere giovani significa impoverire ancora di più il tessuto sociale ed economico.
Mense sempre più affollate, solidarietà che resiste
Il docufilm dedica ampio spazio alla mensa dell’Antoniano, dove nel 2024 sono stati serviti 84mila pasti, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. “Qui il cibo è più che nutrimento, è dignità”, ricorda fra Giampaolo Cavalli, che guida una squadra di 600 volontari. La mensa non è solo un posto dove mangiare: è un punto d’incontro, di ascolto e di sostegno per chi ha perso tutto o quasi. La Caritas di Bologna assiste ogni giorno circa 400 persone senza fissa dimora. Numeri che raccontano una città solidale, ma messa a dura prova.
La Chiesa: “Serve una responsabilità collettiva”
Nel finale del documentario, il cardinale Matteo Zuppi interviene con parole chiare: “La povertà si è cronicizzata. I nuovi poveri sono figli di poveri”. Un fenomeno che, secondo il presidente della CEI, richiede una risposta comune: “Serve tanta solidarietà, ma guardando avanti con speranza si possono trovare soluzioni”. Zuppi invita a non rassegnarsi: la povertà non è un destino scritto.
Una città che si interroga
La presentazione del docufilm ha scosso chi era in sala. Alcuni volontari hanno raccontato episodi dai quartieri periferici: famiglie che bussano ai centri d’ascolto dopo aver perso il lavoro, anziani soli che non riescono più a pagare le bollette. “Non pensavo potesse succedere qui”, confida una giovane insegnante di San Donato. Eppure i dati confermano la tendenza: secondo l’Istat, in Emilia-Romagna la povertà relativa è aumentata negli ultimi cinque anni, spinta dall’aumento del costo della vita e dalla precarietà del lavoro.
Tra difficoltà e speranza: uno sguardo al futuro
“I nuovi poveri” non si limita a raccontare la crisi, ma prova a indicare una strada. Ferrari chiude il suo viaggio tra le storie raccolte sotto i portici con una domanda aperta: come restituire dignità e opportunità a chi rischia di restare indietro? Una sfida che riguarda tutti – istituzioni, associazioni, cittadini – e che Bologna, città abituata a rimboccarsi le maniche, non può più ignorare.
